Slavery

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La storia di Sarah, fuggita dalla sua schiavitù

Una giovane nigeriana racconta alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, come si è salvata dall’inferno della prostituzione. Ora, con l’aiuto di Steadfast Onlus, vuole liberare le sue connazionali dalle stesse catene

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Il 7 e 8 novembre, la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, ha invitato numerose organizzazioni internazionali per un Simposio dal titolo: Real Love Chases Away Fear, Greed and Slavery: Young Leaders Must Pave the Way.

Tra i soggetti partecipanti sono intervenute anche realtà italiane, tra cui Steadfast Onlus, nella figura del suo Presidente Emmanuele Di Leo.

Steadfast, che si occupa di cooperazione internazionale nel continente africano, in particolare in Nigeria, ha partecipato con notevole interesse, portando il suo apporto come osservatore.

“Temi come quello delle nuove forme di schiavitù sono principali argomenti che ci toccano da vicino, specialmente quello della tratta di esseri umani legata all’immigrazione”, ha affermato il Presidente Di Leo.

Infatti, da alcuni anni, Steadfast sta cercando di contribuire, nel suo piccolo, a contrastare questa piaga, cercando di sviluppare le economie autoctone con delle piccole factory e offrendo sul territorio, formazione professionale.

“Una delle principali motivazioni dello sviluppo dell’immigrazione clandestina, in Nigeria, è la povertà, seguita dalla corruzione – ha spiegato Di Leo -. Il nostro intento è quello di dare una possibilità a chi è impossibilitato attualmente ad averla. Nel precedente anno abbiamo istallato delle officine meccaniche e successivamente formato dei ragazzi nigeriani per lavorarci, con l’intento non solo di sfamare famiglie e insegnare un mestiere ma anche quello di formare i formatori. Così potremmo diffondere più velocemente e capillarmente cultura e professionalità, diminuendo di conseguenza, la spinta dei giovani nigeriani a espatriare per cercare una vita migliore o a trasformarsi in vittime di un mercato senza scrupoli: quello della tratta degli esseri umani”.

L’intento di Steadfast Onlus è quello di formare nelle piccole cose, nei mestieri più utili, per educare, far crescere i territori situati nelle estreme periferie, da dove gruppi criminali attingono alle persone per il loro mercato.

Dalla sua nascita, Steadfast, si è occupata della difesa dei diritti umani ed uno dei problemi di rilievo dello sfruttamento in Nigeria è la tratta della prostituzione.

Di Leo ha colto l’occasione per raccontarci una delle testimonianze sentite durante questo prestigioso evento, organizzato dalla Pontificia Accademia, da cui è scaturita la volontà di implementare ulteriormente il progetto NigeriAid di Steadfast Onlus.

Ci racconta la storia di una ragazza nigeriana vittima della tratta e destinata al mercato della prostituzione. Il Presidente di Steafast tiene molto a raccontarci la storia di Sarah, perché rappresenta il classico tipo di adescamento che avviene nei territori nigeriani e rappresenta la speranza e la forza di una donna che da vittima trova la forza per reagire.

All’età di 27 anni, Sarah, è stata inviata in Italia per arricchire il mercato della prostituzione. Sarah, laureata in ingegneria informatica, è stata circuita da una donna, apparentemente di buoni propositi, di “buona” famiglia, che sosteneva il suo profondo fervore religiosa.

Con la falsa promessa di un lavoro in Italia, presso un’affermata società informatica, la ragazza, ignara di cosa stava succedendo, viene venduta ad un gruppo di trafficanti e, dopo una sosta in Spagna, inviata in Italia.

“Il mio sogno si stava realizzando – ha testimoniato la ragazza -. Vengo da una zona povera della Nigeria e la speranza di poter cambiare le sorti della mia vita, dopo i grandi sacrifici dei miei genitori per avermi fatto studiare, per me era una grande opportunità”.

Arrivata in Italia, viene accolta da una coppia di coniugi e successivamente portata in un grande appartamento. Lì, si ritrova con altre dieci ragazze, molto più giovani di lei, sui 15-20 anni di età. “Quando arrivai in quella casa e ho visto le altre ragazze nigeriane, molto giovani, mi domandai: cosa ci fanno qui queste bambine?!”, ha raccontato la giovane africana.

Di lì a poco, Sarah realizza che sta succedendo qualcosa di molto spiacevole. In un colloquio chiarificatore discute con la donna che era venuta ad “accoglierla” all’aeroporto… “In Italia non c’è lavoro, neanche per gli italiani, pensa se una straniera africana può trovare lavoro! Il tuo lavoro sarà fare la prostituta!”. A questa esclamazione, il sogno di Sarah si trasforma in un incubo. Mantiene però la calma e trova la forza e la lucidità per riuscire a cercare una via di fuga. Il Presidente di Steadfast ci descrive nel particolare anche i pensieri di Sarah: “Dove sarà la stazione del treno? Mi domandai…”.

Il suo principale problema in quel momento era la possibilità di comunicare con qualcuno. L’Italia un paese sconosciuto per lei, con una lingua incomprensibile… Nonostante le enormi difficoltà comunicative, riesce a scappare e a raggiungere una stazione di Polizia. Lì incontra un connazionale e gli chiede aiuto per comunicare con le forze dell’ordine…

Sarah oggi ha rivoluzionato completamente la sua vita. Da laureata, con un sogno di una vita migliore, diventa schiava e vittima del traffico di esseri umani. Da schiava riesce a scappare e oggi aiuta ragazze, bambine e donne che stanno subendo la sua stessa sorte.

Emmanuele Di Leo ci racconta che dalla testimonianza di Sarah, sta nascendo l’idea per Steadfast di collaborare con lei e con il gruppo di suore capitanate da Suor Eugenia Bonetti, che si dedicano tutti i giorni ad aiutare ragazze vittime della tratta della prostituzione e del business dell’immigrazione clandestine.

Con Sarah, Steadfast sta ideando la possibilità di andare assieme a lei nei pressi dei villaggi periferici nigeriani, per insegnare a coltivare, allevare animali, a educare a non credere nei raggiri proposti da organizzazioni malintenzionate, cercando così di fare un’azione preventiva e salvaguardare le tante persone ignare, che spesso, molto spesso, da sognatrici si ritrovano vittime.

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ZENIT Staff

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