“Ma Gesù non abbandona nessuno che soffre, tanto meno voi, bambini e bambine, che siete i suoi preferiti.” Lo ha affermato papa Francesco rivolgendosi sabato 9 settembre a bambini in difficoltà. La voce del Pontefice si è levata contro “la sofferenza ingiusta di tanti bambini e bambine in tutto il mondo”.
In visita a Medellín, il capoluogo del dipartimento di Antioquia, il Pontefice si è recato questo pomeriggio al “Hogar San José”, una casa famiglia per bambini vittime di violenza e di abbandono. Al suo arrivo alle 15 ora locale (le ore 22 a Roma) il Papa è stato accolto nel cortile del centro da un gruppo di bambini, che gli hanno offerto dei fiori.
Dopo la testimonianza di una ragazza di nome Claudia e i canti dei circa 300 bambini accolti nella struttura, il Papa ha ricordato “la sofferenza ingiusta di tanti bambini e bambine in tutto il mondo, che sono stati e sono ancora vittime innocenti della cattiveria di alcuni”.
“Non possiamo accettare che siano maltrattati, che siano privati del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia, che si neghi loro un futuro di speranza”, ha dichiarato Francesco.
Rivolgendosi al personale della struttura, il Papa ha sottolineato che due atteggiamenti non possono mai mancare: “l’amore che sa vedere Gesù presente nei più piccoli e nei più deboli, e il sacro dovere di portare i bambini a Gesù”.
“Mi impegno a pregare per voi, perché in questo ambiente di amore familiare cresciate in amore, pace e felicità, e così possiate guarire le ferite del corpo e del cuore”, ha concluso il Pontefice il suo intervento. “Dio non vi abbandona, vi protegge e vi assiste.”
Riportiamo di seguito la traduzione officiale delle parole del Pontefice.
***
Cari fratelli e sorelle,
cari bambini e bambine!
Sono contento di trovarmi con voi in questo “Hogar de San José”. Grazie per l’accoglienza che mi avete preparato. Ringrazio per le parole del Direttore, Monsignor Armando Santamaria.
Dico grazie a te, Claudia Yesenia, per la tua coraggiosa testimonianza, davvero coraggiosa. Ascoltando tutte le difficoltà che hai passato, mi veniva alla memoria del cuore la sofferenza ingiusta di tanti bambini e bambine in tutto il mondo, che sono stati e sono ancora vittime innocenti della cattiveria di alcuni.
Anche Gesù Bambino è stato vittima dell’odio e della persecuzione; anche Lui ha dovuto scappare con la sua famiglia, lasciare la sua terra e la sua casa, per sfuggire alla morte. Veder soffrire i bambini fa male all’anima perché i bambini sono i prediletti di Gesù. Non possiamo accettare che siano maltrattati, che siano privati del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia, che si neghi loro un futuro di speranza.
Ma Gesù non abbandona nessuno che soffre, tanto meno voi, bambini e bambine, che siete i suoi preferiti. Claudia Yesenia, accanto a tanti orrori accaduti, Dio ti ha donato una zia che si è presa cura di te, un ospedale che ti ha assistito e infine una comunità che ti ha accolto. Questa casa è una prova dell’amore che Gesù ha per voi e del suo desiderio di starvi molto vicino. Lo fa attraverso la cura amorevole di tutte le persone buone che vi accompagnano, che vi vogliono bene e vi educano. Penso ai responsabili di questa casa, alle suore, al personale e a tante altre persone che ormai fanno parte della vostra famiglia perché siete integrati con loro, vi conoscono. Perché è questo che fa sì che questo luogo sia una casa: il calore di una famiglia dove ci sentiamo amati, protetti, accettati, curati e accompagnati.
E mi piace molto che questa casa porti il nome di San Giuseppe, e gli altri [le altre] “Gesù lavoratore” e “Betlemme”. Direi che siete in buone mani! Ricordate quello che scrive san Matteo nel suo Vangelo, quando racconta che Erode, nella sua follia, aveva deciso di uccidere Gesù appena nato? Come Dio parlò in sogno a San Giuseppe, per mezzo di un angelo, e affidò alla sua custodia e protezione i suoi tesori più preziosi: Gesù e Maria? San Matteo ci dice che, appena l’angelo gli parlò, Giuseppe obbedì immediatamente e fece quanto Dio gli aveva ordinato: «Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (2,14). Sono sicuro che come san Giuseppe ha protetto e difeso dai pericoli la santa Famiglia, così pure difende voi, vi custodisce e vi accompagna. E con lui anche Gesù e Maria, perché san Giuseppe non può stare senza Gesù e Maria.
A voi fratelli e sorelle, religiosi, religiose e laici che, in questa e nelle altre case, accogliete e curate con amore questi bambini che fin da piccoli hanno sperimentato la sofferenza e il dolore, vorrei ricordare due realtà che non devono mancare perché fanno parte dell’identità cristiana: l’amore che sa vedere Gesù presente nei più piccoli e nei più deboli, e il sacro dovere di portare i bambini a Gesù. In questo compito, con le sue gioie e le sue pene, affido anche voi alla protezione di san Giuseppe. Imparate da lui: il suo esempio vi ispiri e vi aiuti nella cura amorevole di questi piccoli, che sono il futuro della società colombiana, del mondo e della Chiesa, affinché, come Gesù stesso, possano crescere e rafforzarsi in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr Lc 2,52). Gesù e Maria, insieme a san Giuseppe, vi accompagnino e vi proteggano, vi colmino di tenerezza, di gioia e di fortezza.
Mi impegno a pregare per voi, perché in questo ambiente di amore familiare cresciate in amore, pace e felicità, e così possiate guarire le ferite del corpo e del cuore. Dio non vi abbandona, vi protegge e vi assiste. E il Papa vi porta nel suo cuore. E non dimenticatevi di pregare per me. Con questo vi ringrazio.
