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Gioco ininterrotto

Quando arriverà “l’ora della nostra morte”, sarà bello sentirsi in braccio alla nostra mamma, Maria; Lei ci porterà dove nessuno per nessun motivo interromperà il nostro gioco

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Una foto sul giornale: il volto sorridente di una donna con in braccio il suo figlioletto che, anche lui sorridente, fissava la mamma. Sotto la foto questa didascalia: “Nel terremoto è crollata la casa, ma per lui è rimasto tutto in piedi perché la mamma è in piedi”.
Con amici siamo andati a portare soccorsi. Miriam ci ha accolto; aveva anche allora in braccio il piccolo Andrea che, sereno, giocava con la collanina della mamma. Al vederci, la donna soffoca un sussulto di dolore e rievoca quanto, secondo lei, il suo piccolo Andrea le ha insegnato in quella spaventosa circostanza: “Stavo giocando col mio bambino; lo aiutavo a rimettere il trenino nelle rotaie dalle quali era uscito. Ai primi sussulti non ho reagito per non spaventarlo; poi sono seguite scosse più violente. Senza dir niente, di scatto ho preso in braccio il bambino e a velocità incredibile ho infilato le scale…”.
“Mentre scendevamo a precipizio, notavo gli occhi sorpresi di mio figlio su di me; non volevo che il mio terrore fosse per lui il terremoto. Ho ricambiato il suo sguardo accompagnandolo con un sorriso che voleva rassicurarlo. ‘Mamma, mi disse, perché corri? Io voglio giocare’. ‘Si, tesoro – gli risposi – ti porto via a giocare sul prato’”.
Quando arriverà “l’ora della nostra morte”, sarà bello sentirsi in braccio a Colei che Gesù ci ha donato come mamma, Maria; Lei ci porterà dove nessuno e per nessun motivo interromperà il nostro gioco.
Ciao da padre Andrea
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Andrea Panont

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