Nella sua rubrica settimanale di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi alla domanda di un lettore nello Zimbabwe.
Potrebbe aiutarmi per quanto riguarda il periodo d’Avvento, dal momento che si sta avvicinando? Qual è la sua origine e teologia? — D.K., Harare, Zimbabwe
È una domanda molto ampia e non è semplice rispondervi brevemente. Tuttavia, cercherò di fornire quanto meno alcuni concetti di base.
Il nostro attuale sistema di organizzazione del ciclo o anno liturgico inizia con l’Avvento. Ciò è perfettamente logico in quanto tutto nella Chiesa ha inizio con la venuta di Cristo.
Tuttavia, l’anno non è sempre stato ordinato in questo modo e inoltre non in tutte le famiglie liturgiche è organizzato così. Le più antiche tracce di un ciclo liturgico seguivano gli usi ebraici e facevano iniziare l’anno con la Pasqua, la cui data determina tutt’ora varie altre festività.
Ciò era inoltre in accordo con l’apertura dell’anno civile che a quel tempo, aveva inizio non a gennaio ma a marzo. Stando ad alcune tradizioni cristiane, l’equinozio di primavera, che cadeva il 25 marzo, era il primo giorno della creazione, inoltre il giorno dell’Incarnazione e infine quello della Crocifissione. A testimoniare questa tradizione vi è il più antico lezionario che ci è pervenuto, quello del palinsesto di Wolfenbüttel (composto prima del 452), il quale presenta un ciclo di letture che inizia a Pasqua e termina con il Sabato Santo dell’anno successivo.
Man mano che la celebrazione della festività del Natale diventava più diffusa, insieme al fatto che alcune chiese trasferirono la celebrazione dell’Annunciazione a prima di Natale togliendola dalla Quaresima, l’idea di far iniziare l’anno liturgico più o meno in questo periodo si fece avanti. Questo si rifletteva nei libri liturgici del VI e VII secolo che iniziavano con il Natale. Uno o due secoli più tardi, quando l’Avvento venne considerato il tempo di preparazione al Natale, vediamo i libri cominciare con la prima Domenica di Avvento, e questo uso diventa comune a partire dal IX secolo.
Sembrerebbe che la celebrazione liturgica dell’Avvento ebbe origine in Spagna e nella Francia meridionale, al tempo caratterizzata da un forte carattere penitenziale. A Roma troviamo le prime tracce di questa celebrazione liturgica nel VI secolo, talvolta per cinque o sei Domeniche. Il Tempo di Avvento composto da quattro Domeniche potrebbe essere stato stabilito da Papa Gregorio Magno nell’anno 546, nonostante l’Avvento lungo fosse ancora riscontrabile in alcune località fino all’XI secolo ed esiste tuttora nel rito ambrosiano a Milano.
Sotto l’influenza delle pratiche liturgiche francesi e spagnole, l’Avvento Romano assunse anche lentamente un carattere penitenziale, con il digiuno, l’uso di paramenti viola, l’omisssione del Te Deum e del Gloria, il silenzio dell’organo e la rimozione dei fiori. Il carattere penitenziale, tuttavia, non si infiltrò nei testi liturgici della Messa e del Divino Ufficio, i quali generalmente esprimevano il desiderio di ricevere il Signore che viene.
Da un punto di vista storico, le preghiere utilizzate durante l’Avvento provengono da noti antichi manoscritti come il Rotolo di Ravenna (V-VI secolo) e il Sacramentario Gelasiono (VII secolo). Il tema ricorrente in essi è la venuta di Cristo, sia nell’incarnazione (prima venuta) sia alla fine dei tempi (seconda venuta). Fanno menzione della purificazione necessaria a riceverLo degnamente, ma senza alcuna traccia di paura o scoraggiamento.
Le attuali riforme del calendario e del messale, mentre conservano ancora alcuni di questi elementi in quanto richiesti per la preparazione spirituale al Natale, hanno anche ammorbidito l’aspetto penitenziale, permettendo un uso moderato di fiori e quello un po’ più ampio dell’organo.
