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Vatileaks 2. Testimonia un gendarme: intrighi informatici e nuovi scambi tra gli imputati

Interrogato Gianluca Gauzzi, commissario della Gendarmeria che ha svolto l’analisi forense dei materiali informatici sequestrati nelle indagini. Quell’hashtag della Chaouqui #avantiilprossimo. Processo slittato al 24 maggio

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È ormai agli sgoccioli il processo Vatileaks 2 per fuga di documenti riservati della Santa Sede, ma continuano ad emergere dettagli, intrighi e nuove relazioni tra i cinque imputati. Oggi pomeriggio, nella quattordicesima udienza, il Collegio giudicante ha ascoltato l’audizione di quattro testimoni, tra cui Gianluca Gauzzi Broccoletti, commissario del corpo di Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, che ha parlato di scambi di mail e sms finora inediti.

Il gendarme era stato richiesto dal Pm per aver svolto l’analisi forense dei materiali informatici di Vallejo sequestrati nel corso delle indagini. Ovvero due telefonini, un iPhone 5 utilizzato nel periodo della Cosea con cui comunicava con gli altri componenti e un iPhone 6S plus, insieme ad un MacBook che conteneva tutta la documentazione della Commissione sulle finanze vaticane.

Dall’analisi, ha spiegato Gauzzi, si è reso evidente che quando nacque l’organismo Vallejo aveva la necessità di creare una rete per gestire tutta la documentazione. Nella mailbox del prelato transitavano quindi, in continuazione, documenti su documenti e le rispettive password per accedervi che venivano inviate al Cloud centrale per essere condivise con gli altri membri.

Chi possedeva le password era pure Corrado Lanino, marito di Francesca Immacolata Chaouqui, già impiegato nella Oasi Diagram, società specializzata in sistemi informativi e antiriciclaggio che circa 2 anni fa aveva “ammodernato” i sistemi informatici dello IOR. Il tecnico aveva approntato un sistema elettronico per mettere in contatto tutti i membri della Cosea. Il tutto era svolto attraverso schede telefoniche di operatori di Malta, per evitare intercettazioni. Il lavoro era costato ben 110mila euro.

Tutti i documenti contenuti negli apparecchi del monsignore spagnolo – ha testimoniato Gauzzi – sono finiti prima in alcuni articoli di giornale e poi nei due libri scandalo Via Crucis e Avarizia, a firma rispettivamente di Gianluigi Nuzzi e di Emiliano Fittipaldi, entrambi coimputati (e oggi assenti all’udienza).  Di questo lui ne è certo, visto che a Nuzzi tramite una chat whatsapp era stato consegnato l’elenco delle famose 85 password con cui visionare l’intero materiale. Il gendarme, Via Crucis alla mano, ha sfogliato in aula le diverse pagine del best seller segnalando i documenti riprodotti.

Dalle perizie effettuate il vice-commissario aveva scoperto pure che in alcuni messaggi di Vallejo si parlava del card. Pell, il quale, durante alcuni incontri alla Domus Australia, nei pressi della Stazione Termini, era stato avvertito di essere spiato. Per questo il server di Cosea era stato poi collocato presso la caserma della Guardia Svizzera.

Dalle stesse indagini erano emersi pure alcuni aneddoti che chiariscono meglio le relazioni tra i diversi imputati. Ad esempio quella email del 3 luglio che Francesca Chaouqui aveva inviato a Vallejo, a Nicola Maio (entrambi coimputati) e al marito che recava in allegato un articolo del settimanale L’Espresso a firma di Emiliano Fittipaldi (anch’egli imputato) dal titolo La macchina dei dossier pubblicato poi la settimana successiva, esattamente il 10 luglio.

La mail era siglata dall’hashtag #avantiilprossimo, una formula utilizzata spesso dalla pr sui suoi account social, insieme all’altra #gliagnellidiventanoleoni. Gauzzi ha citato in aula alcuni post della donna, tipo: “Nella vita la cosa importante quando si decide si combattere la guerra è non lasciare gente moribonda”, oppure “I tramortiti a volte risorgono e risorgono incazzati. Chaouqui batte Bertone 1 a 0. #avantiilprossimo”. O ancora: “La cosa più importante e aver saputo rinunciare al momento giusto per rimanere liberi”. 

Dichiarazioni, queste, che hanno fatto insorgere a fine udienza Laura Sgrò, avvocato della Chaouqui, che ha protestato del fatto di non avere il materiale esposto nel proprio fascicolo. Il presidente del tribunale, Giuseppe della Torre, ha quindi assicurato che il tema verrà approfondito nelle prossime udienze.

Oltre al gendarme, nella seduta di oggi, sono stati ascoltati altri tre testimoni: Fabio Schiaffi, addetto al Protocollo della Prefettura degli Affari Economici, richiesto dal Promotore di Giustizia; Lucia Ercoli, officiale sanitario del Vaticano; mons. Vittorio Trani, da 38 anni cappellano del Carcere di Regina Coeli, richiesti entrambi dalla difesa della Chaouqui.

Schiaffi, attualmente impiegato nell’archivio della Segreteria per l’Economia, ha confermato l’esistenza di una ‘commissiome-ombra’ che si riuniva a porte chiuse nella Prefettura e il clima teso negli uffici dopo l’apertura della Cosea, a causa anche delle sfuriate di Balda che offendeva la professionalità dei dipendenti. Da parte sua Ercoli – già citata da mons. Paolo Lojudice nello scorso interrogatorio – ha confermato di aver conosciuto Chaouqui nell’ambito di un progetto che interessava una casa dei padri monfortani alla periferia di Roma da trasformare in casa di accoglienza (iniziativa poi decaduta a causa dell’alto costo delle spese, circa 100mila euro annue). Nella struttura, ha spiegato Ercoli, fece un sopralluogo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Sempre di attività benefiche ha parlato don Trani spiegando che Chaouqui aveva aiutato alcune attività in una casa di accoglienza a via della Lungara e in un ambulatorio per poveri nell’estate 2015. 

All’interrogatorio di oggi per la seconda volta non si sono presentati i due teste Mario Benotti e Paolo Mondani, seppur nuovamente convocati. Dalla Torre ha perciò chiesto all’avvocato Emanuela Bellardini, legale di Vallejo, e al Pm Giampietro Milano se ne richiedessero ancora la presenza; entrambi hanno formalmente rinunciato per non allungare ulteriormente i tempi del processo.

L’udienza di oggi è durata invece un quarto d’ora. In apertura il presidente Dalla Torre ha letto un’Ordinanza del Tribunale con  cui, considerando che nella testimonianza del vice-commissario della Gendarmeria “sono emersi esiti  presenti negli strumenti informatici che non erano a conoscenza né del promotore di giustizia né degli imputati”, ha disposto l’acquisizione agli atti della documentazione presentata ieri. Inoltre ha dato termine all’accusa e alle parti difensive di presentare eventuali osservazioni, rilievi e richieste entro la prossima udienza, fissata per martedì 24 maggio alle 15.30.

Il Tribunale si è anche riservato il proseguimento dell’audizione di Gauzzi e l’ascolto dell’altro gendarme chiamato a testimoniare, Stefano de Santis. Oggi erano invece assenti i due periti convocati in aula, Paolo Atzeni e Stefano de Nardis. L’udienza è stata quindi dedicata alla lettura del verbale della testimonianza di Gauzzi. Appuntamento, quindi, tra una settimana. Poi si spera di essere sempre più vicini alla conclusione del processo.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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