Santa Marta, 9 maggio 2017 / © PHOTO.VA - OSSERVATORE ROMANO

“Resistiamo allo Spirito? O lo accogliamo?”

Omelia di papa Francesco a Santa Marta, martedì 9 maggio 2017

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Pace e padronanza di sé sono i frutti di chi sa accogliere la parola di Dio. Lo ha sottolineato papa Francesco martedì 9 maggio nella sua omelia a Santa Marta, la cui sintesi è stata pubblicata dalla Radio Vaticana e da L’Osservatore Romano.
Nella sua omelia, il Pontefice ha ripreso un tema molto caro a lui e già sviluppato nei giorni scorsi, quello della docilità allo Spirito Santo.
Partendo dalla prima lettura dagli Atti degli Apostoli (11, 19-26), papa Francesco ha ricordato la persecuzione scoppiata a Gerusalemme dopo il martirio di Stefano, finita con la dispersione della prima comunità.
Mentre nella Città Santa restarono “solo” gli Apostoli, i laici venivano dispersi a Cipro, nella Fenicia e ad Antiochia. “Non proclamavano la Parola a nessuno fuorché ai giudei”, si legge negli Atti, tranne ad Antiochia, dove “alcuni” di loro iniziarono ad annunciare Gesù anche ai pagani. Perché sentivano che lo Spirito li spingeva a fare questo, ha spiegato il Papa, aggiungendo che “sono stati docili”.
Per essere docili, “il primo passo è accogliere la parola”, che a sua volta richiede di essere “aperti, non chiusi, non rigidi: aperti”. Accogliere la parola implica quindi di “aprire il cuore, riceverla, lasciarla entrare come il seme che poi germoglierà”, ha sottolineato il Papa.
Poi segue il secondo passo: “conoscere la parola”, che è “conoscere Gesù”. Proprio come le pecore nel Vangelo di oggi. “Mi conoscono e mi seguono”, si legge nel brano di Giovanni (10,22-30). Conoscono “per la forza dello Spirito”, poiché docili allo Spirito, ha ribadito Francesco.
Il terzo e ultimo passo è la “familiarità con la parola”, ha detto il Papa, che ha invitato i presenti a “portare sempre con noi la parola, leggerla, aprire il cuore alla parola, aprire il cuore allo Spirito che è quello che ci fa capire la parola”.
Chi fa questo avrà un “frutto grande”, ha ricordato Francesco: si distinguerà per “atteggiamenti di bontà, mitezza, benevolenza, pace, carità, padronanza di sé”. “Tutto questo che fa lo stile cristiano”, ha aggiunto.  
A questo punto, il Papa è tornato al racconto degli Atti degli Apostoli. “Un po’” preoccupata per gli sviluppi, la comunità di Gerusalemme mandò ad Antiochia un “uomo virtuoso e pieno di Spirito Santo”, Bàrnaba. “Quando questi giunse e vide la grazia di Dio, si rallegrò ed esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedele al Signore”, ha detto Francesco citando gli Atti.
Il Papa ha poi rivolto una domanda ai presenti. “Allo Spirito, resistiamo allo Spirito, gli facciamo resistenza? O lo accogliamo?”, così ha chiesto, ricordando alla fine della sua meditazione le parole degli Atti che proprio ad Antiochia i discepoli furono chiamati per la prima volta “cristiani”.
Papa Francesco ha offerto l’odierna Messa per le Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, che gestiscono la “Domus Sanctae Marthae”. La loro fondatrice, Louise de Marillac (1591-1660), fu beatificata infatti il 9 maggio 1920 da Benedetto XV. Fu canonizzata l’11 marzo 1934 da Pio XI. (pdm)

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ZENIT Staff

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