Gender symbols for homosexuality

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Anche i genitori di omosessuali contro il ddl Cirinnà

L’Agapo sottolinea il legame tra omogenitorialità e utero in affitto e la “omofobia latente” che si cela dietro “l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donna-bambino”

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Un no al ddl Cirinnà arriva anche dai genitori di persone omosessuali. Con una lettera spedita ai senatori che oggi votano sul testo sulle unioni civili, l’Agapo (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali) prende una posizione chiara sul tema, spezzando quella cortina fumogena “arcobaleno” che i media stanno gettando in queste ore.
“In questi giorni di forte presenza delle famiglie omogenitoriali sui media oltre che in aula a Palazzo Madama – scrive infatti Michele Gastaldo, presidente di Agapo -, gli ultimi dubbi del cittadino comune sulla provenienza dei bambini adottabili nell’ambito della prospettata stepchild adoption sono stati dissipati: quei bambini proveranno dall’eterologa e dalla surrogata, sono già nati o verranno fatti nascere semi-orfani, cioè mancanti di uno dei due genitori biologici, allo scopo di essere successivamente adottati”.
Secondo Gastaldo, “il caso del senatore Lo Giudice parla chiaro, così pure la lettera delle due ‘mamme’ di figli acquistati in vitro, con padre fatto sparire e ucciso simbolicamente, portata in Aula dalle onorevoli Valeria Fedeli e Monica Cirinnà confermano: senza bambini fatti nascere semi-orfani, la stepchild adoption non ha campo di applicazione”.
L’opinione dell’Agapo è che “l’omologazione dell’unione omosessuale alla famiglia uomo-donna-bambino” genera “un’avversione verso quegli omosessuali che antepongono i loro diritti di adulti a quelli del bambino”. L’Agapo sottolinea che “l’omologazione dell’Altro a sé è soprattutto sintomo di mancata accettazione del diverso, è segno di omofobia non elaborata da parte della società che a tutt’oggi non riesce a immaginare l’Altro, cioè la persona omosessuale, se non uguale agli altri, ossia se non vive in un matrimonio ‘ugualitario’”.
A tal proposito si rileva che non è un caso che l’omologazione dell’omosessualità in Italia sia rivendicata, oltre che dai neoliberali, “da quell’area politico-culturale di sinistra radicale, i cui precursori per decenni sono rimasti in silenzio di fronte alle migliaia di omosessuali periti nei Gulag dell’Unione Sovietica e di fronte alle persecuzioni di Cuba”.
“Non è ancora un caso – prosegue la nota – che l’omologazione degli omosessuali sia promossa da quei Paesi occidentali, in cui storicamente più lo Stato si è reso colpevole di crimini contro gli omosessuali, come avvenuto nei Paesi di cultura anglosassone (azioni penali in 20 Stati USA fino al 2003, pena di morte fino a metà 800 nel Regno unito), in Olanda (pogrom e roghi in piazza), in Germania (persecuzione per legge fino al 1973), per citarne solo alcuni esempi”.
L’Agapo afferma che l’Italia si distingue da sempre per una “maggiore comprensione umana e tolleranza nei confronti del diverso rispetto ai Paesi menzionati, in cui a tutt’oggi la condizione degli omosessuali non risulta certo essere più favorevole”. “Con ciò – prosegue la nota – abbiamo presente la sofferenza dei nostri figli omosessuali anche in Italia, ma a loro non sono utili semplificazioni a livello istituzionale come quelle contenute nel ddl nella sua attuale forma”.
Di qui l’appello finale: “Gentile Senatrice, gentile Senatore, nel caso la legge passi così com’è – cioè con la stepchild adoption -, difficilmente la questione finirà lì. Lei e il suo partito dovranno ripetere ancora tante volte ‘l’utero in affitto non ha nulla a che fare con la stepchild adoption’ e ogni qualvolta lo si dirà, si allargherà lo scollamento tra Istituzioni e cittadini comuni”.

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ZENIT Staff

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