“Fate quello che Lui vi dirà”. Su queste parole, rivolte da Maria ai servi durante le nozze di Cana (Giovanni 2,1-11), il cardinale Mauro Piacenza, penitenziere maggiore del tribunale della Penitenzieria Apostolica, ha incentrato la sua omelia nella Messa celebrata oggi, mercoledì 13 settembre, alle ore 10.00, all’Altare dell’Esplanade nel Santuario di Fatima. Riprendiamo di seguito il testo completo dell’omelia.
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«Fate quello che Lui vi dirà»
Queste parole della Beata Vergine Maria riecheggiano oggi in questo luogo, che cento anni fa è stato visitato dalla Vergine e che continua ad essere, per ciascuno di noi, riferimento sicuro e memoria certa, della verità del fatto cristiano e della sua perenne attualità.
Anche a noi, oggi, la “Piena di grazia”, ripete le medesime parole: «Fate quello che Lui vi dirà», sollecitando sia la nostra intelligenza, per discernere i segni dei tempi odierni, sia la nostra volontà, per compiere le giuste scelte.
A Cana di Galilea ebbe inizio il ministero pubblico di Gesù e, con esso, la sua manifestazione. Il mistero delle nozze di Cana è dunque, nel contempo, cristologico e profetico, eucaristico e mariano; e vive all’interno di un contesto sponsale.
Tutto questo, cosa dice a noi?
Tutto questo, cosa dice alla Chiesa?
Di fronte ai “draghi” di questo mondo, che ancora e sempre vogliono divorare il Figlio della Donna dell’Apocalisse, come abbiamo ascoltato nella prima lettura, Maria, cosa ci dice oggi?
Ripete: «Fate quello che Lui vi dirà», invitandoci innanzitutto, ancora e sempre, a riconoscere il Figlio suo, a riconoscere che, nella carne dell’Uomo Gesù di Nazareth, abita corporalmente la pienezza della Divinità (Col 2,9).
Chi, al contrario nega, o nasconde, l’unicità irrepetibile del mistero dell’Incarnazione, non viene da Dio.
La prima opera che la Madonna ci invita a compiere è, esattamente, l’opera della fede, dalla quale tutto costantemente discende.
Ti ringraziamo, Bianca Signora di Fatima, perché sempre, ed in questo luogo in modo particolare ci ricordi come il centro della nostra fede sia il riconoscimento che Gesù di Nazareth è Signore e Cristo, centro del cosmo e della storia (cf Atti 4,12).
Oggi, nell’attuale contesto culturale, e perfino talvolta in quello ecclesiale, questo riconoscimento è certamente profetico.
Nel ripeterci «fate quello che Lui vi dirà», Maria ci invita ad essere profeti.
Ci invita non solo a ripetere le parole del Signore, in un atteggiamento di umile obbedienza alla divina Rivelazione, ma anche a permettere che lo Spirito Santo plasmi la nostra mente e il nostro cuore, e che la grazia santificante sostenga le nostre opere, in modo tale che l’intera nostra esistenza sia “profetica”, sia un annuncio di Cristo, della sua presenza, della salvezza che Egli porta; esattamente come a Cana.
Dobbiamo riconoscere che oggi, nella vecchia e stanca Europa, essere autenticamente credenti ed accogliere la divina Rivelazione nella sua integralità è divenuto un atteggiamento controcorrente; per certi versi addirittura irriso ma mi viene in mente il discorso della montagna: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia” (Mt 5,11). Proprio per questo, è un atteggiamento profetico, che annuncia la verità dell’Agnello immolato che, senza proferire parola, prende su di sé il peccato del mondo.
Grazie, Bianca Signora di Fatima perché, come hai fatto col Figlio tuo, ci sostieni nella salita al Calvario; ci sostieni nella lotta ardua della testimonianza; grazie perché, con noi e per noi, continui a “schiacciare la testa del serpente”, che sempre insidia la verità della fede, con la menzogna, e insidia la purezza della vita, con le tentazioni e i compromessi.
La coscienza dell’unicità di Cristo vibra, da duemila anni, nel mondo, attraverso la Chiesa, e, in modo particolare, attraverso la celebrazione della Santissima Eucaristia, nella quale la Chiesa afferma e vede realizzato “tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (Dei Verbum, n. 8).
