Libro "Corrosione" / ZENIT - HSM, CC BY-NC-SA

Combattere la corruzione con un nuovo umanesimo

Prefazione di papa Francesco al libro-intervista “Corrosione” del cardinale Peter Turkson

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La corruzione è “la peggiore piaga sociale”, una “forma di bestemmia” e un “cancro che logora le nostre vite”. Queste le parole durissime con le quali papa Francesco descrive il fenomeno della corruzione nella sua prefazione al libro-intervista “Corrosione. Combattere la corruzione nella Chiesa e nella società” del cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, edito dalla casa editrice Rizzoli. La prefazione del Pontefice è stata pubblicata oggi sul sito Internet de “Il Corriere della Sera”.
Nel volume, che esce oggi, giovedì 15 giugno 2017, nelle librerie italiane, il cardinale ghanese e prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale riflette sull’origine interiore della corruzione, che tocca l’esistenza umana a tutti i livelli: è una malattia del cuore, poiché “germoglia nel cuore dell’uomo e può germogliare nel cuore di tutti gli uomini”.
Nella sua prefazione il Papa indica un rimedio di fondo: la misericordia, la quale permette infatti di “superarsi in spirito di ricerca”. E poi la “bellezza”. Insomma, suggerisce Francesco, ci vuole un “nuovo umanesimo”, quello dei “fiocchi di neve”, che si uniscono per diventare una “valanga”, “un movimento forte e costruttivo”. “Tutti insieme, cristiani, non cristiani, persone di tutte le fedi e non credenti”, così scrive, si combatte la corruzione.
Per Francesco, che quando era ancora arcivescovo di Buenos Aires aveva nei suoi scritti già combattuto il fenomeno, la corruzione costituisce “una lacerazione, una rottura, una decomposizione e disintegrazione” delle tre relazioni fondamentali, “che ha l’uomo nella sua natura più profonda”, ossia “una relazione con Dio, una relazione con il suo prossimo, una relazione con il creato”. “La corruzione — così scrive il Papa — esprime la forma generale della vita disordinata dell’uomo decaduto.”
Le conseguenze sociali del fenomeno della corruzione vanno ben oltre le classiche tangenti, ammonisce il Pontefice. Essa “rivela una condotta anti-sociale tanto forte da sciogliere la validità dei rapporti e quindi, poi, i pilastri sui quali si fonda una società”, anzi “contamina ogni prospettiva generale”.
Elencando tutta una serie di piaghe sociali — dallo sfruttamento dell’uomo al traffico di esseri umani, armi o droghe, dall’ingiustizia sociale alla mancanza dei servizi per le persone ecc. — il Pontefice arriva alla risposta che alle radici di tutti questi fenomeni si cela la corruzione, la quale “infatti è l’arma, è il linguaggio più comune anche delle mafie e delle organizzazioni criminali nel mondo”. “Per questo, essa è un processo di morte che dà linfa alla cultura di morte delle mafie e delle organizzazioni criminali”, così ribadisce. 
Tutti noi siamo “molto esposti alla tentazione della corruzione: anche quando pensiamo di averla sconfitta, essa si può ripresentare”, così avverte il Santo Padre, che insiste su una visione olistica dell’uomo, sull’unità dell’essere umano e le sue attività.
Nella sua analisi, il Papa osserva che il corrotto “dimentica” di chiedere perdono. Lo fa — così continua — perché “è stanco ma sazio, pieno di sé”. Infatti, all’origine della corruzione sta “una stanchezza della trascendenza, come l’indifferenza”.
E la Chiesa? Essa deve “ascoltare, elevarsi e chinarsi sui dolori e le speranze delle persone secondo misericordia”, e lo deve fare “senza avere paura di purificare se stessa”.
“Il pericolo più grande per la Chiesa è la mondanità spirituale — quindi la corruzione — che è più disastrosa della lebbra infame”, osserva Francesco, citando il gesuita e noto teologo francese Henri de Lubac (1896-1991). “La nostra corruzione — sottolinea il Papa — è la mondanità spirituale, la tepidezza, l’ipocrisia, il trionfalismo, il far prevalere solo lo spirito del mondo sulle nostre vite, il senso di indifferenza.” (pdm)
Cliccare qui per leggere il testo integrale della prefazione.

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Anita Bourdin

Journaliste française accréditée près le Saint-Siège depuis 1995. Rédactrice en chef de fr.zenit.org. Elle a lancé le service français Zenit en janvier 1999. Master en journalisme (Bruxelles). Maîtrise en lettres classiques (Paris). Habilitation au doctorat en théologie biblique (Rome). Correspondante à Rome de Radio Espérance.

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