Il vangelo non è un testo che mette in discussione la libertà dell’uomo, né tantomeno le sue verità suscitano ad alcuno paure o condanne gratuite. Non si tratta neanche di un testo antico, legato alle condizioni sociali di un preciso periodo storico, come spesso avviene nel vecchio Testamento. Il vangelo è la strada eterna per la costruzione dell’uomo nuovo per ogni tempo e ogni luogo. Non è in contrasto con l’innovazione, il progresso civile, il variare dei costumi e delle giuste esigenze, se per tutto questo si intende il permanere del rispetto verso l’essere umano al di là del suo censo, grado di cultura, ruolo occupato. Così si esprime Papa Francesco* sul Vangelo, rivolgendosi ai fedeli di piazza San Pietro:
“Cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro telefono cellulare? Se la portassimo sempre con noi, almeno il piccolo Vangelo tascabile; se tornassimo indietro quando la dimentichiamo; se la aprissimo diverse volte al giorno?”. La risposta la offre ad ognuno lo stesso Santo Padre: “In effetti, se avessimo la Parola di Dio sempre nel cuore, nessuna tentazione potrebbe allontanarci da Dio e nessun ostacolo ci potrebbe far deviare dalla strada del bene; sapremmo vincere le quotidiane suggestioni del male che è in noi e fuori di noi; ci troveremmo più capaci di vivere una vita risuscitata secondo lo Spirito, accogliendo e amando i nostri fratelli, specialmente quelli più deboli e bisognosi, e anche i nostri nemici”.
La Parola di Cristo è perciò tutela; energia pulita; amore per l’altro; difesa del bene; bussola permanente; serenità del cuore; apertura al nuovo, ma nello stesso tempo argine da ogni male. Il Discorso della Montagna è il navigatore più affidabile che si possa trovare sul “mercato”. È di conseguenza un indirizzo chiaro e efficiente su chi può salvarsi, consegnato all’umanità. Non ci sono scorciatoie, ma solo tempi e modalità diversi che possono accompagnare il percorso di fede del singolo. Apriamo a tal proposito il vangelo secondo Matteo al cap. 7, 21-27.
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demoni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”».
Non bastono le opere secondo il rispetto letterale della tradizione, ma la loro “messa in opera” seguendo la piena volontà del Padre. Tutto questo significa essere spesso portatori di “sferzate” sociali, politiche, economiche, professionali, familiari, relazionali. Per molti non conviene mai sovvertire gli equilibri esterni ed interni ad un sistema, contribuendo di fatto non all’ordine sociale, ma al riproporsi di condotte pubbliche e private che chiudono le porte alla verità evangelica. Le conseguenze differiscono la possibilità di connettersi con Dio, provocando cattivi servizi, materiali e spirituali, per sé e per gli altri. Il brano scelto del vangelo infatti continua:
«Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Continuando la sua missione il Figlio dell’Uomo non rimodula a suo piacimento il pensiero del Padre e anche prima di essere crocifisso conferma la verità del Discorso della Montagna. Lo fa con le ultime sue parole proferite in Gerusalemme ad ogni uomo, sviluppandole su tre cerchi concentrici: “Il primo cerchio è il giudizio su quanti hanno creduto. Ogni cristiano sarà giudicato sulla fede. Il secondo cerchio attesta il giudizio su ogni dono ricevuto, se messo a frutto o non messo a frutto (parabola sui talenti). Il terzo cerchio annunzia il giudizio sulle relazioni dell’uomo con l’uomo”.
Tutti perciò saremo giudicati sulla fede, sui doni di Dio, sulle giuste relazioni. Anche chi non crede sarà comunque giudicato, considerando i suoi carismi e le sue relazioni. Nessuno infatti potrà mai dire di non avere dei carismi, perché il Signore li dona ad ognuno secondo le sue capacità. La stessa cosa vale per le relazioni in quanto non c’è al mondo chi non abbia avuto un confronto con il prossimo. Se infine qualcuno dovesse vivere da solo con lo Spirito, quest’ultimo non potrebbe in alcun modo sottrarsi al fatto che anche le opere di misericordia spirituali vadano vissute, pregando ad esempio per il bene della comunità. Nessun dono anche il più piccolo può mai rimanere al mondo senza alcun frutto.
*Un Grazie va rivolto a Papa Francesco per il suo viaggio in Colombia. Pace, riconciliazione, perdono, incontro, giustizia, speranza sono state le sue parole chiave. “Suoni vocali” che hanno radici nel cuore di Dio e che i discorsi del Santo Padre hanno indirizzato nel cuore di un popolo sofferente alla ricerca di una “primavera sociale” da troppo tempo smarrita.
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Monte Tabor / Wikimedia Commons - Niv Drukman, CC BY-SA 4.0
Il navigatore del Discorso della Montagna
I tre cerchi concentrici del Giudizio