In visita a Medellín, il capoluogo del dipartimento di Antioquia, il Pontefice si è recato questo pomeriggio al “Hogar San José”, una casa famiglia per bambini vittime di violenza e di abbandono. Al suo arrivo alle 15 ora locale (le ore 22 a Roma) il Papa è stato accolto nel cortile del centro da un gruppo di bambini, che gli hanno offerto dei fiori.
Dopo la testimonianza di una ragazza di nome Claudia e i canti dei circa 300 bambini accolti nella struttura, il Papa ha ricordato “la sofferenza ingiusta di tanti bambini e bambine in tutto il mondo, che sono stati e sono ancora vittime innocenti della cattiveria di alcuni”.
“Non possiamo accettare che siano maltrattati, che siano privati del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia, che si neghi loro un futuro di speranza”, ha dichiarato Francesco.
Rivolgendosi al personale della struttura, il Papa ha sottolineato che due atteggiamenti non possono mai mancare: “l’amore che sa vedere Gesù presente nei più piccoli e nei più deboli, e il sacro dovere di portare i bambini a Gesù”.
“Mi impegno a pregare per voi, perché in questo ambiente di amore familiare cresciate in amore, pace e felicità, e così possiate guarire le ferite del corpo e del cuore”, ha concluso il Pontefice il suo intervento. “Dio non vi abbandona, vi protegge e vi assiste.”
Riportiamo di seguito la traduzione officiale delle parole del Pontefice.
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Cari fratelli e sorelle,
cari bambini e bambine!
Sono contento di trovarmi con voi in questo “Hogar de San José”. Grazie per l’accoglienza che mi avete preparato. Ringrazio per le parole del Direttore, Monsignor Armando Santamaria.
Dico grazie a te, Claudia Yesenia, per la tua coraggiosa testimonianza, davvero coraggiosa. Ascoltando tutte le difficoltà che hai passato, mi veniva alla memoria del cuore la sofferenza ingiusta di tanti bambini e bambine in tutto il mondo, che sono stati e sono ancora vittime innocenti della cattiveria di alcuni.
Anche Gesù Bambino è stato vittima dell’odio e della persecuzione; anche Lui ha dovuto scappare con la sua famiglia, lasciare la sua terra e la sua casa, per sfuggire alla morte. Veder soffrire i bambini fa male all’anima perché i bambini sono i prediletti di Gesù. Non possiamo accettare che siano maltrattati, che siano privati del diritto di vivere la loro infanzia con serenità e gioia, che si neghi loro un futuro di speranza.
Ma Gesù non abbandona nessuno che soffre, tanto meno voi, bambini e bambine, che siete i suoi preferiti. Claudia Yesenia, accanto a tanti orrori accaduti, Dio ti ha donato una zia che si è presa cura di te, un ospedale che ti ha assistito e infine una comunità che ti ha accolto. Questa casa è una prova dell’amore che Gesù ha per voi e del suo desiderio di starvi molto vicino. Lo fa attraverso la cura amorevole di tutte le persone buone che vi accompagnano, che vi vogliono bene e vi educano. Penso ai responsabili di questa casa, alle suore, al personale e a tante altre persone che ormai fanno parte della vostra famiglia perché siete integrati con loro, vi conoscono. Perché è questo che fa sì che questo luogo sia una casa: il calore di una famiglia dove ci sentiamo amati, protetti, accettati, curati e accompagnati.
E mi piace molto che questa casa porti il nome di San Giuseppe, e gli altri [le altre] “Gesù lavoratore” e “Betlemme”. Direi che siete in buone mani! Ricordate quello che scrive san Matteo nel suo Vangelo, quando racconta che Erode, nella sua follia, aveva deciso di uccidere Gesù appena nato? Come Dio parlò in sogno a San Giuseppe, per mezzo di un angelo, e affidò alla sua custodia e protezione i suoi tesori più preziosi: Gesù e Maria? San Matteo ci dice che, appena l’angelo gli parlò, Giuseppe obbedì immediatamente e fece quanto Dio gli aveva ordinato: «Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto» (2,14). Sono sicuro che come san Giuseppe ha protetto e difeso dai pericoli la santa Famiglia, così pure difende voi, vi custodisce e vi accompagna. E con lui anche Gesù e Maria, perché san Giuseppe non può stare senza Gesù e Maria.
A voi fratelli e sorelle, religiosi, religiose e laici che, in questa e nelle altre case, accogliete e curate con amore questi bambini che fin da piccoli hanno sperimentato la sofferenza e il dolore, vorrei ricordare due realtà che non devono mancare perché fanno parte dell’identità cristiana: l’amore che sa vedere Gesù presente nei più piccoli e nei più deboli, e il sacro dovere di portare i bambini a Gesù. In questo compito, con le sue gioie e le sue pene, affido anche voi alla protezione di san Giuseppe. Imparate da lui: il suo esempio vi ispiri e vi aiuti nella cura amorevole di questi piccoli, che sono il futuro della società colombiana, del mondo e della Chiesa, affinché, come Gesù stesso, possano crescere e rafforzarsi in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini (cfr Lc 2,52). Gesù e Maria, insieme a san Giuseppe, vi accompagnino e vi proteggano, vi colmino di tenerezza, di gioia e di fortezza.
Mi impegno a pregare per voi, perché in questo ambiente di amore familiare cresciate in amore, pace e felicità, e così possiate guarire le ferite del corpo e del cuore. Dio non vi abbandona, vi protegge e vi assiste. E il Papa vi porta nel suo cuore. E non dimenticatevi di pregare per me. Con questo vi ringrazio.
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