La santità e dottrina eminente di Raimondo Lullo è stata messa in evidenza dal cardinale Angelo Amato – Prefetto della Congregazione della Congregazione delle Cause dei santi – nell’omelia tenuta a Palma di Maiorca domenica 27 ottobre 2016 a conclusione del settimo centenario della morte del Beato maiorchino. Per approfondire la vita e il pensiero di Lullo lunedì 27 febbraio – Cripta della Basilica di Sant’Antonio (Roma, via Merulana, 124), ore 15,30 –, nel contesto della mostra Raimundus, Christianus Arabicus: Raimondo Lullo e l’incontro fra culture, Sara Muzzi svolge una lezione pubblica su Raimondo Lullo tra immagini e profezia. Di seguito una traduzione in italiano dall’originale spagnolo della suddetta omelia del cardinal Amato.
- Siamo arrivati alla conclusione del settimo centenario della morte del beato Raimondo Lullo, gloria di questa terra di santi. Ricordiamo che di recente papa Francesco ha canonizzato Junipero Serra, importante missionario e apostolo del Messico e del Sud California. Anche Raimondo Lullo è stato testimone affidabile ed entusiasta del Vangelo di Gesù Cristo e figlio della Chiesa. Per questo motivo il popolo maiorchino ha dedicato un intero anno alla contemplazione di questa straordinaria figura di santo e teologo.
Il beato Raimondo Lullo – laico sposato e papà di due figli – veniva chiamato Doctor Inspiratus, Illuminatus o Procurator Infidelium ed è stato un coraggioso missionario del Vangelo. Aveva trent’anni quando nel 1263 ebbe una radicale conversione dopo aver ricevuto cinque apparizioni di Gesù Cristo crocifisso e da allora passò da una vita inconsistente e mondana ad una esistenza tutta orientata alla meditazione della Santissima Trinità e dell’Incarnazione. La sua natura autodidatta fece di lui uno scrittore fecondo e un originale apologista del cristianesimo, soprattutto in relazione all’Islam. Da convertito scrisse per convertire.
Il suo metodo, presente nell’Ars compendiosa inveniendi veritatem, sottolinea il ruolo dimostrativo della ragione per la giustificazione della fede. Difende l’unità e l’unicità della verità, contro la teoria della doppia verità, che potrebbe condurre al fideismo. Basandosi sull’armonia tra filosofia e teologia, illustra la dottrina trinitaria, cristologica e mariologica, fondando la verità dell’ Immacolata Concezione di Maria.
- Aveva quattro grandi obiettivi: innanzitutto diffondere le conoscenze della sapienza cristiana tra credenti e non credenti; in secondo luogo rinnovare la formazione missionaria imparando le lingue e le culture non cattoliche (lui stesso fu d’esempio imparando l’arabo); sollecitare le autorità religiose e secolari a preparare un modello di politica missionaria organica ed efficace; e per ultimo implicare clero, religiosi e laici – colti e incolti, signori e servi, qualsiasi tipo di professionisti, commercianti e militari – nella predicazione e nella testimonianza. Tutti i battezzati venivano interpellati a compromettersi come discepoli e apostoli di Cristo.
Lullo non fu teologo di professione ma per la missione. Di fatto fu un missionario del Vangelo utilizzando strumenti attuali come il dialogo interreligioso, la persuasione intellettuale, la mutua comprensione e la libertà di coscienza. Era convinto che il cristianesimo conteneva nella sua essenza la difesa di tre elementi costitutivi dell’umanità: libertà, verità e carità. Il cristianesimo poi si autogiustifica mostrando l’evidenzia della sua origine divina.
- Se Lullo fu un grande pensatore e scrittore di argomenti sacri, che dire allora della sua santità? La Chiesa riconosce in lui non solo una dottrina eminente ma anche una santità eroica fondata nella fede, speranza e carità. Tutta l’opera lulliana porta il lettore alla contemplazione mistica e all’amore avvolgente di Dio nella sua grandezza e misericordia: a Dio, l’Amato, protende l’Amico, vale a dire il fedele, in piena comunione ricca di sfumature, slanci e ricerca senza fine.
È un compito quasi impossibile elencare le opere dove Lullo esprime l’esperienza amorosa con Dio, con il suo Signore Gesù Cristo e con la Vergine Maria, con i fratelli cristiani e non cristiani. Questo amore costante e ripetuto appare come la ragion d’essere della sua vita, della sua conversione, dei suoi scritti, della sua attività, dei suoi viaggi e della donazione di sé fino alla fine. In una serie di trecento sessantasei metafore morali dedica ogni giorno dell’anno al dialogo d’amore tra lui – l’Amico – e Dio – l’Amato – in un intenso desiderio di unione mistica.