«Fate quello che Lui vi dirà» è, allora, un’anticipazione del comando di Gesù agli Apostoli nell’Ultima Cena: «Fate questo in memoria di me».
Vigiliamo, carissimi fratelli, perché il “buon vino” della nostra fede non finisca; perché il “buon vino” della nostra fede non sia annacquato dalla nostra costante mondanizzazione, dal cedimento alle seduzioni del mondo e della dittatura del “pensiero unico” diffuso con ogni mezzo e che continuamente cerca di “ridurre il mistero”.
Non permettiamo mai che le nostre celebrazioni eucaristiche diventino “nozze senza lo Sposo”: cioè semplici banchetti di una qualsiasi festa umana, nei quali è assente proprio il protagonista, ovvero Cristo, Unico Sposo della Chiesa. Se così fosse, carissimi amici, se lo Sposo fosse assente, anche la Sposa non sarebbe più sposa. Se, nelle nostre Eucaristie, il centro non fosse Cristo, la Chiesa smarrirebbe la propria identità e si ridurrebbe, come spesso ammonisce Papa Francesco, ad una mondana organizzazione non governativa.
Grazie, Bianca Signora di Fatima, perché in questa celebrazione eucaristica ci ripeti ancora: «fate quello che Lui vi dirà» e noi obbediamo al comando del Signore: «Fate questo in memoria di me».
Indicare Cristo ed invitare gli uomini a compiere la sua volontà è esattamente il compito della Beata Vergine Maria. Non c’è nessuno, infatti, che creda in Cristo e lo ami, più di Lei, così come non c’è nessuno che ami la Beata Vergine Maria più del Figlio suo Gesù Cristo.
In questa unica ed irripetibile relazione tra la Madre e il Figlio, si manifesta e si compie “l’opera di Maria” nella storia. Si manifesta e si compie l’adempimento della volontà del Padre, iniziato con l’“Eccomi” dell’Annunciazione, e mai finito.
La Benedetta fra le donne è, infatti, la Donna dell’“Eccomi”, e pronuncia il suo “Eccomi” per l’eternità, anche nella gloria del Paradiso.
In sintesi, potremmo quasi affermare, che l’“Eccomi” appartiene all’ontologia mariana: l’essere della Santa Vergine è un essere creato per l’“Eccomi”, pronunciato nell’amore e nella libertà.
Per questo, per la sua totale disponibilità alla volontà divina, la “Sempre Vergine” ha la forza e l’autorità, di dirci «Fate quello che Lui vi dirà». Lei è il pieno compimento del divino volere.
Siamo certi che obbedendo all’invito di Maria, anche l’acqua delle nostre anfore sarà trasformata da Cristo, in ottimo vino!
Siamo certi che le “anfore” della nostra vita, ricolme dell’acqua della nostra libertà, offerta al Signore, saranno riempite, da Lui, di “vino buono”, di salvezza, di vino di festa e di gioia, di quella presenza sacramentale, e perciò reale, che vede nell’Eucaristia, il suo massimo compimento terreno.
Se nell’Eucaristia, Cristo si dona, ancora e sempre, all’umanità, allora, non può essere assente, da ogni celebrazione eucaristica, Colei che, una volta per tutte, ha donato Cristo al mondo.
Colei che è il primo “tabernacolo e il primo ostensorio vivente” della storia, Colei che dona la carne al Figlio di Dio, ha voluto manifestarsi in questo luogo: a Fatima!
Ed in questo luogo, ha voluto non solo esortare gli uomini alla preghiera, alla penitenza e alla conversione, ma anche prepararli al futuro, profetando ed indicando le lotte e le fatiche, le croci e le battaglie che le anime, e con esse la Chiesa, che vive nelle anime, sono chiamate a compiere.
La fede, insegnata autorevolmente dal Magistero ininterrotto nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ci dice che, la fine della storia, giungerà in un tempo di sofferenza per la Chiesa, in un tempo di kenosi e di povertà della fede (cf. CCC n. 677).
Per tale ragione, la Madonna, anche qui a Fatima, ripete oggi alla Chiesa e al mondo «Fate quello che Lui vi dirà», perché a nessuno tocchi la sciagura di trovarsi impreparato all’avvento del Signore.
