Daily meditation on the Gospel

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È bene per voi che io me ne vada — Meditazione quotidiana

Meditazione della Parola di Dio di Martedì 23 Maggio 2017, della VI Settimana di Pasqua, Feria (bianco)

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Lettura
Il commiato di Gesù rischia di gettare i discepoli nello sconforto. Perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Pertanto Egli si affretta ad assicurare che è bene per voi che io me ne vada. Nella vita spirituale la difficoltà a sperimentare la presenza di Gesù diventa una notte oscura, che trova la sua icona nella situazione di Paolo e Sila, in carcere e assicurati ai ceppi. Come loro tanti credenti, in preda all’aridità spirituale, hanno vissuto e vivono una sensazione di assenza di Dio. Ma, nella fede, l’angoscia di questa terribile pena si può trasformare nella serenità di Paolo e Sila che «in preghiera, cantavano inni a Dio».
Meditazione
L’aridità spirituale è uno stato generale di incapacità a produrre atti di devozione e di meditazione religiosa. San Giovanni della Croce l’ha paragonata a una notte oscura, che si può verificare nei vari stadi della vita spirituale, tanto ascetici che mistici, ed è stata ampiamente sperimentata e descritta da molti santi. San Bernardo ne parla in questi termini: «Mi ha invaso questa languidezza e ottusità della mente, questa debolezza e sterilità dell’anima, assenza di devozione. Come si è asciugato così il mio cuore? È tale la durezza del cuore che già non riesce a commuoversi né a versare una lacrima. Non trovo più gusto nel salmodiare, la lettura spirituale mi risulta insipida, la preghiera ha perso per me il suo incanto… Mi sento pigro nel lavoro manuale, sonnolento nelle veglie, propenso ad arrabbiarmi, ostinato nella mia avversione» (Sermoni sul Cantico dei Cantici, 54). Santa Teresa di Gesù, che ha sofferto lungamente questa tortura, dedica particolare attenzione al tema. Ella ha lasciato un’ampia descrizione del fenomeno, delle sue possibili cause e rimedi: «Che deve fare colui che da molti giorni non prova altro che aridità, disgusto, insipidezza e un’estrema ripugnanza, né potrà formulare un buon pensiero?». La spiegazione sta nel fatto che «Sua Maestà vuole condurre per questa strada perché comprendiamo meglio il poco che siamo». La santa suggerisce un’interpretazione positiva, perché «questa stessa povertà aiuta a servire Dio con giustizia, fortezza d’animo e umiltà» e propone, come rimedio, di non turbarsi l’animo: «Non fare molto caso, né consolarsi, né scoraggiarsi molto, perché mancano questi piaceri e tenerezze. Peggio se allora si insiste a fargli forza perché il male dura più a lungo» (Vita, cap. 11). La vicenda di Paolo, che si conclude con la salvezza del carceriere e della sua famiglia, e soprattutto la promessa del Consolatore da parte di Gesù invitano a non lasciarsi mai fermare da tristezza e scoraggiamento.
Preghiera
Aiutami, Signore, a comprendere che tutto contribuisce al bene per coloro che ti amano: il fervore e la consolazione, la desolazione e la tristezza. Donami la fede sufficiente a percepire la tua vicinanza in ogni situazione, anche se talvolta ti sento lontano e la mia debolezza diventa paura.
Agire
Ringrazierò il Signore per tutto quello che mi dona, nella certezza che Egli sa dosare in misura giusta consolazione e desolazione.
Meditazione del giorno a cura di Mons. Francesco Guido Ravinale, Vescovo di Asti, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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