- È sorprendente quest’inclinazione mistica in un laico, in una persona che non aveva nessuna formazione spirituale specifica. La sua spiritualità, ciononostante, è ricca d’intuizioni profonde e originali, frutto di una continua meditazione del Vangelo. Più s’inoltrava nella contemplazione del mistero di Dio, più la sua parola si arricchiva di contenuti inediti e novità espressive. Ma più si arricchiva dell’abbondanza spirituale, più si sprofondava nella povertà materiale, che secondo il nostro Beato, concedeva la libertà di possedere le virtù. Un giorno, Blanca Picany, sua moglie, chiese addirittura l’aiuto di un amministratore esterno per mettere in ordine le proprietà del marito, il quale era diventato talmente contemplativo che trascurava la gestione dei suoi beni temporali. Dal giorno della sua conversione, confermata dal pellegrinaggio a Santiago di Compostela, lui aveva abbandonato gli abiti lussuosi vestendo in modo semplice e austero. In una lettera a Giacomo II d’Aragona dice di sé stesso: pauper sum (sono povero).
- Frutto della sua fede sincera e del suo amore alla Chiesa, è l’umile sottomissione di Lullo al magistero. Ribadisce spesso che tutta l’intera produzione teologica a lui attribuita non era altro che frutto della divina ispirazione. Ciò non toglieva però che la sua arte non venisse sottoposta al giudizio della Chiesa. L’obbedienza all’autorità fa parte della docilità del suo cuore alla Parola di Dio. La fedeltà di Lullo alla Sede Apostolica lo mise in movimento e sempre in cammino ai piedi del Papa, come punto indiscusso di riferimento. Dopo il pellegrinaggio a Santiago di Compostela, aveva deciso di studiare a Parigi per ricevere una formazione universitaria adeguata. Passando per Barcellona, chiese consiglio al domenicano Raimondo de Peñafort, consigliere di papi e re, compilatore delle Decretales sotto Gregorio IX e maestro generale dell’Ordine domenicano. Lullo, subito si sottopone al consiglio del Santo domenicano che l’invitava a rinunciare a Parigi e a tornare in patria.
Spesso Lullo manifesta la sua umiltà dichiarandosi peccatore e percependosi indegno per comparire come autore dei suoi libri. Nella sua opera sulla Contemplazione di Dio scrive che non è degno avere il nome nell’opera né tanto meno che gliene venga attribuita.
- Sono due gli accenti della santità di Raimondo Lullo che potrebbero interessare alla Chiesa odierna: la profondità dell’esperienza mistica e dell’amore di Dio, e la preoccupazione sia della propagazione della fede cristiana tra i non credenti che lo sviluppo della fede tra i credenti. Sono i due aspetti che caratterizzano la sua vita dalla conversione fino alla morte. È straordinaria la dimensione contemplativa sempre presente nelle opere lulliane ed è costante il suo desiderio di propagare il Vangelo nel mondo attraverso l’annuncio e la testimonianza, non per imposizione ma per attrazione. Secondo lui, l’annuncio cristiano non è una delle tante dottrine religiose, ma si tratta dell’unica rivelazione fondamentale per la salvezza di ogni persona umana e per l’intera umanità che si forma mediante la libertà, la verità e la carità.
La fede non indebolisce la ragione ma al contrario la onora, innalzandola sino ai vertici della familiarità con Dio. Questo è il messaggio che il beato Raimondo Lullo lascia a tutta la Chiesa, ai sacerdoti, ai consacrati, e soprattutto ai laici, chiamati anche loro all’ intimità con Dio. Qui si trova una speciale sintonia con il Concilio Vaticano II che invita i laici «a esercitare l’apostolato evangelizzando e santificando gli uomini, e animando e perfezionando con lo spirito evangelico l’ordine temporale, in modo che la loro attività in quest’ordine costituisca una chiara testimonianza a Cristo e serva alla salvezza degli uomini. Siccome è proprio dello stato dei laici che essi vivano nel mondo e in mezzo agli affari profani, sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, esercitino il loro apostolato nel mondo, a modo di fermento» (Apostolicam Actuositatem, 2).
In modo profetico, Lullo visse questa vocazione laicale in tutta la ricchezza propria di apostolato e santità. Secondo quanto dice san Paolo lui si è rivestito di Cristo, abbandonando le opere delle tenebre e indossando le armi della luce (cfr. Rm 13,12-14).
***
Informazioni: http://antonianum.eu/it/news/4864/Raimundus–Christianus-Arabicus