Il Natale cristiano è sempre stato festeggiato il 25 dicembre. Malgrado ciò, nel progredire del tempo, si sono levate più voci che hanno contestato la storicità di tale data. La tesi sostenuta è che in epoca antica si sia voluto semplicemente sostituire a una ricorrenza pagana una memoria cristiana. Evidentemente, tale posizione ha generato in taluni fedeli confusione e desiderio di chiarire meglio la questione. Per questo, a meno di quarantott’ore dal Natale, abbiamo rivolto alcune domande a uno storico della Chiesa, il prof. Pier Luigi Guiducci. Ecco la sue risposte.
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Prof. Guiducci, da dove nasce la questione legata al 25 dicembre?
Secondo una tesi diffusa, la celebrazione del Natale del Signore, nella prima metà del IV sec., sarebbe stata fissata dalla Chiesa di Roma al 25 dicembre per contrastare una festa pagana: quella del Dies natalis Solis invicti (il dio Mitra?). Quest’ultima ricorrenza, era stata fissata in occasione del solstizio invernale (21-22 dicembre), quando il sole illumina in maggior misura l’emisfero australe. Quindi in ambito cristiano, risalendo di 9 mesi, si era posta al 25 marzo la celebrazione dell’annuncio dell’Angelo a Maria (e la sua Immacolata Concezione del Figlio). Di conseguenza, sei mesi prima della nascita del Signore, venne inserita anche la memoria della nascita di Giovanni Battista. L’Occidente cristiano non celebrava l’annuncio a Zaccaria della nascita del Battista. Al contrario, tale annuncio era commemorato nell’Oriente siro alla prima domenica del “Tempo dell’Annuncio (Sûbarâ)”, che includeva (in successive domeniche) l’annunciazione a Maria Vergine, la Visitazione, la nascita del Battista, l’annuncio a Giuseppe, la genealogia del Signore secondo l’evangelista Matteo. L’Oriente bizantino celebrava invece al 23 settembre anche l’annuncio a Zaccaria. Si avevano in successione quattro date: 1] l’annuncio a Zaccaria, e 2] sei mesi dopo l’annunciazione a Maria, 3] rispettivamente nove e tre mesi dopo le prime due date, la nascita del Battista, e 4] rispettivamente sei mesi dopo quest’ultima data, e naturalmente nove mesi dopo l’Annunciazione, la Nascita del Signore.
Il Natale rimane un riferimento-chiave…
Il Natale del Signore venne fissato al 25 dicembre. Su questa base, furono disposte le feste dell’Annunciazione (nove mesi prima), e della nascita del Battista (sei mesi prima). Gli storici e i liturgisti hanno espresso su tale impostazione dei dubbi. Tutto è collegato a un problema: nei secoli II-IV erano state avanzate diverse datazioni (che tenevano conto di computi astronomici o di idee teologiche), ma una data “storica” non esisteva.
Una particolare attenzione è stata rivolta al Vangelo di Luca…
Sì, è vero. Luca è attento a taluni aspetti storici. Cita, ad esempio il decreto di Cesare Augusto. Fa riferimento al censimento di Quirinio (7-6 a.C. ca), durante il quale avvenne la nascita del Signore. Rimanda all’anno XV di Tiberio Cesare (circa il 27-28 d.C.), per indicare l’inizio della predicazione del Battista. E annota: “Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni” (Lc 3,23). Secondo il suo racconto, lo stesso angelo Gabriele, sei mesi prima dell’annunciazione a Maria (Lc 1,26-38), alla conclusione della solenne celebrazione sacrificale quotidiana, aveva annunciato nel santuario all’anziano sacerdote Zaccaria che la sua sposa, sterile e anziana, Elisabetta, avrebbe concepito un figlio, destinato a preparare un popolo a Colui che doveva venire (Lc 1,5-25). Luca specifica che Zaccaria apparteneva alla “classe [sacerdotale] di Abia” (Lc 1,5), e che ha l’apparizione di Gabriele mentre “esercitava sacerdotalmente nel turno del suo ordine” (Lc 1,8).
Luca offre quindi due dati…
Sì. Il primo è che nel santuario di Gerusalemme, i sacerdoti erano distinti in classi. Quest’ultime, erano impegnate in 24 turni (1Cr 24,1-7.19). Tali “classi”, avvicendandosi in ordine immutabile, dovevano prestare servizio liturgico per una settimana, “da sabato a sabato”, due volte l’anno. L’elenco delle classi sacerdotali, fino alla distruzione del Tempio (70 d.C.), secondo il testo dei Settanta, era stabilito per sorteggio, così: I) Iarib; II) Ideia; III) Charim; IV) Seorim; V) Mechia; VI) Miamin; VII) Kos; VIII) Abia; IX) Giosuè; X) Senechia; XI) Eliasib; XII) Iakim; XIII) Occhoffa; XIV) Isbaal; XV) Belga; XVI) Emmer; XVII) Chezir; XVIII) Afessi; XIX) Fetaia; XX) Ezekil; XXI) Iachin; XXII) Gamoul; XXIII) Dalaia; XXIV) Maasai.
E il secondo dato?
