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Nepal: il governo riabilita le festività natalizie

A seguito delle proteste dei cristiani, grande partecipazione alle celebrazioni, anche da parte delle alte cariche dello stato

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Non sempre le proteste popolari contro decisioni dei governi laicisti rimangono lettera morta. È il caso del Nepal, dove il Natale è stato approvato come festa nazionale dopo che, lo scorso aprile, ne erano stato rimosse le celebrazioni pubbliche.
Una decisione che è stata accolta con profonda gioia e partecipazione da parte della minoranza cristiana nel paese himalayano, laddove anche le autorità sono ora convinte d’aver fatto la cosa giusta.
Le città si sono riempite di luminarie, addobbi ed alberi natalizi. I cristiani praticanti hanno pregato, preso parte alle funzioni di precetto, scambiandosi i regali e coinvolgendo, quasi senza volerlo, i fedeli di altre religioni.
La presidente della Repubblica, Bidya Devi Bhandari, è intervenuta pubblicamente alle celebrazioni natalizie, auspicando che questo momento di festa “possa rafforzare i sentimenti d’amore e unità fra i cittadini nepalesi e ispirare tutti quanti al rispetto della Costituzione in nome di un pacifico e prosperoso Nepal”.
Da parte sua, il primo ministro Pushpa Kamal Dahal ha rivolto i suoi auguri di “pace, felicità, prosperità, buona salute, unità e fratellanza a tutti i cristiani nepalesi residenti in patria e all’estero”. Anche l’ex re Gyanendra Shah e suo figlio si sono uniti alle celebrazioni.
La decisione di rimuovere il Natale dal calendario delle feste nazionali era stata presa ufficialmente per “controllare l’aumento delle festività nazionali”, pur con l’intenzione di garantire le vacanze ai dipendenti pubblici.
“I cristiani non lavorano solo per il governo. Se il Natale non sarà festa nazionale, i lavoratori del settore privato non potranno celebrarlo. Il governo accorda l’esistenza di 83 feste per gli indù e le altre comunità, ma nessuna per i cristiani”, aveva denunciato in quell’occasione il pastore CB Gahatraj, segretario generale della Federazione nazionale dei cristiani, preludendo alle manifestazioni di protesta che poi avrebbero convinto il governo a tornare sui suoi passi.
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Fonte: Asia News
 

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ZENIT Staff

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