Santo Rosario, Fatima, 12 maggio 2017 - Foto © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

Card. Piacenza: “La Madonna Addolorata è venuta a Fatima”

Omelia del penitenziere maggiore nella Messa celebrata oggi, 15 settembre 2017, memoria della Madonna Addolorata, a Fatima — Testo completo

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Riprendiamo di seguito il testo integrale dell’omelia tenuta oggi, venerdì 15 settembre 2017, memoria della Madonna Addolorata, dal card. Mauro Piacenza, penitenziere maggiore, nella Messa celebrata nel santuario mariano di Fatima, in Portogallo.
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La Provvidenza divina ha voluto disporre che questa giornata del nostro pellegrinaggio al Santuario di Fatima coincida con la memoria liturgica della Madonna Addolorata, cioè del ricordo che la Chiesa fa dei dolori di Maria Santissima sotto la croce di Cristo. È una felice coincidenza perché i dolori di Maria, o meglio le cause dei suoi dolori, sono molto presenti nel messaggio e nelle pressanti petizioni che la Bianca Signora ha espresso qui, a Fatima, durante le sue apparizioni. Possiamo persino dire che sono precisamente i suoi dolori che l’hanno mossa a venire qui cent’anni fa.
Quali sono le cause dei dolori di Maria? Possiamo riassumerle in due, strettamente collegate: Maria soffre anzitutto per Gesù, per la passione e le sofferenze del suo divino Figlio; e, allo stesso tempo, soffre per noi, che siamo suoi figli. Questi due motivi, infatti, sono molto presenti a Fatima, negli urgenti appelli della Madonna perché il suo divino Figlio non sia più offeso, e perché si preghi e si faccia penitenza per la conversione dei poveri peccatori, affinché essi non vadano all’inferno.

  • Maria soffre anzitutto per suo Figlio Gesù

Che la Madonna abbia sofferto l’indicibile sul Calvario è cosa ben nota a tutti. Chi non si commuove guardando nelle opere d’arte la Madonna Addolorata ai piedi della croce di Gesù? Ad esempio quando La si guarda mentre tiene tra le braccia il corpo morto del suo Figlio nella bellissima scultura della “Pietà” di Michelangelo, che la ritrae serena, maestosa e fiduciosa in Dio, ma allo stesso tempo profondamente e dolcissimamente triste. Chi non si è intenerito pensando ai dolori di Maria quando si canta lo Stabat Mater di Iacopone da Todi?
Quanto dolore quello di Maria durante la passione di Gesù! Si avverava la profezia che le era stata rivolta dal vecchio Simeone poco dopo la nascita di Gesù: “e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35). Così, Colei che fin dall’inizio, fin dall’Incarnazione del Verbo di Dio, era stata associata all’opera della nostra redenzione, fu unita anche ai dolori del suo Figlio. Ha compatito il Figlio. L’ha anche offerto attivamente, diventando, come insegna il Concilio Vaticano II al N° 62 della Costituzione Lumen gentium, nostra “Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice, Mediatrice”. Ci ha salvato il sangue del Signore sparso per i nostri peccati… ma ci hanno salvato anche le lacrime della Madonna, associata al suo Figlio come il membro più eminente del suo Corpo mistico.
La Costituzione Lumen gentium, sulla scia della ininterrotta tradizione della Chiesa, insegna che Maria “consacrò totalmente sé stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da Lui e con Lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede ed obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa ‘con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano’”. In questo modo, Ella “serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all’immolazione della vittima da lei generata”.
I santi e i dottori di tutti i tempi hanno parlato della comunione di Maria ai dolori del Figlio. San Bernardino da Siena dice che “nello stesso tempo in cui il Figlio sacrificava il corpo, la Madre sacrificava l’anima”. San Girolamo afferma: “quante erano le lesioni nel corpo del Figlio, tante erano le ferite nel cuore della Madre”. Un altro autore aggiunge: “le ferite che erano sparse nel corpo del Figlio, erano tutte unite nel cuore della Madre”, poiché “la croce e i chiodi furono anche della Madre, perché con Cristo crocifisso era crocifissa anche la Madre”.
Siccome il suo amore per Gesù è in un certo modo infinito, infinito era anche il suo dolore. Per questo la Chiesa applica a Lei le parole dell’Antico Testamento: “A che cosa ti rassomiglierò? A che uguagliarti, o figlia di Gerusalemme? A chi ti paragonerò, per consolarti, o vergine figlia di Sion? Perché è vasta come il mare la tua ferita: chi potrà guarirti?” (Lam 2,13).
Questa compassione di Maria per i dolori di Gesù si è resa visibile in un modo molto eloquente qui, a Fatima. Ella si presentò triste per le offese commesse contro suo Figlio. Suor Lucia racconta che nell’ultima apparizione, con aspetto molto triste, la Madonna le disse: “Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso”. Proprio questo aspetto addolorato e la richiesta di non offendere più Gesù impressionarono fortemente la piccola veggente.
Queste sofferenze arrecate a suo Figlio hanno addirittura mosso la Madonna a chiedere ai pastorelli di volersi offrire come vittime per ripararle: “Volete offrirvi al Signore per sopportare tutte le sofferenze che Lui vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?”.
I tre pastorelli capirono l’afflizione della Madonna per le sofferenze del Cristo, così chiaramente manifestata da Lei. Nel piccolo Francesco, ad esempio, questa tristezza di Gesù e di Maria aveva suscitato il desiderio di consolarli. “Non hai notato come la Madonna anche nell’ultimo mese, diventò così triste quando disse di non offendere più il Signore Dio, che è già tanto offeso?” -disse una volta a Lucia-. E continuò: “Io vorrei consolare il Signore e poi convertire i peccatori, affinché non l’offendano più”. E la stessa percezione dei dolori di Gesù e di Maria avevano Lucia e la piccola Giacinta.

