Nella pienezza della gioia del Natale festeggiamo la Vergine Maria quale Madre di Dio e scopriamo che Dio ha desideri immensi per ciascuno di noi: “Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is. 55, 10-11). La Parola discesa dal Cielo nel grembo di Maria si è fatta carne per compiere, qui sulla terra, i desideri di Dio.
Gesù ne è il compimento, e Maria è la Madre del desiderio divino. Come non esplodere di gioia allora, sapendo d’essere al centro dei desideri di Dio? Come non fermarsi nello stupore dei pastori alla grotta di Betlemme e contemplare l’amore inaudito di Dio? Gesù è nato per me. “Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi dio” dicevano i Padri. Il desiderio di Dio è dunque farci come Lui.
Gesù Cristo è il nuovo Adamo che ha riscattato il peccato del primo Adamo per ricondurci a Dio attraverso l’ amore e l’obbedienza al Padre. Ma il nuovo Adamo aveva bisogno di una nuova Eva, la Panaghia (Tutta Santa) della Tradizione ortodossa; Maria che, nella fede, ha cancellato l’infedeltà della prima Eva. Quest’ultima aveva incitato Adamo alla disubbidienza. La nuova Eva si offre per l’incarnazione del nuovo Adamo, il quale condurrà l’umanità ad obbedire a Dio.
La Theotokos (Colei che partorisce Dio), offrendo tutta se stessa, ha donato la propria libertà e volontà a Dio, per portarlo a sé e a noi. L’architettura di una chiesa ortodossa lo riflette benissimo: sotto la cupola viene rappresentato Cristo Pantocrator. Tale dipinto simboleggia la discesa di Dio dal cielo sulla terra, che “divenne uomo ed abitò tra noi” (Gv 1, 14).
Dal momento in cui Dio è divenuto uomo attraverso Maria, gli ortodossi dipingono la Theotokos sull’abside dell’altare. Il significato è chiaro: essa è “il ponte che Dio ha usato per discendere”, “il ponte che ha portato chi stava sulla terra al cielo” il luogo accordato dal Dio infinito per la nostra salvezza, la Platytera (più vasta) del cielo.
Inoltre, la Chiesa dipinge gli uomini deificati, coloro che, per la Grazia di Dio, sono divenuti dei perché Dio è divenuto uomo. Così nelle chiese dell’Oriente cristiano intorno e sotto l’Onnipotente, non vi sono solo il Dio incarnato, Gesù Cristo e la sua immacolata Madre, la Signora Theotokos, ma anche i santi.
Su tutti i muri della chiesa sono, per così dire, dipinte le conseguenze dell’incarnazione di Dio: gli uomini e le donne santificati e deificati. Perciò, entrando in una chiesa ortodossa e vedendo la sua bella iconografia, si fa immediatamente un’esperienza: comprendiamo l’opera di Dio a vantaggio dell’uomo e lo scopo della nostra vita.
Tutto nella Chiesa afferma l’incarnazione di Dio e la deificazione dell’uomo. E’ questo il desiderio di Dio per ciascuno di noi, il tesoro racchiuso nel mistero dl Natale che oggi, festeggiando la Madre di Dio, ci si svela con ineffabile gioia. Con Maria diveniamo dunque anche noi i figli desiderati di Dio.
All’alba di un nuovo anno, con Maria impariamo a discernere nella storia che ci ha accompagnato e in quella che si dischiude il desiderio di Dio per la nostra felicità. Tutto è gravido d’amore, in ogni istante Dio desidera dare alla luce, attraverso la Chiesa, l’amore fatto carne.
Ecco, nella storia di questo nuovo anno, le nostre storie saranno il desiderio divino di salvezza per ogni uomo, incarnato e finalmente visibile. Ogni aspetto della nostra vita sarà dunque un frammento del destino eterno che cerca questa generazione per accompagnarla al Cielo. Non vi sarà nel futuro nulla da sfuggire (tranne il peccato) perché nulla vi è da dimenticare nel passato. Tutto è santo nel presente eterno inaugurato da Gesù, perché su tutto è discesa la Grazia di Dio.
In questo nuovo andiamo allora come i pastori “senza indugio” al presepe della nostra vita: dalla moglie e dal marito, dai figli e dai genitori, anche dai nemici. In loro è nascosto Cristo, per loro daremo alla luce il suo amore. E impariamo da nostra Madre il silenzio di chi non vuole rapinare il senso della storia, ma sa attendere nella preghiera che sia Dio a svelarlo nel momento opportuno.
Gesù ha ardentemente desiderato di mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. Il verbo “desiderare” in greco è molto forte, esprime la concupiscenza. Sì, esiste una santa concupiscenza, l’ardente desiderio di Dio di donarsi per farsi uno con ciascuno di noi, per condurci vittoriosi oltre la barriera del peccato e della morte. E, attraverso di noi sua Chiesa, con ogni uomo.
Nel corpo di Cristo offerto e consegnato sulla Croce dei suoi fratelli, si manifesta il desiderio di Dio per il mondo. Maria è Madre di questo corpo donato; attraverso di Lei giunge a tutti la misericordia fatta pane. Possiamo così ricevere in dono il cibo che non perisce, l’unico capace di saziarci e condurci nel cammino del nuovo anno. Non a caso “Betlemme” in aramaico significa “casa del pane”. Non a caso Gesù è nato in una mangiatoia. Non a caso l’annuncio dell’angelo ai pastori parlava di un segno come una Parola compiuta.
Ecco oggi Maria, la Madre di Dio e Madre della Storia, Madre della Chiesa e Madre nostra. Ecco i nostri giorni come una mangiatoria dove saziarci di Cristo, deposto nelle gioie e nei dolori, l’unico segno del Cielo dato alla terra, fonte di gioia e stupore per chi ci è accanto.
Ed eccoci con Lui offerti da Maria sulla mangiatoia del lavoro e della scuola, del matrimonio e delle malattie, di ogni ora preparate per noi. In ciascuna di esse coloro che ci incontreranno potranno contemplare il mistero di Dio fatto carne in un bambino. Sì, gli eventi di questo nuovo anno ci “circoncideranno” per presentarci a Dio come i suoi figli offerti al mondo, profezia e annuncio di salvezza compiuti per questa generazione; la carne segnata dall’appartenenza al Cielo, mentre la storia ci farà bambini nel Bambino, pane nel Pane, vita e amore nella Vita e nell’amore che non muoiono.
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Maria è la Madre del desiderio divino
Commento al Vangelo della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio — 1° gennaio 2016