Precetto Pasquale nella nuova Cittadella della Regione Calabria

Giustizia, misericordia e fraternità: le tre parole consegnate da monsignor Vincenzo Bertolone ai dipendenti e agli amministratori dell’ente locale

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Il tour della misericordia nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace arriva al palazzo del potere calabrese e porta il soffio santo del Giubileo voluto da Papa Francesco ai dipendenti, consiglieri regionali, assessori, presidenti del consiglio e della Giunta. L’on. Mario Oliverio, quale capo dell’esecutivo, porterà il suo saluto a monsignor Vincenzo Bertolone e a tutti gli intervenuti. È sicuramente da apprezzare una iniziativa così importante, inedita per una sede istituzionale appena inaugurata. Siamo nei giorni che precedono la Santa Pasqua e così la “tappa giubilare” diventa l’occasione per celebrare in loco la santa messa e consegnare l’Eucaristia alle numerosissime persone convenute.
La missione pastorale dell’Arcivescovo di Catanzaro, nelle vesti anche di presidente della Conferenza Episcopale Calabra, lascia anche nel cuore del massimo organismo della Regione il suo messaggio di pace, di misericordia e di incoraggiamento per la costruzione di un tempo migliore. Nella sua omelia monsignor Bertolone ha voluto sottolineare come “la conformazione geografica e le difficoltà di comunicazione hanno nei secoli impedito o rallentato il processo dintegrazione tra le diverse aree della Calabria, tanto che si parlò sempre di Calabrie al plurale. La nascita dellEnte Regione nel 1970 volle porre rimedio a questa difficoltà storica e naturale”.
Per l’arcivescovo, nel cui territorio diocesano ricade la Cittadella, è necessario che l’Ente Regione  “divenga sempre più cervello e cuore delle diverse membra della nostra terra, esprimendo con coraggio e creatività i modi per suscitare nuove energie, cominciando con la riscoperta di quelle che la Calabria possiede. Il richiamo è verso ognuno dei presenti: dipendenti nelle loro varie funzioni; rappresentanti istituzionali, ma anche quanti all’esterno abbiano delle responsabilità. Incisive e ferme in proposito le sue parole:I mutamenti dellanima di una città come di una regione sono in stretta connessione con i mutamenti sociali e familiari. Ne consegue, che siamo tutti chiamati ad impegnarci a dare respiro allanima, ad alimentare la componente, talvolta dimenticata, etica ed ideale della politica. Ciò mi sembra non procrastinabile, anche se di difficile realizzabilità e di incerto esito.
Di seguito l’appello per una politica lontana dal degrado in cui spesso si strozza il futuro del Paese: Se merita stima e lode lopera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica, è altrettanto innegabile che la vita politica deve essere un servizio totale alla comunità, ininterrotto e, se necessario estenuante.
Nelle parole dell’alto prelato c’è l’amarezza per i mille problemi che rimangono irrisolti, anche per motivi e responsabilità non sempre diretti. Troppi comunque rimangono gli intoppi burocratici che spesso bloccano provvidenze significative, favorendo gli intrighi clientelari. Risultato? Diminuisce la fiducia della gente (e degli elettori) nella politica, ridotta a solvente piuttosto che a collante sociale. Lopinione pubblica si rifugia sempre più nella tendenza a sovrastimare le reti amicali a tutto svantaggio dello Stato, a preferire il prepolitico (sociale, ricreativo, culturale) al politico (normativo e capace di governare i cambiamenti).
Una situazione che non porta lontano e apre a scenari non degni di una compiuta democrazia: “Così mentre i giovani (o parte di essi), pur sentendo una vivissima vocazione alla solidarietà, preferiscono riversare il loro impegno nel volontariato, spesso si tirano indietro anche gli adulti, alle prese con meccanismi perversi di inoccupazione, sottooccupazione e disoccupazione, finiscono amareggiati dallo spettacolo dei partiti o movimenti per gettare la spugna. Monsignor Bertolone non si limita a sottolineare le criticità, ma stimola i presenti indicando i segnali di cambiamento che pur non mancano e che diventeranno più forti se ognuno, soprattutto se cristiano, non rimarrà indifferente dinnanzi alla realtà che lo circonda.