È che Zaccaria apparteneva al “turno di Abia”, l’ottavo. Luca scrive quando il Tempio è ancora in attività, quindi tutti potevano conoscere le sue funzioni. Il problema è che l’evangelista non annota “quando” stava in esercizio il “turno di Abia”. Non dice in quale dei due avvicendamenti annuali Zaccaria ricevette l’annuncio dell’angelo nel santuario. Sembra che lungo i secoli nessuno abbia avuto cura di riportare la memoria. Non risultano ricerche di merito. Nel 1953 avviene un fatto nuovo.
Quale?
Una studiosa francese, Annie Jaubert, pubblica un articolo dal titolo: Le calendrier des Jubilées et de la secte de Qumran. Ses origines bibliques [in “Vetus Testamentum”, suppl. 3, 1953, pp. 250-264]. Questa specialista aveva studiato il calendario del Libro dei Giubilei. Si tratta di un apocrifo ebraico (fine II sec. a.C.). Numerosi frammenti di testo di tale calendario (ritrovati nelle grotte di Qumran) dimostravano non solo che esso era stato fatto proprio dagli Esseni, ma che era ancora in uso. Detto calendario è solare, non dà nomi ai mesi, ma li indica con il numero di successione. La studiosa aveva pubblicato su tale argomento anche altri articoli [cfr. anche la sua voce Calendario di Qumran, in “Enciclopedia della Bibbia” 2 (1969), pp. 35-38]. In una monografia, La date de la Cène, Calendrier biblique et liturgie chrétienne (“Études Bibliques”, Paris 1957), aveva pure ricostruito la successione degli eventi della Settimana Santa, individuando in modo convincente (salvo riserve di qualcuno) al martedì, e non al giovedì, la data della Cena del Signore. A questo punto, interviene un altro studioso.
Di chi si tratta?
Di Shemarjahu Talmon. Era uno specialista dell’Università Ebraica di Gerusalemme. Aveva lavorato sui documenti di Qumran, e sul calendario dei Giubilei. Ed era riuscito a precisare lo svolgersi settimanale dell’ordine dei 24 turni sacerdotali nel Tempio, nel tempo di Gesù.
Quali dati risultano importanti?
I risultati di Talmon vennero pubblicati nell’articolo The Calendar Reckoning of the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls (in “Scripta Hierosolymitana”, vol. IV, Jerusalem 1958, pp. 162-199). La lista che lo studioso ha ricostruito indica che il “turno di Abia (Ab-Jah)”, ricorreva così: la prima volta, dall’8 al 14 del terzo mese del calendario; e la seconda volta dal 24 al 30 dell’ottavo mese del calendario. Ora, secondo il calendario solare (non lunare, come è l’attuale calendario ebraico), questa seconda volta corrisponde all’incirca all’ultima decade di settembre.
È un contributo-chiave?
Sì. Come annota anche Antonio Ammassari nell’articolo Alle origini del calendario natalizio [in “Euntes Docete” 45 (1992) pp. 11-16], Luca, con l’indicazione sul “turno di Abia”, risale a una tradizione giudeo-cristiana gerosolimitana che offre la possibilità di ricostruire alcune date storiche.
Quindi si possono individuare delle date storiche?
Sì. Il rito bizantino, alla data del 23 settembre, fa memoria dell’annuncio a Zaccaria, e conserva una data storica certa, e pressoché precisa (forse con un arretramento di uno o due giorni). La principale datazione storica sulla vita del Signore è centrata sull’evento-chiave: la sua Risurrezione. Avvenne all’alba della domenica 9 aprile dell’anno 30 d. C., data astronomica certa; quindi, quella della sua morte si verificò alle 15 pomeridiane del venerdì 7 aprile del 30. Secondo i dati ricavati dall’indagine succitata, si snoda da qui un intreccio di altre date storiche.
Può fare dei cenni?
Il ciclo di Giovanni il Battista. Ha la data storica accertata (circa) del 24 settembre del nostro calendario gregoriano dell’anno 7-6 a.C. per l’annuncio divino al padre Zaccaria. Nel computo attuale, sarebbe nell’autunno dell’1 a.C., ma si sa che dal VI secolo vi fu un errore di circa sei o cinque anni sulla data reale dell’anno della nascita del Signore. La nascita di Giovanni il Battista nove mesi dopo (Lc 1,57-66), (circa) il 24 giugno, è una data storica. A questo punto, nel ciclo di Cristo (che Luca sviluppa in modo parallelo a quello del Battista), l’annunciazione a Maria “nel sesto mese” dopo la concezione di Elisabetta (Lc 1,28) risulta come un’altra data storica.
Festeggiare il Natale del Signore il 25 dicembre ha dunque riscontri storici?
Esatto. Possiamo affermare che è una data storica la nascita del Signore al 25 dicembre, cioè 15 mesi dopo l’annuncio a Zaccaria, nove mesi dopo l’annunciazione a Maria, sei mesi dopo la nascita di Giovanni il Battista. La circoncisione, otto giorni dopo la nascita, è una data storica. E così, quaranta giorni dopo la nascita, il 2 febbraio, la “presentazione” del Signore al Tempio, è una data storica.
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Gesù è nato davvero il 25 dicembre?
Alcuni studi dello scorso secolo dimostrano che la data del Natale non è soltanto un simbolo