Chapel of the Miraculous Medal

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La Presentazione al Tempio e la “Medaglia miracolosa”

Il significato delle ricorrenze mariane dell’ultima decade di novembre

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Nella sua Oratio de Sancta Maria, un autore bizantino del secolo X, Simeone – soprannominato “Metafraste”, per la sua attitudine a riscrivere, compendiandole, le vite dei Santi – parlando della nascita della Vergine, raccoglie una testimonianza attribuita a San Gregorio Nisseno, vissuto nel secolo IV, in Cappadocia. Anna, moglie di Gioacchino, essendo sterile, aveva chiesto a Dio di divenire madre, promettendo di consacrare il frutto del suo grembo all’Altissimo. Avendo generato una bambina, le pose nome Maria. Quando la piccola non ebbe più bisogno di essere allattata, fu condotta al tempio, perché i sacerdoti la accogliessero e la educassero, nel “Santo dei Santi”, come era accaduto a Samuele.

L’episodio, raccolto da una tradizione (che ha la sua “matrice” nel Protovangelo di Giacomo) ormai consolidata, di cui Simeone stesso si fece interprete (a lui dobbiamo, tra l’altro, la conoscenza di moltissime figure di Santi dell’Oriente cristiano, fluite nel mondo latino grazie alla traduzione del suo imponente “Menologio”, una vera e propria antologia agiografica, che riporta ben 148 “biografie”), sta alla base della memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria, del 21 novembre.

I racconti edificanti dei “Vangeli apocrifi” intendono mettere in luce la “unicità” della Vergine, che, ancora fanciulla, fu avocata a sé da Dio stesso, nella sua Casa, perché fosse preservata da ogni contagio di male. A contatto diretto con il mistero di Jahvé, Ella crescerà in età e sapienza, preparandosi così per la sua altissima e irripetibile missione.

Dio separa dal mondo – sembrano suggerirci queste antiche narrazioni –  ma per custodire i suoi “tesori” e per arricchire un Cuore, nel caso di Maria Santissima, di tutte le grazie necessarie per il compito ricevuto dal Cielo. Proprio il 21 novembre è ormai considerato il giorno per eccellenza dedicato alle Claustrali: persone “speciali” – nell’immaginario collettivo – certamente privilegiate, almeno secondo la logica di Dio, e sottratte agli occhi e alla curiosità della gente, ma preziose agli occhi del Signore e prossime al cammino di ogni fratello e sorella di fede, con la preghiera assidua e con la radicale offerta di sé.

Le anime, chiamate alla clausura, non sono escluse dalle contraddizioni e dai problemi del loro tempo: anzi, sono ancora più presenti, attraverso le misteriose vie della Grazia, accompagnando e sostenendo i nostri passi, spesso faticosi, lungo le vie della nostra storia. Proprio una claustrale, Santa Teresa di Gesù Bambino, è stata dichiarata dalla Chiesa patrona delle Missioni, come a confermare che le grate dei Monasteri non creano una frattura con il mondo: anzi, rappresentano canali incessanti di intercessione e di amore, che arrivano fino ai confini della terra. 

Il 27 del mese abbiamo ricordato un’altra data “mariana”, cara all’affetto di moltissimi fedeli. È la festa della “Medaglia Miracolosa”, fatta coniare da Santa Caterina Labouré, su indicazione diretta ed esplicita della Vergine Maria. Il piccolo oggetto sacro racchiude una sintesi perfetta della nostra devozione, con il suo riferimento alla Immacolata, nell’atto di schiacciare il capo al Demonio; il retro riporta i due Cuori – di Cristo e di Maria – circondato, rispettivamente, il primo di spine e trapassato, il secondo, da una spada: intimamente uniti nel sacrificio del Calvario e associati, per sempre, nell’opera della nostra Redenzione. Sopra i due Cuori è coniata una Croce, che sormonta una “M”: il tutto è circondato da 12 stelle, che richiamano le Tribù d’Israele e il collegio apostolico, e rievocano l’immagine di Apocalisse 12,1-6 (la “Donna”, vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi).

L’accostamento di queste due ricorrenze mariane – tanto lontane, almeno cronologicamente – può aiutarci a riflettere sul presente. A Rue du Bac, nel cuore di Parigi, la Vergine Maria diede l’inizio, nel 1830, a una feconda corona di grazie, che l’avrebbe vista protagonista delle apparizioni che segnarono i secoli XIX e XX. Tutte le generazioni mi diranno beata: le profetiche parole del Magnificat si rinnovano, epoca dopo epoca, nella storia della Chiesa, confermando – attraverso vie sempre nuove e originali- la missione dell’umile fanciulla di Nazareth di ricondurre i cuori alla luce delle verità evangeliche. Immergersi nel mistero di Dio – come Lei ha fatto – significa farsi prossimi al mistero dell’uomo, al destino di ogni creatura umana.

La recente escalation di violenza e di terrore esige, ancora di più, che l’Europa in particolare ritrovi se stessa e la sua originaria vocazione, culturale e spirituale. L’Europa ha bisogno, più che mai, di ritrovare le sue radici cristiane. La preghiera, lo “stare” dinanzi a Dio, riportano ordine nel cuore e nella vita; aiutano a discernere il vero bene e ottengono la forza di realizzarlo, per sé e per gli altri.

Il cuore dell’Europa è la nostra fede, è la carità di Cristo, è l’offerta generosa di chi, per amore di Cristo stesso, ha servito e continua -sull’esempio di Maria – a servire, con generosità e con sollecitudine fraterna, l’uomo.

Sulla bandiera europea campeggiano dodici stelle: la medesima simbologia di Apocalisse 12, riportata – guarda caso – in milioni e milioni di copie, proprio sulla Medaglia Miracolosa di Rue du Bac.

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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