Sfollati iracheni / © ACN

Roma: ACS presenta un piano per il ritorno dei cristiani iracheni

Alla conferenza internazionale hanno partecipato tra gli altri il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin e il patriarca caldeo di Babilonia Louis Raphaël I Sako

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La Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha preparato un piano per la ricostruzione del costo complessivo di 250 milioni di euro, un vero e proprio “piano Marshall” che mira a permettere il ritorno dei cristiani iracheni nella regione della “Piana di Ninive”, da dove erano stati cacciati dai miliziani dello Stato Islamico (ISIS).
Il piano, che è stato presentato ieri, giovedì 28 settembre 2017, durante la conferenza “Iraq, ritorno alle radici” tenutatasi presso la Pontificia Università Lateranense, prevede in una prima fase la ricostruzione di più di 13.000 abitazioni di cristiani danneggiate o andate distrutte durante l’occupazione da parte dei miliziani islamisti. Il progetto ha permesso finora il ritorno di circa 3.200 famiglie cristiane.
Tra i partecipanti alla conferenza il cardinale segretario di Stato cardinal Pietro Parolin, inoltre il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, monsignor Alberto Ortega Martín, il patriarca caldeo di Babilonia Louis Raphaël I Sako, e il responsabile di ACS in Medio Oriente, padre Andrzej Halemba. Hanno partecipato anche l’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Yohanna Petros Mouche, e il metropolita siro-ortodosso di Mosul, Kirkuk e del Kurdistan, Nicodemus Daoud Matti Sharaf.
Durante la conferenza, presieduta dal cardinale Mauro Piacenza, presidente internazionale di ACS, sono intervenuti oltre al card. Parolin anche il patriarca Sako e p. Halemba, il quale ha presentato il piano di ricostruzione. Sin dal 2014 la fondazione pontificia ha stanziato già oltre 35 milioni di euro per sostenere gli sfollati iracheni.
Nel suo intervento, il card. Parolin ha insistito molto sul concetto di cittadinanza, sottolineando che i cristiani sono cittadini a tutti gli effetti dell’Iraq e non una minoranza protetta. “Devono godere di tutti i diritti al pari di tutti gli altri cittadini. Logico che debbano fare ritorno nelle loro case, ma si deve superare questo ostacolo”, ha detto il “numero due” vaticano.
Mentre ha espresso l’auspicio che i cristiani iracheni possano “collaborare e aiutare la società irachena a ricomporsi e a vivere insieme”, Parolin ha definito la presenza dei cristiani “fondamentale per un Medio Oriente stabile e plurale”. “Purtroppo tale presenza diminuisce progressivamente a causa di coloro che partono in cerca di un futuro migliore”,  ha detto il porporato, che ha anche ricordato l’importante aspetto ecumenico del piano. “Molto bello — ha dichiarato — che questo progetto di ricostruzione veda impegnate diverse chiese.” (pdm)

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ZENIT Staff

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