Caino e Abele, Antonio Canova, Venezia

Caino e Abele, Antonio Canova, Venezia - Wikimedia Commons

Santa Marta: "Rodersi il fegato non è cristiano, porta inimicizia e spaccatura"

Nella Messa odierna a Casa Santa Marta, il Papa commenta l’attualità del messaggio della vicenda di Caino e Abele

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Il ricordo della vicenda di Caino e Abele accompagna il cammino dell’umanità, ammonendoci su quali possono essere gli effetti di covati risentimenti, anche tra fratelli. L’arcaico promemoria è stato rievocato stamattina da Papa Francesco, nella sua omelia della Messa di Casa Santa Marta.
La liturgia odierna presenta, infatti, il racconto di Caino e Abele, nella prima Lettura. Il Santo Padre ha spiegato che si tratta di una storia “di una fratellanza che doveva crescere, essere bella”, ma che “finisce distrutta”.
Tutto nasce – l’osservazione del Papa – da “una piccola gelosia”. Caino è irritato perché Dio ha rifiutato i frutti del suo raccolto in sacrificio, al contrario delle bestie che offre invece al Signore suo fratello Abele. Anziché controllare i suoi sentimenti, Caino vi si lascia divorare.
“E Caino preferì l’istinto, preferì cucinare dentro di sé questo sentimento, ingrandirlo, lasciarlo crescere – afferma il Pontefice -. Questo peccato che farà dopo, che è accovacciato dietro il sentimento. E cresce. Cresce”.
Allo stesso modo, secondo il Vescovo di Roma, “crescono le inimicizie fra di noi: cominciano con una piccola cosa, una gelosia, un’invidia e poi questo cresce e noi vediamo la vita soltanto da quel punto e quella pagliuzza diventa per noi una trave, ma la trave l’abbiamo noi, ma è là. E la nostra vita gira intorno a quello e quello distrugge il legame di fratellanza, distrugge la fraternità”.
Non esita, il Papa, ad affermare che diventiamo “ossessionati, perseguitati” da quel male, così che l’inimicizia cresce e “finisce male”. “Io mi distacco da mio fratello, questo non è mio fratello, questo è un nemico, questo dev’essere distrutto, cacciato via … e così si distrugge la gente, così le inimicizie distruggono famiglie, popoli, tutto!”, afferma.
E prosegue: “Quel rodersi il fegato, sempre ossessionato con quello. Questo è accaduto a Caino, e alla fine ha fatto fuori il fratello. No: non c’è fratello. Sono io soltanto. Non c’è fratellanza. Sono io soltanto. Questo che è successo all’inizio, accade a tutti noi, la possibilità; ma questo processo dev’essere fermato subito, all’inizio, alla prima amarezza, fermare. L’amarezza non è cristiana. Il dolore sì, l’amarezza no. Il risentimento non è cristiano. Il dolore sì, il risentimento no. Quante inimicizie, quante spaccature”.
Bergoglio torna poi sul racconto della Genesi nella prima Lettura di oggi, al momento in cui Dio domanda a Caino dove sia Abele, suo fratello. La risposta dell’assassino è “ironica”, osserva il Papa. “Non so: sono forse io il custode di mio fratello?”. “Sì, tu sei il custode di tuo fratello”. E il Signore dice: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”.
“Ognuno di noi – afferma il Santo Padre – può dire di non aver mai ucciso nessuno”. Tuttavia, prosegue, “se tu hai un sentimento cattivo verso tuo fratello, lo hai ucciso; se tu insulti tuo fratello, lo hai ucciso nel tuo cuore. L’uccisione è un processo che incomincia dal piccolo”.
L’omelia del Papa verte quindi su questioni geopolitiche. Egli parla dei “potenti della Terra”, i quali subordinano la vita delle persone ai loro interessi territoriali. “Questo è il processo del sangue – spiega – e il sangue oggi di tanta gente nel mondo grida a Dio dal suolo. Ma è tutto collegato, eh? Quel sangue là ha un rapporto – forse un piccolo goccetto di sangue – che con la mia invidia, la mia gelosia ho fatto io uscire, quando ho distrutto una fratellanza”.
Francesco invita dunque a porci la stessa domanda che Dio pone a Caino: “Dov’è tuo fratello?”, affinché possiamo pensare a tutti coloro che “distruggiamo con la lingua” e “a tutti quelli che nel mondo sono trattati come cose e non come fratelli, perché è più importante un pezzo di terra che il legame della fratellanza”.
Il Papa ha voluto offrire la Messa di oggi a padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù dal 2008 al 2016, che dopodomani torna in Oriente per il suo lavoro.

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Federico Cenci

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