Egitto: 600 migranti naufragati nel Mediterraneo

Le autorità egiziane hanno tratto in salvo 150 persone, ma si teme una delle peggiori catastrofi del mare. Mons. Perego: “Necessari i corridoi umanitari”

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Un’altra strage di migranti nelle acque del Mediterraneo. È di 42 morti e centinaia di dispersi l’ultimo bilancio del naufragio avvenuto ieri, al largo delle coste egiziane, di un barcone che stava trasportando almeno 600 migranti e rifugiati. La dinamica dei fatti è tristemente simile a quella di tanti altri naufragi. L’imbarcazione si è ribaltata poco dopo essere salpata, nei pressi di Rosetta alla foce del Nilo, per cause ancora da chiarire.
Secondo l’agenzia di stampa locale Mena, tra le vittime ci sarebbero cittadini di nazionalità egiziana, sudanese e di altri Paesi africani. Le autorità egiziane hanno tratto in salvo circa 150 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione capovolta. Il mare ha invece inghiottito decine di persone che non ce l’hanno fatta. Alle operazioni di ricerca e salvataggio stanno partecipando operatori subacquei e altri soccorritori.
Le cifre però non sono ancora quelle definitive. Il portavoce del ministro della Salute egiziano, Khaled Megahed, ha spiegato come il numero delle persone disperse non può essere certo: a bordo del barcone c’erano molte più persone della capienza massima dell’imbarcazione. E le autorità temono che il numero dei morti possa salire nelle prossime ore, facendo registrare una delle peggiori catastrofi del mare. Quattro persone sono state arrestate in riferimento al naufragio.
La tragedia avviene proprio mentre al palazzo di vetro di New York prosegue il dibattito sull’emergenza immigrazione e sulle possibilità di una strategia comune. Strategia auspicata dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che oggi ha chiesto un maggiore coinvolgimento dei Paesi di provenienza.
Pessimista riguardo al dibattito appare mons. Giancarlo Perego, direttore generale di Migrantes. Intervistato dalla Radio Vaticana mentre è a Lampedusa, per un incontro tra il vescovo di Calais e il card. Francesco Montenegro, vescovo dell’isola, Perego spiega che “c’è un vento che soffia nella direzione di chiudere le nazioni, un’autoreferenzialità delle nazioni nella gestione dell’immigrazione”. Approccio che secondo il presule, “oltre che non aiutare un governo internazionale delle migrazioni, per quanto riguarda l’Europa, sta rischiando effettivamente di indebolire una politica comune dell’asilo, che era stata invece uno dei tasselli importanti della crescita sociale dell’Europa”.
La strage in Egitto – aggiunge Perego – “rende attuale l’appello del Papa, proprio fatto in questi giorni, che invitava a guardare a forme nuove di legalità per accompagnare i viaggi dei migranti verso l’Europa, facendo in modo effettivamente che i corridoi umanitari siano una delle strade più importanti”.

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ZENIT Staff

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