Di conseguenza l’Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) al n° 305 dice:
“Nel tempo d’Avvento l’altare sia ornato di fiori con quella misura che conviene alla natura di questo tempo, evitando di anticipare la gioia piena della Natività del Signore”.
E ancora al n° 313:
“In tempo d’Avvento l’organo e altri strumenti musicali siano usati con quella moderazione che conviene alla natura di questo tempo, evitando di anticipare la gioia piena della Natività del Signore”.
Perciò, nonostante l’Avvento non sia più considerato un periodo di penitenza, i residui di alcuni fra gli elementi più antichi, come i paramenti viola e l’omissione del Gloria, aiutano a enfatizzare il contrasto tra il periodo di preparazione e la gioia festosa del Natale.
Circa la spiritualità dell’Avvento, le Norme Generali per l’Ordinamento dell’Anno Liturgico stabiliscono:
“39. L’Avvento ha un carattere bivalente: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta di Cristo fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, il cuore e lo spirito vengono guidati all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi. L’Avvento è perciò un periodo di devota e gioiosa attesa.
“40. Il tempo di Avvento comincia dai primi vespri della domenica che capita il 30 novembre o è la più vicina a questa data, e termina prima dei primi vespri di Natale.
“41. Le domeniche di questo tempo si chiamano: domenica I, II, III, IV di Avvento.
“42. Le ferie dal 17 al 24 dicembre compreso sono ordinate a una più diretta preparazione al Natale del Signore”.
Il commentario che accompagnava l’introduzione a queste norme generali notava:
“I testi liturgici dell’Avvento presentano un’unità, dimostrata dalla lettura quasi quotidiana del profeta Isaia. Tuttavia si possono distinguere nettamente due parti nell’Avvento, ognuna col suo significato, come illustra chiaramente i nuovi prefazi. Dalla prima Domenica fino al 16 Dicembre la liturgia esprime il carattere escatologico dell’Avvento e ci sollecita a rivolgere il nostro sguardo alla seconda venuta di Cristo. Dal 17 al 24 Dicembre invece, le funzioni quotidiane della Messa e della Liturgia delle Ore ci preparano più direttamente alla celebrazione del Natale”.
Dopo il Concilio Vaticano Secondo, il nuovo lezionario per il Tempo d’Avvento aumentò notevolmente il numero delle letture. Coloro che hanno compilato il nuovo lezionario hanno compiuto uno studio esaustivo di tutti i lezionari della Chiesa Occidentale, coprendo un periodo di circa 1500 anni, e selezionato tutto ciò che era più meritevole e tradizionale. Il risultato sono circa 75 letture in totale. Le prime due Domeniche annunciano la venuta del Signore per giudicare, la terza esprime la gioia di una venuta già molto vicina, la quarta ed ultima “si presenta come una Domenica dei padri dell’Antico Testamento e della Beata Vergine Maria, in anticipazione alla nascita di Cristo”. Le letture feriali seguono la teologia espressa nella Domenica precedente.
Là dove il messale della forma straordinaria aveva solamente preghiere adatte per la Domenica e i giorni delle Quattro Tempora di dicembre, l’attuale Messale Romano ha una propria colletta per ogni giorno d’Avvento, una più ampia selezione delle altre preghiere della Messa e due prefazi stagionali propri dove prima non ve ne era nessuno.
Infine, un altro elemento caratteristico di questa stagione sono le meravigliose Antifone O, attribuite da alcuni critici a Gregorio Magno, anche se siano state introdotte nella liturgia in un’epoca successiva. Vengono utilizzate nella Liturgia delle Ore e nel lezionario nei giorni che vanno dal 17 al 24 Dicembre, e proclamano la venuta di Cristo alle nazioni.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.
Foto: Pixabay - CC0
L'Avvento come tempo liturgico
Qual è l’origine e la teologia delle settimane che precedono il Natale?