Carisma, missione, preghiera comunitaria e “pedagogia dello Spirito” sono stati i motivi conduttori della terza relazione della 39° Conferenza Nazionale degli Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo, in corso al Palacongressi di Rimini.
Sebastiano Fascetta, già coordinatore regionale siciliano del RnS e Luciana Leone, direttore editoriale delle Edizioni RnS hanno riflettuto sul “dinamismo profetico della Pentecoste” che coinvolge tutti i gruppi carismatici nati a ridosso del Concilio Vaticano II, riflesso di quanto avvenne agli albori della Chiesa.
Secondo Fascetta, la preghiera comunitaria è innanzitutto frutto di un’eredità, raccolta dai testimoni che ci hanno preceduto nel cammino di fede, grazie all’azione e all’unzione dello Spirito Santo.
La preghiera carismatica, ha aggiunto l’ex coordinatore siciliano, si regge su quattro capisaldi: 1) la pedagogia dello Spirito, ovvero in modo in cui lo Spirito Santo educa il nostro modo di relazionarci agli altri; 2) la dimensione comunitaria, che unisce gli oranti nel comune debito della carità; 3) l’esercizio dei carismi nella comunità cristiana che si sostanzia nella collaborazione tra i vari membri, a seconda del carisma specifico.
In sintonia con il discorso di papa Francesco al RnS dello scorso 3 luglio, il “dinamismo profetico della Pentecoste” armonizza l’unità e la diversità, valorizzando ognuno ed evitando tutte le omologazioni.
La relazione di Luciana Leone ha avuto invece come punto di partenza, la Lumen Gentium, con il suo riferimento alle realtà carismatiche nella Chiesa e alla loro valenza ‘profetica’ e missionaria.
La dimensione carismatica, ha sottolineato la Leone, è ormai coessenziale alla dimensione gerarchica e istituzionale.
Come affermato da papa Francesco nella Evangelii gaudium, i carismi non sono un “patrimonio chiuso” affidato alla custodia di un determinato gruppo ma sono “regali dello Spirito integrati nel corpo ecclesiale, verso il centro che è Cristo, da dove si incanalano in una spinta evangelizzatrice (EG n°130)”.
I carismi sono quindi “cristocentrici, ecclesiali, missionari” ma devono essere “luoghi di contemplazione e di lode”, come raccomandava San Giovanni Paolo II, adempiendo una “funzione personale” (amore per Dio), una “funzione comunitaria” (amore per il fratello) ed una “funzione sociale”.
Relativamente all’uso dei carismi nella preghiera comunitaria carismatica, la Leone si è soffermata sulle espressioni e sugli atteggiamenti che dell’assemblea, considerando uno “sviluppo conveniente” della preghiera comunitaria attraverso “tempi” fra loro connessi: Accoglienze, Invocazione dello Spirito Santo, Glossolalia, Profezia e Parola di Dio, Preghiera “sulla Parola” che si fa Lode, Intercessione, Testimonianza e mandato, Ringraziamento.
Sullo sfondo l’approfondimento di alcune dinamiche che trasversalmente interessano tutto l’incontro di preghiera comunitaria carismatica, ovvero il Discernimento, il Canto, il Corpo e la gestualità. [L.M.]