  • Maria soffre per noi, per i suoi figli

Maria ha sofferto sul Calvario anche per noi, per i suoi figli. È proprio lì, infatti, che il Signore l’affidò all’apostolo Giovanni: “ecco tua Madre”. Ma soprattutto, affidò Giovanni a Maria e, in lui, affidò a Lei tutta l’umanità: “ecco tuo figlio” (cfr. Gv 19,26-27), come ben sottolinea la Costituzione Lumen gentium. In questo modo la sua “funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali”. Lo ribadiva splendidamente San Giovanni Paolo II qui a Fatima: “Sin dal tempo in cui Gesù, morendo sulla croce, disse a Giovanni: ecco tua Madre; sin dal tempo in cui il discepolo la prese nella sua casa, il mistero della maternità spirituale di Maria ha avuto il suo adempimento nella storia con un’ampiezza senza confini. Maternità vuol dire sollecitudine per la vita del figlio… In Cristo Ella ha accettato sotto la croce Giovanni e, in lui, ha accettato ogni uomo e tutto l’uomo”.
Così, il mistero della maternità di Maria estesa a tutti gli uomini non si è compiuto senza dolori. La legge universale della maternità che Dio aveva imposto ad Eva dopo la caduta originale, “con dolore partorirai i tuoi figli” (Gen 3,16), si è avverata in Maria Addolorata, nuova Eva, nuova “Madre di tutti i viventi” (cfr. Gen 3,20), ma in modo tutto nuovo, cioè, non nel parto verginale di Gesù, bensì quando Ella ci generava in unione al suo Figlio sacrificato sulla croce.
È la preoccupazione materna per noi che ha mosso Maria Santissima a venire a Fatima! “Nella sua sollecitudine materna, la Santissima Vergine è venuta qui… per chiedere agli uomini di ‘non offendere più Dio, Nostro Signore, che è già molto offeso’. È il dolore di madre che la obbliga a parlare; è in palio la sorte dei suoi figli”.
Nell’apparizione del 13 luglio, dopo aver mostrato ai pastorelli la visione dell’inferno, la Madonna disse loro: “Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato”. E poi, dopo aver parlato a lungo dei castighi che sarebbero sopraggiunti al mondo, insegnò loro questa preghiera chiedendo di recitarla dopo ogni mistero del Rosario: “O Gesù mio! Perdonateci, liberateci dal fuoco dell’inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che ne hanno più bisogno”. Il 13 agosto disse in tono triste ed urgente ai pastorelli: “Pregate, pregate molto, e fate sacrifici per i peccatori; molte anime vanno all’inferno, perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro”.
I pastorelli capirono anche le sofferenze di Gesù e di Maria per la dannazione dei peccatori, e, in modo eroico, pregarono molto e fecero molte penitenze. San Giovanni Paolo II dice: “La piccola Giacinta ha condiviso e vissuto quest’afflizione della Madonna (per i peccati e per l’eterna condanna dei suoi figli) offrendosi eroicamente come vittima per i peccatori. Un giorno, quando essa e Francesco avevano ormai contratto la malattia che li costringeva a letto, la Vergine Maria venne a visitarli in casa, come racconta Giacinta: ‘La Madonna è venuta a vederci e ha detto che molto presto verrà a prendere Francesco per portarlo in Cielo. A me ha chiesto se volevo ancora convertire più peccatori. Le ho detto di sì’. E, quando si avvicina il momento della dipartita di Francesco, la piccola gli raccomanda: ‘Da parte mia porta tanti saluti a Nostro Signore e alla Madonna e di’ loro che sono disposta a sopportare tutto quanto vorranno per convertire i peccatori’. Giacinta era rimasta così colpita dalla visione dell’inferno, avvenuta nell’apparizione di luglio, che tutte le mortificazioni e le penitenze le sembravano poca cosa per salvare i peccatori”. E lo stesso si può dire di Lucia e del piccolo Francesco.
Carissimi fratelli e sorelle, diceva San Giovanni Paolo II: “Il messaggio della Signora di Fatima, così materno, è al tempo stesso così forte e deciso. Sembra severo… Invita alla penitenza. Avverte. Chiama alla preghiera. Raccomanda il Rosario. Questo messaggio è rivolto ad ogni uomo”. Perciò, noi non possiamo rimanere indifferenti e neppure possiamo porre sotto silenzio parti di esso ritenendole “politicamente poco corrette”: Siamo innanzi ad un appello così forte, così misericordioso e materno! Piuttosto chiediamo a Lei, alla Bianca Signora, la grazia di imparare ad essere suoi veri figli, di non essere sordi ai suoi richiami, manifestati in maniera così inequivocabile ed amorevole qui a Fatima. Chiediamole di non restare indifferenti davanti ai suoi dolori, di essere solidali con l’umanità intera, di vivere in pienezza la splendida realtà del Corpo Mistico!

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ZENIT Staff

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