Diana Jabbour

Maria, Madre misericordiosa

Celebrando la festività dell’Immacolata additiamo la figura d’una donna che ha cercato d’essere una degna madre, che ci invita a liberarci dalle catene dei vizi e dal veleno del peccato

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“La madre taglia il pane della misericordia, è come se tagliasse una parte di sé. In quel momento ha pietà di tutto il mondo”.

Nel gesto semplice e amoroso di una donna per la famiglia Corrado Alvaro vede e descrive una sorta di parabola dell’ultima cena. Nel farlo, lo scrittore calabrese usa una metafora, quella del pane della misericordia spezzato da una madre, che racchiude in sè il senso dell’8 dicembre che ci attende, segnato dalla festa dell’Immacolata Concezione e dalla contemporanea apertura della Porta santa della Basilica di san Pietro, in occasione del Giubileo della Misericordia, nel giorno del cinquantesimo anniversario della conclusione dei lavori del Concilio Vaticano II. Un intreccio di eventi, memorie, fatti e storie che trovano il loro comun denominatore in Maria, la grande credente che, piena di fiducia, si mette nelle mani di Dio; l’umile madre che – quando la missione del Figlio lo esige – si fa da parte, ma poi lo segue fin sotto la croce.

Aperta all’abbraccio, come le Porte Sante che ovunque consentiranno di accedere alla misericordia di Dio, ella diventa come queste simbolo di accoglienza, comprensione, solidarietà, consolazione. Lo ricorda anche Papa Francesco, nella Bolla Misericordiae Vultus, che annunciava l’Anno giubilare: «Dio ha voluto Maria perchè diventasse la madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Egli risponde con la pienezza del perdono. La Misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato e nessuno potrà porre un limite all’amore di Dio che perdona».

La Vergine, invocata come Mater boni consilii, è il faro che può orientare il cammino anche nelle nostre città, che come tutte portano su di sé il sudario del male, intessuto coi fili della solitudine, dell’odio, delle paure e dell’indifferenza che talora esiste pure tra vicini. Si conduce una vita sempre più sofisticata e piena di convenzioni, forme vane e autodifese, ignorando che se solo si riuscisse a rimettere nella quotidianità un seme di purezza, un pizzico di spontaneità o un briciolo della propria infanzia, forse si ritroverebbe la pace del cuore e il coraggio di affrontare difficoltà e sofferenze senza disperarsi.

In questo scenario l’esempio mariano può essere d’aiuto a invertire il cammino, a tendere verso quella nuova etica civile tanto urgente quanto indispensabile. Non a caso all’Immacolata accorrono soprattutto i malati, gli infelici, gli abbandonati, i buoni senza nome, non gli orgogliosi, i superbi, i potenti, i gaudenti. Davanti a lei i semplici aprono il cuore perché sanno che una madre capisce e non abbandona. Magari non saranno guariti e liberati, ma sereni, in pace e ravvivati nella fede sì.

La nostra è epoca di grandi cambiamenti, o secondo altri un cambiamento d’epoca. Non è il tempo per distrazioni, ma al contrario per vigilare, badando all’essenziale, e ritrovare il coraggio della missione. Celebrando la festività dell’Immacolata additiamo la figura d’una donna che ha cercato – riuscendoci – d’essere una degna madre. È, il suo, un invito ad uno stile di vita libero dalle catene dei vizi e dal veleno del peccato. Basta volerlo. Come basta volere essere oggi un po’ migliori di ieri ed un po’ meno di domani per cambiare se stessi e il mondo nel segno della pace, della verità, della giustizia.

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Vincenzo Bertolone

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