Migrants in Hungary

Migrants in Hungary - Wikimedia Commons

"Chi fugge da conflitti, persecuzioni, calamità, merita di godere appieno dei diritti umani"

Caritas Internationalis e Servizio Gesuiti per Rifugiati rispondono al documento finale del Summit delle Nazioni Unite sulla gestione dei movimenti di migranti e rifugiati

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“Un importante passo avanti verso una governance globale del fenomeno migratorio e dello sviluppo”. La Caritas Internationalis e il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) plaudono al documento finale del Summit delle Nazioni Unite sulla gestione dei grandi movimenti di migranti e rifugiati, che sarà reso ufficiale il prossimo 16 settembre.
Da lungo tempo le due organizzazioni – sottolineano in una nota – invocavano “un approccio contraddistinto dalla centralità della persona, dei diritti umani e della dignità al problema dei migranti e dei rifugiati interni e internazionali”. Apprezzano pertanto “la particolare attenzione riservata al tema del rispetto dovuto ai diritti di tutti i migranti e della condivisione di responsabilità nell’ambito dell’accoglienza dei rifugiati”, ma al contempo si dicono preoccupate per “il divario esistente tra le dichiarazioni ufficiali e quelle che sono le attuali politiche e le pratiche poste in atto”.
Per assicurare un concreto cambiamento a beneficio dei migranti, che garantisca loro protezione, sicurezza e dignità, Caritas Internationalis e Jrs sollecitano a modificare le pratiche attualmente in vigore all’interno delle Nazioni Unite, in modo da assicurare che la risposta data alle necessità dei rifugiati sia “secondo le varie realtà connesse agli spostamenti di tali persone”.
“Ci aspettiamo che siano messe in pratica misure integrate che rispondano alle necessità a lungo termine di quanti soprattutto vivono al di fuori dei campi”, si legge nel testo. “Sono persone che necessitano di forme di sostegno di vitale importanza, tra cui servizi sociali, formazione professionale e lavoro. Chiediamo si adottino misure specifiche atte a massimizzare l’efficienza all’interno delle NU”.
In tal senso, la priorità assoluta va riservata alla “garanzia di un’imprescindibile protezione, oltre che al pieno rispetto delle leggi a tutela dei rifugiati e dei diritti umani in ogni risposta che si scelga di adottare, rifuggendo dall’erigere muri, chiudere le frontiere, violare i diritti i diritti umani e contravvenire alla legge sui rifugiati”. “Le persone che fuggono da conflitti, persecuzione, calamità naturali, da un mancato sviluppo e dagli effetti del cambiamento climatico meritano appieno di godere dei loro diritti umani”, affermano Caritas e Jrs. Urge, perciò, “che tutti gli stati membri delle Nazioni Unite si radunino a New York per esprimere un chiaro impegno a loro protezione e tutela. Impegno che dovrebbe trovare prontamente applicazione in termini di politiche aggiornate”.
A tutela del diritto di ogni persona di vivere dignitosamente, infatti, “è fondamentale le sia riconosciuto il diritto di non migrare. Perché la migrazione avvenga in condizioni di sicurezza e volontarietà, bisogna approfondire le cause prime della migrazione forzata e dello sfollamento”. Di qui l’invito a impegnarsi fattivamente per la pace in Siria, dove imperversa da circa 5 anni un conflitto che è alla base di spostamenti su grande scala, e un appello ai paesi sviluppati a “non utilizzare i fondi destinati allo sviluppo estero per coprire i costi dei rifugiati in patria” e “non condizionare più questi aiuti alle priorità migratorie stabilite dal paese donatore”.
I due organismi ribadiscono poi la loro contrarietà ad espulsioni e rientri forzati, nonché alla riformulazione e reinterpretazione della legge internazionale sui rifugiati e della legge umanitaria al fine di impedire alle persone di cercare rifugio o di facilitare il loro rientro in patria. “Le persone vengono respinte in cosiddetti ‘paesi sicuri’, come il Sud Sudan e l’Afghanistan. Sarebbe opportuno non aggiungere a questo elenco altri paesi insicuri per motivi politici o di altra natura”, scrivono.
Nel documento viene poi giudicato “deplorevole” il fatto “che non si sia previsto di portare la quota dei reinsediamenti al 10% di tutti i rifugiati. È estremamente importante poter assicurare condizioni di accoglienza ottimali evitando i campi e garantendo all’arrivo servizi adeguati e abbordabili, tra cui la fornitura di informazioni attendibili, prestazioni sanitarie comprendenti sostegno psicosociale, una sistemazione abitativa. Le condizioni di accoglienza devono inoltre tener conto della situazione specifica dei gruppi vulnerabili e assicurare loro protezione”.
Un monito anche per minori migranti e rifugiati: “Non vanno posti in detenzione e devono essere trattati in conformità con quanto prevede la legge internazionale, in particolare la Convenzione delle NU sui Diritti dell’infanzia. Sollecitiamo i vari paesi ad affrontare la questione del traffico di esseri umani e dello sfruttamento sessuale, in particolare quelli riferiti a donne e bambini, che vanno intesi come veri e propri crimini contro l’umanità”.
Anche si ravvisa la necessità di “aderire in maniera sollecita a quanto previsto dal Global Compact” per “una migrazione regolare e ordinata basata su un processo chiaro che si attenga a precisi tempi e indicatori”; in tal senso va riconosciuta alla società civile, comprese le organizzazioni a carattere religioso, “sufficiente spazio politico e attuativo”.
Per quanto riguarda il problema del razzismo e della xenofobia, secondo la Caritas Internationalis e il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, la migliore soluzione “è quella di elaborare politiche di integrazione di migranti e rifugiati che implichino la partecipazione attiva delle comunità ospitanti, e che prevedano il rispetto dei diritti umani a prescindere dallo status del migrante”.
“La diversità – si legge – va riconosciuta come opportunità e non come elemento di rischio. Servono politiche forti che contrastino il razzismo. Bisogna che tutti si impegnino in una solidarietà più decisa verso ‘l’altro'”. Fondamentale in tal direzione, il sostegno della comunità internazionale all’iniziativa del Segretario generale delle Nazioni Unite di lanciare una campagna globale contro la xenofobia.

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ZENIT Staff

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