La Polonia sta sempre più diventando meta di profughi europei ed extraeuropei. Oltre che dalla vicina Ucraina, molti rifugiati giungono dal martoriato Medio Oriente.
Lo conferma don Waldemar Cislo, responsabile della sezione polacca di Aiuto alla Chiesa che Soffre in un’intervista al SIR. Secondo il sacerdote, gli immigrati ucraini irregolari in Polonia sono circa due milioni, di cui 4000 nella sola Varsavia.
Favoriti dal punto di vista linguistico e territoriale questo tipo di profughi sono però svantaggiati dal punto di vista economico, poiché tanto i salari quanto i sussidi statali “sono sensibilmente inferiori rispetto a quelli che si possono ottenere in Germania o in Gran Bretagna”, ha spiegato don Cislo.
Duemila sono invece i profughi che la Polonia dovrebbe accogliere dal Medio Oriente, secondo gli accordi di Bruxelles. “Bisogna eliminare il pregiudizio che vede nello straniero un terrorista – ha proseguito -. È una visione alimentata anche dai messaggi che arrivano all’opinione pubblica attraverso i media, che parlano delle donne jazide violentate o vendute come schiave, dei cristiani cacciati da Mosul, dei bambini trucidati senza pietà. I profughi vanno aiutati perché sono persone che cercano di salvare la loro vita”.
Il prossimo novembre inoltre, in Polonia sarà celebrata la giornata di solidarietà con le chiese perseguitate, durante la quale le diocesi pregheranno, informeranno e raccoglieranno aiuti materiali. In quest’occasione è prevista la visita e la testimonianza del patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti, Gregorios iii Laham.
La Chiesa polacca è convinta che i cristiani perseguitati vadano aiutati “soprattutto sul posto”, ha riferito don Cislo, richiamandosi alla richiesta del patriarca caldeo Louis Raphaël Sako, che in una sua recente visita in Polonia, aveva insistito sull’importanza che i territori mediorientali non siano svuotati dalla presenza cristiana.