Fumo / Pixabay CC0 - maxknoxvill, Public Domain

Prodotti a rischio salute: come ridurre il danno?

Un dibattito scientifico a Roma promosso dalla European House Ambrosetti ha fatto luce su alcune delicate controversie attuali

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Si è tenuta a Roma il 28 settembre, una tavola rotonda tecnica organizzata da The European House Ambrosetti presso l’Hotel Minerva su Il principio della riduzione del danno per la regolamentazione di prodotti e attività a rischio per la salute, con tanti specialisti, ricercatori, medici, politici ed imprenditori.
La spiegazione. Il concetto di riduzione del danno ha origine in ambito medico e nasce negli anni 80, nei cosiddetti “anni bui” per il contagio da Hiv, dal dilagare di morti per eroina e Aids, spauracchio di tutta una generazione. Ed è allora che in Gran Bretagna si è iniziato a usare questo termine per intendere “una politica sociale che privilegi lo scopo di diminuire gli effetti di specifici consumi, a tutela della salute pubblica”. In economia, invece, lo stesso concetto si esprime con il termine “esternalità” intendendo più tecnicamente gli effetti che un’attività economica esercita al di fuori del mercato, sulla produzione o sul benessere di altre unità, che appunto si classificano in positive e negative.
Esempi pratici dell’applicazione del principio della riduzione del danno, sono evidenti in campo alimentare: con la sostituzione dell’olio di palma con altri prodotti a maggiore sostenibilità ambientale e minori grassi saturi; e in quello energetico: con la scelta di soluzioni a minor impatto ambientale come le fonti rinnovabili e infine nelle autovetture, con la scelta di veicoli meno inquinanti: elettrici o ibridi.
Il dibattito. Un tema che invece ancora divide l’opinione pubblica e anche questo simposio di esperti è quello del fumo. Alcuni medici e rappresentanti della sanità pubblica ritengono che il fumo sia da condannare e vietare tout court, per altri è necessario, invece, aiutare chi non riesce a smettere. Per il Prof. Tirelli, oncologo e direttore del Centro di Ricerca di Aviano, bisogna agire nei termini della riduzione del danno e trattare questa dipendenza come tutte le altre: droga, alcol e favorire un’alternativa plausibile a chi non riesce a smettere. “Un terzo dei tumori è dovuto al fumo – spiega il professore – con 37mila nuovi casi di cancro al polmone ogni anno”. “Le sigarette elettroniche non sono cancerogene – aggiunge Tirelli – perché non essendoci combustione della carta, del catrame e della nicotina, non vengono così rilasciate le 70 sostanze cancerogene, riconosciute e classificate dall’Oms, presenti nelle classiche”.
Tra le evidenze scientifiche a favore della e-cig: gli studi britannici come il “Cochrane Review” e quello dell’Istituto superiore della sanità inglese che dimostrano come in UK i fumatori siano diminuiti del 20%, grazie a una politica di promozione di questa valida alternativa da parte dello Stato e anche grazie a un innalzamento delle imposte sulle classiche “bionde”.
Tra i presenti al think tank anche la senatrice Maria Rizzotti, che racconta di aver dimezzato il consumo di “bionde”, senza fatica, grazie a una rivoluzionaria sigaretta elettronica di terza generazione. “L’importante in un’ottica di riduzione del danno –spiega la vice presidente della Commissione Igiene e Sanità al Senato – è affidarsi a esperti del settore: medici, ricercatori, piuttosto che a meri opinionisti”.
In effetti, è sempre più acceso il dibattito alla Camera, non solo per quanto riguarda la sigaretta elettronica – con l’istituzione di una commissione inter-gruppo dedicata – ma anche sulla liberalizzazione di droghe leggere: un tema scottante che divide gli scienziati e i medici, oltre all’opinione pubblica. Una liberalizzazione, quella della cannabis, che rappresenta per alcuni, una politica di riduzione del danno, per altri, una minaccia reale per la salute, da contrastare solo col divieto, ma soprattutto, con opportune politiche di prevenzione.
Le conclusioni. È questo un chiaro esempio della difficoltà per il regolatore di stabilire principi guida, validi e accreditati, nella riduzione del danno. Da ciò deriva la necessità – confermata da questo tavolo tecnico – di stabilire alcuni precetti da seguire. In primis, individuare su quali criticità è necessario agire, realizzare presso organismi certificati studi scientifici ad hoc, stabilire procedure di controllo sulle fonti utilizzate, elaborare un’agenda con le priorità di intervento, favorire una comunicazione efficace delle stesse. Fondamentale è il ruolo dell’informazione – basata su evidenze scientifiche comprovate – e spetta al legislatore promuovere le fonti più autorevoli e corrette e limitare le informazioni infondate, fonte di danno sociale.
A conclusione del workshop, emerge che rendere conosciute, disponibili e preferibili le alternative, a potenziale rischio ridotto – come la sigaretta elettronica – aumenti il benessere sociale, anche a parità di politiche preventive, divieti o livello di pressione fiscali sui prodotti.
E su questo assunto finale, concordano tutti i presenti, consapevoli della fallibilità umana e per dirla con Oscar Wilde: “Dell’incapacità, per sua natura, di resistere, tout court, alle tentazioni”.

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Rita Ricci

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