Pakistan. Asia Bibi: “Non odio nessuno, prego per chi mi ha fatto del male”

La donna condannata per blasfemia ha ricevuto a visita in carcere dei familiari per lo scambio degli auguri natalizi

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In procinto di trascorrere il suo settimo Natale in carcere, Asia Bibi ha espresso parole di perdono per chi le ha tolto la libertà e la convinta speranza di poter essere presto scarcerata.
Secondo quanto riferisce La Stampa, la donna condannata a morte per blasfemia in Pakistan, oggi detenuta nel penitenziario femminile di massima sicurezza di Multan, sta vivendo la reclusione come un “lungo ritiro spirituale”, accompagnato dalla preghiera e dalla lettura quotidiana della Bibbia.
Lo scorso 19 dicembre, Asia Bibi ha ricevuto la vista del marito Shiq Masih e delle due figlie Aisha ed Esham, accompagnate dal tutore della famiglia, Jospeh Nadeem, che hanno potuto incontrarla per appena mezz’ora, alla presenza di due secondini che hanno registrato ogni parola della loro conversazione.
Assieme ai familiari, che le hanno portato cibo ed abiti nuovi, la detenuta ha pregato, ha letto un passo del Vangelo e ha condiviso un dolce natalizio, scambiando poi gli auguri per le feste.
“Vorrei solo dire che non odio nessuno. Non odio quanti mi hanno fatto soffrire in tutti questi anni. Perdono tutti e prego per quanti mi hanno fatto del male”: sono queste le parole che Asia Bibi ha consegnato al mondo, dopo la recente visita dei suoi cari.
“Asia ha voluto ringraziare nuovamente il Papa e quanti continuano a pregare per lei – ha detto Nadeem a Vatican Insider -. E ha espresso la convinzione che, grazie alla volontà di Dio, sarà presto libera”.
L’estrema povertà in cui versa la famiglia di Asia Bibi è compensata soltanto dagli aiuti di Joseph Nadeem e della Renaissance Education Foundation di Lahore, che sta sostenendo il marito e le figlie nelle spese processuali e in tutto ciò di cui hanno bisogno.
Il caso di Asia Bibi è ora in discussione alla Corte Suprema, sebbene lo scorso ottobre, l’udienza prevista sia stata rinviata in quanto uno dei magistrati si è ritirato, rifiutandosi dal giudicare un caso così complesso.
Secondo quanto riferisce un recente rapporto di Amnesty International, la legge sulla blasfemia viene spesso usata come pretesto di aggressione contro le minoranze, da parte di gruppi di fondamentalisti islamici.

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ZENIT Staff

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