Chi è credente, ricorda il presidente della Conferenza Episcopale Calabra, specie in questo anno della misericordia, non dovrà perciò lesinare la sua azione di testimonianza, facendo risaltare la sua credibilità, come raccomandava il giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia, ma anche come sollecitava don Pino Puglisi nel vivere il vangelo, più che a proclamarlo. La Calabria è terra di grandi figure e di avvincenti scenari positivi religiosi, nonostante all’esterno passi più facilmente ciò che la rende debole.
Consentitemi nella mia veste di Presidente della Conferenza Episcopale Calabra di ricordare, anche i meriti della Chiesa: i papi antichissimi, forse leggendari ma indizio della presenza del cristianesimo fin dai primi secoli; Cassiodoro; san Nilo di Rossano; Gioacchino da Fiore; lo stesso san Tommaso dAquino, che non lievi indizi vorrebbero nativo di Belcastro; il grande Francesco di Paola, di cui ricorre questanno il centenario della nascita; il dottissimo cardinale Sirleto, vescovo di San Marco e di Squillace; il filosofo frate Tommaso Campanella; il gesuita Camillo Costanzo martire in Giappone e molte altre figure più recenti come don Carlo De Cardona, don Caporale, don Italo Calabrò e tanti altri.
Lo sguardo del Pastore calabrese non dimentica le tante luci quotidiane, spesso ignorate: Non posso non accennare alle molte aggregazioni sociali, quali il volontariato e le associazioni culturali, una vera ricchezza di una Calabria, non sempre conosciuta e o apprezzata. Compito dellEnte Regione, allora, è anche suscitare le migliori risorse umane numerose e vive. Nelle sue parole risalta un fiducioso appello, difronte alle criticità croniche presenti nel campo del lavoro, dei servizi primari, dell’attenzione ai più deboli, compresa l’accoglienza degli immigrati.
C’è quindi bisogno di una politica aperta a tutti, ispirata al bene comune, guidata dalla solidarietà, capace di sviluppare un ordine civile fondato sul rispetto della dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili. Tutto questo favorirà un percorso migliore, per le potenzialità possedute e la stessa nuova sede, simbolo di unità, dopo anni di disgregazione: “La Calabria possiede tutte le energie per rinascere, ma lEnte Regione può e deve divenire il momento propulsivo, rivolgendosi ai corpi intermedi e stimolandone lefficienza per utilizzare al meglio le finanze e i fondi europei, creando così posti di lavoro. La nuova sede, ariosa e funzionale, nel centro della Calabria e di facile accesso, è uno strumento importante del rinnovamento dellEnte e di ripresa di una popolazione che merita attenzione e che, a sua volta, deve mostrare il massimo impegno.
L’omelia consegna infine ai dipendenti, nonché alla classe politica tre parole da interiorizzare e rendere visibili nel lavoro quotidiano, ognuno per le responsabilità ricoperte. Giustizia, misericordia e fraternità: sono queste, allora, le tre parole, umane e cristiane che vi consegno in questo speciale momento giubilare. Parole da ripetere e realizzare in questo nostro contesto, che oggi mi appare carente di grandi ideali, ancorato com’è a principi che lasciano poco spazio alla comprensione e alla misericordia, perpetuando le disuguaglianze, quelle che papa Francesco chiama inequità”.
Il congedo dell’Arcivescovo si materializza nell’augurio che tutti gli “attori regionali” siano servitori del bene comune e alla sera si ritrovino stanchi, ma sereni, per il grande lavoro quotidiano svolto. Dove ci sarà anche un solo uomo, una sola donna che soffre di meno, la città sarà più bella, la Regione sarà più bella! Ripartiamo dalla politica, dunque, per amare la nostra polis! La nostra Regione. La chiusura è una paterna e autorevole indicazione, citando le parole di un servo del Signore come don Tonino Bello, affinché ognuno, nel proprio ruolo, partecipi all’avanzamento sociale ed economico della propria terra.
Vi auguro e mi auguro che nelle vostre mani i dispositivi di legge si umanizzino, le rigide norme istituzionali si scaldino di passione, e i gelidi rigori del sabato si sciolgano sotto il fiato di un volto che soffre. Benedite le vostre città. Tracciate su di esse un segno di croce prima di addormentarvi la notte. Per chi crede sia un impetrazione di grazia; per chi non crede sarà una carezza dolcissima. Iddio Padre vi sia sempre vicino nel vostro cammino quotidiano e non manchi mai di illuminare le vostre menti e di riscaldare i vostri cuori con la sua calda luce damore.
 

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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