Statua di Takayama Ukon, Shiroato Park, Osaka / Wikimedia Commons - デジタルカメラ, Public Domain

Papa Francesco scrive lettera ai vescovi del Giappone

Occasione della missiva è la visita pastorale del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli

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“Desidero confidarvi che, ogniqualvolta penso alla Chiesa in Giappone, il mio pensiero corre alla testimonianza dei tanti martiri che hanno offerto la propria vita per la fede”. Con queste parole papa Francesco inizia la lettera che ha inviato ai vescovi del Giappone in occasione della visita pastorale del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.
Nel testo, che porta la data del 14 settembre 2017, festa dell’Esaltazione della Santa Croce ma è stato diffuso ieri, domenica 17 settembre, il Pontefice menziona in particolare san Paolo Miki e compagni, ma ricorda anche la testimonianza del beato Justus Takayama Ukon, che “preferì la povertà e la via dell’esilio piuttosto che abiurare il nome di Gesù”, e dei cosiddetti “cristiani nascosti” (“kakure kirishita” in giapponese) dagli inizi del XVII secolo fino alla metà dell’Ottocento.
Il punto focale della missiva di papa Francesco è l’impegno missionario della Chiesa nel Paese del Sol Levante. “Se la Chiesa è nata cattolica (cioè universale) vuol dire che è nata ‘in uscita’, che è nata missionaria”, spiega Francesco, che cita la sua catechesi dell’Udienza generale del 17 settembre 2014.
Il Pontefice, che avverte per “un dialogo irenico e paralizzante” con la società, invita i vescovi giapponesi a rinnovare “costantemente la scelta per la missione di Gesù” e ad essere “sale e luce”. Il sale infatti preserva “dalla corruzione” e dà “sapore” e la “luce impedisce alle tenebre di prevalere”.
Mentre ricorda le problematiche che segnano la società nipponica, tra cui l’alto tasso di divorzi, i suicidi tra i giovani e il fenomeno dei cosiddetti “hikikomori” (quelle persone, in particolari giovani, che scelgono di ritirarsi dalla società), il Papa esorta i presuli del Paese ad “andare contro-corrente e di fidarsi del Signore” e a non lasciarsi intimorire dalla “scarsità di operai”, la quale “non può ridurre l’impegno dell’evangelizzazione, anzi è occasione che stimola a cercarli incessantemente”.
“Una parola ancora desidero dire sui movimenti ecclesiali approvati dalla Sede Apostolica”, scrive Francesco alla fine della sua lettera. “Con il loro impulso evangelizzatore e di testimonianza, essi possono essere di aiuto nel servizio pastorale e nella missio ad gentes”, così suggerisce il Pontefice, ricordando che negli ultimi decenni “lo Spirito Santo ha suscitato e suscita nella Chiesa uomini e donne che intendono, con la loro partecipazione, vivificare il mondo in cui operano”.
“Come vescovi siamo chiamati a conoscere e accompagnare i carismi di cui sono portatrici e a renderle partecipi della nostra opera nel contesto dell’integrazione pastorale”, ricorda papa Francesco, le cui parole suonano come un riferimento alle tensioni sorte tra l’episcopato del Paese del Sol Levante e il movimento del Cammino Neocatecumenale.
Cliccare qui per leggere il testo completo della lettera.

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Paul De Maeyer

Schoten, Belgio (1958). Laurea in Storia antica / Baccalaureato in Filosofia / Baccalaureato in Storia e Letteratura di Bisanzio e delle Chiese Orientali.

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