Papa: "Minori migranti tre volte indifesi. Spezzare rete abusi e trovare soluzioni durature”

Il Messaggio del Pontefice per la 103.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”

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Bambini avviati nel giro della prostituzione o della pornografia, resi schiavi dal lavoro minorile o arruolati come soldati, coinvolti in traffici di droga e altre forme di delinquenza, forzati alla fuga da conflitti e persecuzioni. “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare”.

Bergoglio riverbera il severo monito di Cristo nel suo Messaggio per la 103.ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, scagliandosi contro la “gente senza scrupoli” che oggi sfrutta bambini e bambine “tre volte indifesi perché minori, perché stranieri e perché inermi”.

Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce è infatti il tema scelto dal Pontefice per il suo Messaggio, in cui chiede di sradicare alla radice, cioè agendo nei Paesi d’origine, le cause del fenomeno migratorio che ormai ha assunto “le dimensioni di una drammatica questione mondiale”. Poi lancia un accorato appello affinché si cerchino e si adottino “soluzioni durature” per la questione dei minori migranti, soprattutto quelli soli, “forzati a vivere lontani dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti familiari”, ed esorta a spezzare la rete di abusi e sfruttamento la cui “spinta più potente” è data dalla “domanda”. “Se non si trova il modo di intervenire con maggiore rigore ed efficacia nei confronti degli approfittatori, non potranno essere fermate le molteplici forme di schiavitù di cui sono vittime i minori”, afferma il Pontefice.

Stigmatizza quindi nel Messaggio “la corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili” che – afferma – “comporta lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori” e, in generale, la privazione di tutti quei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia.

“L’età infantile, per la sua particolare delicatezza, ha delle esigenze uniche e irrinunciabili”, sottolinea Francesco. Anzitutto “il diritto ad un ambiente familiare sano e protetto dove poter crescere sotto la guida e l’esempio di un papà e di una mamma”; poi “il diritto-dovere a ricevere un’educazione adeguata, principalmente nella famiglia e anche nella scuola, dove i fanciulli possano crescere come persone e protagonisti del futuro proprio e della rispettiva nazione”. Invece, ancora oggi, in molte zone del mondo, “leggere, scrivere e fare i calcoli più elementari è un privilegio per pochi”, come lo è pure “giocare” e “fare attività ricreative”, insomma “essere bambini”.

Questi piccoli migranti sono dunque “invisibili e senza voce”: “La precarietà li priva di documenti, nascondendoli agli occhi del mondo l’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire”. In tal modo, denuncia il Pontefice, “finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell’abuso dei minori è dura da spezzare”.

Come rispondere a tale realtà? Anzitutto puntando alla protezione e alla difesa perché “questi ragazzi e ragazze – spiega Bergoglio, citando Benedetto XVI – finiscono spesso in strada abbandonati a sé stessi e preda di sfruttatori senza scrupoli che, più di qualche volta, li trasformano in oggetto di violenza fisica, morale e sessuale”.

Del resto, “la linea di demarcazione tra migrazione e traffico può farsi a volte molto sottile”. Molti, osserva il Papa, sono i fattori che contribuiscono a creare uno stato di vulnerabilità nei migranti, specie se minori: “l’indigenza e la carenza di mezzi di sopravvivenza – cui si aggiungono aspettative irreali indotte dai media –; il basso livello di alfabetizzazione; l’ignoranza delle leggi, della cultura e spesso della lingua dei Paesi ospitanti”.

“Tutto ciò li rende dipendenti fisicamente e psicologicamente”. Pertanto, secondo Papa Francesco, è necessario che gli immigrati collaborino con le comunità che li accolgono in maniera più efficace ed incisiva, non solo scambiando informazioni, ma anche intensificando “reti capaci di assicurare interventi tempestivi e capillari”.

In secondo luogo, bisogna lavorare per l’integrazione dei bambini e dei ragazzi migranti che “dipendono in tutto dalla comunità degli adulti”. “Molto spesso, la scarsità di risorse finanziarie diventa impedimento all’adozione di adeguate politiche di accoglienza, di assistenza e di inclusione”, rileva il Santo Padre. Di conseguenza, “invece di favorire l’inserimento sociale dei minori migranti, o programmi di rimpatrio sicuro e assistito, si cerca solo di impedire il loro ingresso, favorendo così il ricorso a reti illegali; oppure essi vengono rimandati nel Paese d’origine senza assicurarsi che ciò corrisponda al loro effettivo ‘interesse superiore’”.

La condizione si aggrava quando i minori si trovano “in stato di irregolarità” o “vengono assoldati dalla criminalità organizzata”, finendo spesso in centri di detenzione. “Non è raro, infatti, che vengano arrestati e, poiché non hanno denaro per pagare la cauzione o il viaggio di ritorno, possono rimanere per lunghi periodi reclusi, esposti ad abusi e violenze di vario genere”, evidenzia il Pontefice.

“In tali casi – aggiunge – il diritto degli Stati a gestire i flussi migratori e a salvaguardare il bene comune nazionale deve coniugarsi con il dovere di risolvere e di regolarizzare la posizione dei migranti minorenni, nel pieno rispetto della loro dignità e cercando di andare incontro alle loro esigenze, quando sono soli, ma anche a quelle dei loro genitori, per il bene dell’intero nucleo familiare”.

Di qui l’appello ad adottare “adeguate procedure nazionali” e “piani di cooperazione concordati tra i Paesi d’origine e quelli d’accoglienza, in vista dell’eliminazione delle cause dell’emigrazione forzata dei minori”. Il tutto mirando a “soluzioni durature” che sradichino problematiche come “guerre, violazioni dei diritti umani, corruzione, povertà, squilibri e disastri ambientali” che sono le cause delle migrazioni. “I bambini sono i primi a soffrirne – dice Papa Francesco – subendo a volte torture e violenze corporali, che si accompagnano a quelle morali e psichiche, lasciando in essi dei segni quasi sempre indelebili”.

Il primo passo da compiere è allora “l’impegno dell’intera Comunità internazionale ad estinguere i conflitti e le violenze che costringono le persone alla fuga”. Inoltre, “si impone una visione lungimirante, capace di prevedere programmi adeguati per le aree colpite da più gravi ingiustizie e instabilità, affinché a tutti sia garantito l’accesso allo sviluppo autentico, che promuova il bene di bambini e bambine, speranze dell’umanità”.

In ultimo, il Vescovo di Roma si rivolge ai cristiani incitandoli ad essere “consapevoli che il fenomeno migratorio non è avulso dalla storia della salvezza, anzi, ne fa parte”. Tale fenomeno è, in tal senso, “un segno dei tempi” che “parla dell’opera provvidenziale di Dio nella storia e nella comunità umana in vista della comunione universale”.
La Chiesa, pertanto, “pur senza misconoscere le problematiche e, spesso, i drammi e le tragedie delle migrazioni, come pure le difficoltà connesse all’accoglienza dignitosa di queste persone”, incoraggia “a riconoscere il disegno di Dio anche in questo fenomeno, con la certezza che nessuno è straniero nella comunità cristiana, che abbraccia ogni nazione, razza, popolo e lingua”.
“Ognuno è prezioso – rimarca Francesco – le persone sono più importanti delle cose e il valore di ogni istituzione si misura sul modo in cui tratta la vita e la dignità dell’essere umano, soprattutto in condizioni di vulnerabilità”. Come nel caso dei minori migranti, appunto.
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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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