Schoolgirls in Kenya

AVSI press office

La bellezza che viene dalle periferie: storie dal Kenya

Le missioni dell’AVSI operano a servizio dei ragazzi di strada e dei malati di AIDS, aiutandoli ad emanciparsi dalla fame, dall’accattonaggio, dalla violenza e a proseguire nei loro studi

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Storie di vite cambiate da uno sguardo, e che cambiano chi le guarda: l’esperienza del sostegno a distanza patrocinata dalla Fondazione AVSI è stata al centro dell’incontro-testimonianza La bellezza che viene dalle periferie: storie dal Kenya”, ospitato lunedì scorso nella chiesa di Santa Maria di Donnaromita a Napoli, con Antonino Maiuri, coordinatore dell’iniziativa nel paese africano.

Sardo, laureato in economia e commercio con tesi sul non profit, da nove anni Masuri lavora ad un progetto, cofinanziato dal governo americano, per aiutare bambini kenyoti malati di AIDS. “L’adozione a distanza – ha raccontato – consente loro di accedere a servizi elementari, ma che altrimenti non potrebbero avere: andare a scuola, nutrirsi, ricevere cure gratuite. Ma il nostro compito è sorattutto uno: dar loro speranza”.

Ecco, allora, che le immagini delle missioni AVSI testimoniano le drammatiche condizioni di vita del paese, ma anche gli splendenti, contagiosi sorrisi sui volti dei piccoli ospiti. “Uno sguardo come questo – ha proseguito Masuri – è quel che mi aiuta, perché mi richiama all’essenziale. Per chi ci lavora è impossibile abituarsi al degrado e alla povertà in cui questi ragazzi versano: non mangiano, vengono picchiati, sono spesso sieropositivi. Eppure hanno una voglia di vivere contagiosa”.

La possibilità di studiare diviene, così, un’occasione di rinascita. “Non è un caso – spiega l’operatore AVSI – che, nelle foto in cui indossano la divisa scolastica i bambini appaiano così felici: per loro è, quasi sempre, l’unico vestito che hanno, ma già questo li educa alla bellezza. Infatti all’ingresso delle nostre scuole mettiamo uno specchio: vedendosi il bambino si riconosce e inizia un percorso su di sé. Infatti ai nostri educatori, quando si scoraggiano sulla possibilità di aiutarli, dico sempre: rispondi semplicemente al loro bisogno, dentro quello vedranno la differenza. E quando li vedo cresciuti, all’università, ripuliti e felici, è bellissimo: vuol dire che tutto quello che hanno sofferto – fame, accattonaggio, violenze, prostituzione – non ha ucciso il loro desiderio di felicità”.

Il percorso educativo è spesso difficile, in particolare per chi vive le realtà più dure. “Cerchiamo di salvare le bambine dai rapimenti – ha sottolineato il missionario – di chi vuole infibularle e poi venderle come spose in tenera età, o di curarle dalle conseguenze di queste orribili pratiche”. In generale, a subire violenze sembra la vita delle donne, come quella degli street boys degli slums più malfamati, inariditi da fame e abusi al punto di diventare loro stessi violenti e drogati. “Ma di fronte alla loro chiusura e alle loro bugie, posso dire: tu sei più grande, perché Gesù guarda te, e me, così come siamo. Gesù è il più grande fattore di sviluppo – ha allora affermato Masuri – perché con il Suo sguardo anche i poveri riacquistano la dignità”.

Per aiutare i bambini, ha concluso Masuri, è fondamentale educare anche gli adulti che si occupano di loro. “Nelle nostre scuole formiamo gli operatori con un percorso incentrato su Il rischio educativo di don Luigi Giussani, affinché siano sempre attenti a far capire agli studenti che il loro valore sta in loro stessi, e non nei voti – come la scuola pubblica kenyota spesso impone, anche con punizioni fisiche”.

Grandi risultati registrano anche i corsi professionali dedicati ai genitori, che in essi trovano spesso occasione per un’aggregazione fraterna, sostenendosi nella regolare assunzione di medicine, prestate reciprocamente attraverso forme di microcredito. “È importantissimo fornire a queste popolazioni un aiuto nel loro paese. Se facciamo cose belle, ma non si lavora col popolo, sarà tutto inutile. Queste persone devono uscire dalle baraccopoli con le loro gambe: l’assistenzialismo non serve davvero”.

 

 

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ZENIT Staff

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