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L'Anno della Misericordia segni l'inizio di "una nuova era per la Chiesa"

Mons. Grech, presidente dei vescovi maltesi, ricorda che “prima di essere un’agenzia morale la Chiesa è un’esperienza di Dio”

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Anche le coppie omosessuali “fanno parte del popolo di Dio come tutti gli altri che stanno compiendo un viaggio” e “la Chiesa ha bisogno di aiutarli a scoprire la faccia nascosta di Dio”. È tornato a parlare del Sinodo sulla famiglia dello scorso ottobre, mons. Mario Grech, vescovo di Gozo, presidente della Conferenza episcopale maltese. E lo ha fatto, in un’intervista al Times of Malta, auspicando che la Chiesa sia meno impegnata ad “erigere barriere”.

A proposito di unioni affettive, il presule ricorda che “possiamo riferirci al matrimonio solo quando si parla di coppie eterosessuali”. Riconosce tuttavia che “ci possono essere diverse forme di relazione” e “questo non comporta che escludiamo o esprimiamo giudizi su altri tipi di relazione”.

Ne deve derivare l’accoglienza da parte della Chiesa nei confronti degli omosessuali. Rispondendo a una domanda dell’intervistatore, mons. Grech spiega che le coppie unite civilmente presso i registri amministrativi (Malta ha approvato le unioni omosessuali nell’aprile 2014, ndr) “fanno parte del popolo di Dio come tutti gli altri che stanno compiendo un viaggio”. Pertanto – ha aggiunto – “la Chiesa ha bisogno di aiutarli a scoprire la faccia nascosta di Dio. Non possiamo definire tale percorso a tappe e intanto erigere barriere, dato che la strada è aperta a coloro che veramente cercano di seguire le orme di Dio, indipendentemente dal loro orientamento sessuale”.

Mons. Grech ha inoltre precisato che la Chiesa abbraccia “l’individuo che cerca di imitare i valori predicati da Dio”. A tal proposito, ha ricordato che “ci sono altri valori del Vangelo, che sono difficili da raggiungere, come perdonare il nemico”. Ragion per cui “abbiamo bisogno di lottare per raggiungere questo obiettivo”.

Il presidente dei vescovi maltesi ha quindi auspicato che l’Anno della Misericordia si riveli l’inizio di “una nuova era per la Chiesa”, precisando che “la Misericordia non è populismo”, ma è seguire il Vangelo. Incalzato dall’intervistatore sul rischio che con questo atteggiamento la Chiesa possa perdere “il suo ruolo di bussola morale nella società”, mons. Grech risponde: “Prima di essere un’agenzia morale la Chiesa è un’esperienza di Dio. Quando si parla in materia di obbligazioni morali, temo che in certi momenti abbiamo messo il carro davanti ai buoi, ma non abbiamo lasciato spazio a misericordia e perdono”.

Perciò la Chiesa deve anche accettare che coppie omosessuale accompagnino i bambini adottati a ricevere comunioni, battesimi o cresime? “Certo – risponde il presule -. Questo sta già avvenendo ed è pienamente accettato dalla Chiesa. Il bambino o il neonato non dovrebbero essere ritenuti responsabili del comportamento, decisioni o stile di vita dei genitori”.

Va infatti compreso, secondo mons. Grech, che “la vita non è bianco o nero, ci sono un sacco di sfumature in mezzo”. Se a rendere un buon cristiano fosse la perfezione – aggiunge – “sarebbe probabilmente oltre la portata di tutti…”.​ Il parere del vescovo di Gozo è che la Chiesa debba cambiare atteggiamento e non solo modo di comunicare. “Non è solo il linguaggio che deve essere diverso, ma anche il contenuto – ha detto -. Abbiamo bisogno di ripensare l’approccio”.

Mons. Grech è tornato anche sul tema della comunione ai divorziati. “La Chiesa – la sua opinione – non può rifiutarsi di concedere la comunione a qualcuno che desidera sinceramente riceverla e sta cercando di vivere nel perdono, indipendentemente dal fatto che sia divorziato oppure no…”, perché “questo potrebbe essere il primo passo di un viaggio più lungo verso Dio, e la Chiesa non deve ostacolare tale processo”.

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ZENIT Staff

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