Africa: un continente al bivio tra sviluppo e secolarizzazione

Al convegno “Sete di pace” ad Assisi, politica, Chiesa e cultura a confronto sul continente nero

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Perché il XXI secolo possa essere il secolo dell’Africa, occorre uno sforzo comune per affrontare le molteplici sfide che i processi innescati dalla globalizzazione pongono al continente. Ne hanno discusso uomini della cultura e leader politici e religiosi africani ad Assisi in un panel aperto e moderato dal viceministro degli Esteri, Mario Giro.
Tra le sfide più pressanti di un continente complesso e articolato: l’educazione dei giovani, l’urbanizzazione crescente, le persistenti disuguaglianze economiche, i processi di democratizzazione, la pace, il ruolo dei Paesi africani nella comunità internazionale.
Secondo Giro, stiamo assistendo a fondamentali cambiamenti antropologici in Africa, dove “si diffonde tra le nuove generazioni una mentalità individualista, competitiva e materialista”. Le città crescono e si trasformano, come ‘città dei flussi’ in cui rapidi sono i cambiamenti e più difficile è l’integrazione. Cruciale è “il miglioramento della quantità e della qualità dell’istruzione – come ha rilevato lo scrittore ivoriano Venance Konan – per un’Africa più all’altezza delle sfide della globalizzazione, e più capace di giocarvi un ruolo diverso dalla semplice comparsa”. Per l’arcivescovo di Jos (Nigeria), mons. Ignatius Ayau Kaigama, è necessario proteggere e salvaguardare la famiglia come uno dei tesori più preziosi dell’Africa.
In vari interventi è stato sollevato il tema delle diseguaglianze economiche e sociali come fattore di instabilità: dal Burundi in cui opera, mons. Evariste Ngoyagoye, Presidente della conferenza episcopale, alla Nigeria da cui proviene Muhammadu Sanusi II, emiro di Kano, già governatore della Banca centrale: “l’attenzione sugli indicatori economico-finanziari rischia di far perdere di vista ad economisti e policy-makers la vita reale dietro numeri e statistiche: che significa vivere con meno di un dollaro al giorno?”.
Per questo le morti nel Mediterraneo sono una domanda non solo per l’Europa ma anche e soprattutto per l’Africa.
Gli estremismi violenti e il terrorismo, come quello di Boko Haram – evocata da diversi relatori – pongono la questione della pace nel continente africano e al contempo della necessità di resistere ai populismi. Dell’importanza di processi di democratizzazione non imposti e dell’esigenza di nuovi partenariati ha parlato Penda Mbow, dell’Università “Cheikh Anta Diop” di Dakar, in Senegal. Per la Presidente dell’Assemblea Nazionale della Repubblica del Sud Africa, Baleka Mbete, “con l’Unione africana, gli Stati membri si sono assunti la responsabilità per la risoluzione dei conflitti”. Ma occorre che i Paesi africani rivestano un ruolo nuovo anche nell’ambito dei principali forum internazionali, concordano i relatori: va rafforzato il dialogo con l’Europa e gli altri partner internazionali, su nuove basi, finalmente paritarie.

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ZENIT Staff

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