Una mozione per chiudere le porte a ogni ipotesi di modifica dei confini e dello status giuridico della Provincia settentrionale di Ninive è stata votata nei giorni scorsi dal Parlamento iracheno. Presentata dal parlamentare sunnita Ahmed Jarba, la risoluzione ha ottenuto ampio favore da parte dell’Assemblea parlamentare, raccogliendo l’appoggio delle forze sciite e di molti parlamentari sunniti. Il popolo iracheno – ha dichiarato Jarba dopo il voto – respinge ogni ipotesi preventiva di ripartizione e riconfigurazione giuridica della Piana di Ninive.
Secondo i sostenitori della mozione, ogni modifica dei confini e dell’attuale status amministrativo e giuridico della provincia al momento presente rappresenterebbe una violazione della Costituzione irachena. A loro giudizio – riportano fonti locali consultate dall’agenzia Fides – le questioni riguardanti il futuro assetto istituzionale dell’area saranno trattate solo se e quando sarà realizzata la piena liberazione di quelle terre dal dominio dei jihadisti dell’autoproclamato Stato Islamico (Daesh). E in ogni caso, i progetti di riconfigurare l’area su base etnica o settaria rappresentano altrettanti tentativi – promossi da forze esterne – per condizionare i futuri scenari politici della regione “con il pretesto di soccorrere le minoranze religiose”:
Il pronunciamento del Parlamento iracheno rappresenta un intenzionale altolà rispetto a tutte le ipotesi – coltivate sia dentro che fuori dall’Iraq – di suddividere la provincia di Ninive e ricavare delle “aree protette” da riservare a gruppi minoritari etnici e religiosi, dotate di ampia autonomia politica e amministrativa. Negli ultimi tempi, campagne e iniziative politiche lanciate soprattutto negli Usa avevano riproposto i progetti – periodicamente riaffioranti – di trasformare la Piana di Ninive in un’area autonoma, riservata alle popolazioni cristiane caldee, sire e assire.
Come ricorda ancora Fides, il 9 settembre scorso, dodici membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti (9 eletti nel Partito Repubblicano e 3 eletti nel Partito Democratico), avevano anche presentato al Comitato per gli Affari esteri della Camera una Risoluzione per chiedere che il Congresso Usa e la comunità internazionale promuovano presso il governo iracheno il riconoscimento di una Provincia corrispondente alla Piana di Ninive e organizzata secondo criteri giuridici in linea con “l’auto-determinazione da parte delle popolazioni indigene”.
La risoluzione, presentata dal repubblicano Jeff Fortenberry a nome dei suoi colleghi, argomentava la richiesta con una lista di 16 considerazioni, molte delle quali facevano riferimento alle campagne realizzate nei mesi scorsi per spingere il governo Usa e altre istanze politiche occidentali ad applicare la definizione di “genocidio” alle varie forme di brutalità e oppressione consumate dai militanti dell’autoproclamato Stato Islamico sui cristiani e su altri gruppi minoritari.
Secondo i sostenitori della mozione, ogni modifica dei confini e dell’attuale status amministrativo e giuridico della provincia al momento presente rappresenterebbe una violazione della Costituzione irachena. A loro giudizio – riportano fonti locali consultate dall’agenzia Fides – le questioni riguardanti il futuro assetto istituzionale dell’area saranno trattate solo se e quando sarà realizzata la piena liberazione di quelle terre dal dominio dei jihadisti dell’autoproclamato Stato Islamico (Daesh). E in ogni caso, i progetti di riconfigurare l’area su base etnica o settaria rappresentano altrettanti tentativi – promossi da forze esterne – per condizionare i futuri scenari politici della regione “con il pretesto di soccorrere le minoranze religiose”:
Il pronunciamento del Parlamento iracheno rappresenta un intenzionale altolà rispetto a tutte le ipotesi – coltivate sia dentro che fuori dall’Iraq – di suddividere la provincia di Ninive e ricavare delle “aree protette” da riservare a gruppi minoritari etnici e religiosi, dotate di ampia autonomia politica e amministrativa. Negli ultimi tempi, campagne e iniziative politiche lanciate soprattutto negli Usa avevano riproposto i progetti – periodicamente riaffioranti – di trasformare la Piana di Ninive in un’area autonoma, riservata alle popolazioni cristiane caldee, sire e assire.
Come ricorda ancora Fides, il 9 settembre scorso, dodici membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti (9 eletti nel Partito Repubblicano e 3 eletti nel Partito Democratico), avevano anche presentato al Comitato per gli Affari esteri della Camera una Risoluzione per chiedere che il Congresso Usa e la comunità internazionale promuovano presso il governo iracheno il riconoscimento di una Provincia corrispondente alla Piana di Ninive e organizzata secondo criteri giuridici in linea con “l’auto-determinazione da parte delle popolazioni indigene”.
La risoluzione, presentata dal repubblicano Jeff Fortenberry a nome dei suoi colleghi, argomentava la richiesta con una lista di 16 considerazioni, molte delle quali facevano riferimento alle campagne realizzate nei mesi scorsi per spingere il governo Usa e altre istanze politiche occidentali ad applicare la definizione di “genocidio” alle varie forme di brutalità e oppressione consumate dai militanti dell’autoproclamato Stato Islamico sui cristiani e su altri gruppi minoritari.