Il dibattito di questi giorni pone la scuola al centro di una discussione sul modo di rispettare le diverse identità religiose e per un “falso rispetto” si tende a rinunciare ai valori della religione cristiana, che è a fondamento dell’Europa e della storia d’Italia. Vietare il presepe a scuola, vietare il canto dell’Adeste fideles perché troppo religioso, non accogliere la visita del vescovo a scuola, sono tutte forme di estremismo da ricondurre ad una “forma d’isteria laicista negazionista” che non ricorda che il nostro è un Paese “laico” e pluralista, e che, perciò, la scuola – oggi più che mai tempio dell’interculturalismo – deve favorire la condivisione delle diverse tradizioni culturali. Il reciproco arricchimento che ne deriva dal viverle insieme perché è certamente più formativo insegnare l’integrazione culturale piuttosto che l’esclusione”.
L’iniziativa lanciata dal direttore Giuseppe Luca di invitare tutti gli operatori scolastici, gli alunni e le loro famiglie ad allestire in ogni scuola il Presepe, è stata ben accolta e ripresa anche dal TG4, che si è impegnato a pubblicare le foto dei presepi che vengono inviate, come pure nei siti scolastici quali Aetnanet o sul settimanale diocesano di Catania Prospettive. “A prescindere dall’adesione alla religione cattolica o dall’emozione che potrebbe suscitare un presepe, negare il Natale di Gesù significa negare la propria identità, disconoscere la nostra cultura, rinnegare l’origine della nostra civiltà al punto tale che noi contiamo gli anni da quella nascita dividendo la storia dell’umanità in prima e dopo Cristo”, spiega.
Il mistero dell’Incarnazione, di un Dio che si fa uomo, distingue la religione cattolica dalle altre e trascurarne l’importanza e la valenza religiosa significa non credere ai valori che si proclamano. Il coordinamento provinciale dei Ragazzi Sindaci di Catania, come già negli altri anni, sta organizzando l’allestimento del presepe in Prefettura , quale segno di presenza presso le sedi istituzionali, dei Consigli Comunali dei Ragazzi, i quali vivono la scuola come “piccola città” e “imparano facendo” la cultura della democrazia e della partecipazione.
La “Buona scuola” non può contraddire o annullare il “Buon Natale” che non è semplicemente una formula augurale, bensì un segno di pace e di valori umani e cristiani che accomunano tutti gli uomini, destinatari del messaggio:“Pace in terra agli uomini di buona volontà”.