Militari in Nigeria contro Boko Haram

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Nigeria: il terrore si chiama Fulani Herdsmen

Secondo quanto riferisce il vescovo di Kafanchan, Amnesty International considera questo nuovo gruppo come la terza più pericolosa organizzazione jihadista del mondo

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“Dal 2006 al 2014 oltre 12.000 cristiani uccisi, circa 2.000 chiese distrutte, e 1,4 milioni di sfollati in Nigeria”. Mons. Joseph D. Bagobiri, vescovo della diocesi di Kafanchan, nello Stato di Kaduna, in Nigeria, cita questi dati nel corso di un incontro nella sede romana di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
“Nell’ultimo trimestre – spiega il vescovo – oltre la metà dei territori della parte meridionale dello Stato di Kaduna ha registrato un’intensificazione degli attacchi da parte dei Fulani Herdsmen Terrorists (FHT)”. In Occidente questa sigla terroristica non è molto nota, tuttavia, prosegue il presule, “Amnesty International e altre organizzazioni internazionali la considerano come la terza fra le più pericolose organizzazioni al mondo, dopo l’ISIS e Boko Haram”.
A conferma di ciò il Vescovo nigeriano afferma che dal settembre scorso il bilancio è di “53 villaggi dati alle fiamme, 808 vite spezzate, 57 feriti, 1.422 case e 16 chiese distrutte”. FHT è un’organizzazione composta prevalentemente da mandriani, che tuttavia usano delle “armi sofisticate”. Mons. Bagobiri non ha tuttavia informazioni sufficienti per stabilire chi fornisca loro questo tipo di strumenti.
Circa le cause del fenomeno, il Vescovo di Kafanchan è netto: “Sono sia sociali, cioè questioni fondiarie, sia religiose. Entrambe le cause sono presenti, ma il fattore religioso è preponderante: è una persecuzione religiosa. La crescita del cristianesimo nell’area settentrionale dello Stato negli ultimi cento anni è stata eccezionale, da una percentuale prossima allo 0% al 31%, e questo, in quel contesto, rappresenta un motivo sufficiente per scatenare la persecuzione. Non si può neanche pensare che l’attacco sia contro un particolare gruppo etnico, perché i cristiani appartengono a diversi ceppi etnici”.
Nonostante il livello della minaccia, prosegue il presule, “la persecuzione in Nigeria non beneficia dello stesso grado di attenzione internazionale riservato, per esempio, al Medio Oriente.”. Quel che è peggio è che non c’è sufficiente attenzione neanche da parte del governo. “Questi attacchi si verificano sono lo sguardo inerte del governo, che si limita ad assistere, mentre le popolazioni sono in balia di questi terroristi armati con strumenti avanzati”, e questo perché “le forze di polizia non hanno armi adeguate per intervenire, oppure non hanno ricevuto ordini in tal senso”.
Questa minaccia terroristica si sovrappone, inoltre, ad un problema strutturale, e cioè la Sharia, introdotta in 12 dei 36 Stati della Nigeria. La legge islamica è causa di “disuguaglianza e discriminazione”, basti pensare che “le Corti islamiche ordinariamente rilasciano musulmani accusati di reati gravi, come l’omicidio ai danni di cristiani uccisi in quanto ritenuti colpevoli di presunta blasfemia”, ha concluso Mons. Bagobiri.
Dopo la testimonianza resa dal vescovo nigeriano nella sede della Fondazione pontificia che si occupa dei cristiani perseguitati, si spera che si possa attirare l’attenzione degli osservatori e dei responsabili, affinché i cristiani di quella nazione non vengano dimenticati e lasciati soli.

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ZENIT Staff

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