Grazie, Bianca Signora di Fatima perché, assunta nella gloria del Paradiso, non hai abbandonato l’umanità in cammino, ma ci sostieni e ci guidi, in questo pellegrinaggio che vede, nell’abbraccio con il tuo Figlio e nello stare per sempre sotto il tuo manto, la sua meta.
Grazie perché, ancora, ci ripeti «fate quello che Lui vi dirà», in questo cenacolo d’amore, che è Fatima.
Le quattro dimensioni del messaggio di Cana, quella cristologica, quella profetica, quella eucaristica e quella mariana, palpitano del contesto sponsale delle nozze. Sappiamo bene come esse ci rimandino, potentemente, all’Alleanza della creazione, alla prima alleanza dell’Antico Testamento, nella quale Dio decide di fare di Israele la sua sposa, e all’alleanza definitiva, in Gesù Cristo.
Che cosa dice oggi, qui a Fatima, questo contesto sponsale, alle nostre esistenze cristiane?
Penso, innanzitutto, a due aspetti, uno personale e l’altro sociale, entrambi di particolare rilievo.
Il primo credo possa essere individuato nella sponsalità di ogni anima con Cristo.
Chiediamoci: le nostre anime sono sponsalmente unite al Signore? Vivono quella purezza, necessaria per presentarsi alle nozze dell’Agnello? Per presentarsi al banchetto eucaristico?
Il secondo aspetto, quello sociale, riguarda il tremendo attacco al matrimonio che, in tutto il mondo, è stato sferrato, come ultimo assalto del maligno.
Come una lettera di Suor Lucia do Santos chiaramente indica, l’ultimo attacco del demonio sarà sferrato alla famiglia, a quell’istituto naturale voluto dal Creatore, il quale “maschio e femmina li creò”, ordinando loro “siate fecondi e moltiplicatevi” (Gen 1,27-28).
In questo attacco violento alla famiglia, che non ha precedenti nella storia, né dal punto di vista culturale, né sotto il profilo giuridico, si realizza quella che, per il drago dell’Apocalisse, cioè per il demonio, è l’anti-creazione.
Il demonio, che è la scimmia di Dio, vuole imitare il Creatore “al contrario”, convincendo gli uomini del fatto che l’anti-creazione possa essere più bella, più gradevole e, in definitiva, migliore della creazione di Dio.
In che cosa consiste questa anti-creazione?
Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e lo ha posto in quella irrinunciabile relazione di unità-duale tra uomo e donna, che è presupposto indispensabile della vita.
Il demonio, nella sua anti-creazione, vuole distruggere l’uomo annegandolo nella cultura della morte. Non contento di questo, satana vuole distruggere anche “il luogo”, nel quale questa vita vibra, si comunica e viene educata: la famiglia.
All’anti-creazione, che si realizza nella soppressione della vita, fa eco l’anti-creazione, che si realizza nella distruzione, culturale della famiglia.
Compiere la volontà di Dio, discernere i segni dei tempi, significa, per noi, oggi, qui a Fatima, resistere! Resistere con la forza della fede e della carità!
Siamo convinti che nulla è più profetico, più moderno, più anticonformista che difendere la vita, la famiglia, l’educazione, riconoscendo come queste, oggi, siano le vere emergenze.
Carissimi amici, un giorno il mondo ringrazierà la Chiesa, per aver difeso senza timori e senza compromessi, la vita e la famiglia e con esse, la civiltà!
Bianca Signora di Fatima, noi ci impegniamo, davanti a Dio, in questa celebrazione del tredici settembre, a compiere la Sua volontà, obbedendo alla tua parola di Madre, che, sempre e ancora, ci ripete: «fate quello che Lui vi dirà».
Per fare questo, vogliamo rinnovare, oggi, in questa Eucaristia, la nostra consacrazione al tuo Cuore Immacolato, nella trepida attesa del compimento della tua promessa; del Tuo pieno trionfo nel nostro cuore e nel mondo, per il vero bene di tutti i popoli affinché siano preservati dalla corruzione, dalle calamità, dalla violenza e dalle guerre!
Amen!