Sinodo. Mons. Grech: "L'apertura a situazioni 'irregolari' non mette a rischio la dottrina, ma la misericordia di Dio"

In una lettera pastorale, il vescovo di Gozo auspica che l’assise di ottobre porti speranza a chi ha fallito nel primo matrimonio o vive situazioni difficili

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Si intitola “Un balsamo di misericordia per la famiglia” la lettera pastorale del vescovo di Gozo (Malta), monsignor Mario Grech, diffusa nei giorni scorsi in occasione della solennità dell’Assunzione di Maria. E lo è a tutti gli effetti un balsamo questa missiva, attraverso cui il presule vuole lenire le ferite di tante coppie e famiglie bollate come “irregolari”. 

Lo sguardo è naturalmente puntato al Sinodo del prossimo ottobre, che il vescovo si augura possa essere occasione per far emergere l’immagine di una Chiesa non “dalle porte chiuse”, ma – secondo i reiterati appelli di Papa Francesco – un “rifugio di tutti i peccatori”, dove “finché c’è vita, c’è speranza di conversione”. Ciò – precisa subito – non siginifca che ci sia “alcuna intenzione, da parte della Chiesa, di cambiare la dottrina sul matrimonio e la famiglia”. Anzi, la verità di base a tutte le discussioni – sottolinea il vescovo di Gozo – è che “il matrimonio è un sacramento”, e che “il fondamento della famiglia è nelle nozze tra uomo e donna, legati da amore indissolubile, fedele e aperto alla vita”. Questo nucleo così formato rimane un’istituzione “molto apprezzata”, per i benefici che comporta a livello “umano, sociale e spirituale”, tanto che – scrive Grech – “il desiderio di formare una famiglia rimane fortemente radicato nella natura umana”.

Tuttavia ci sono situazioni difficili di cui non si può non tenere conto: separazioni, divorzi, seconde nozze, relazioni adulterine, “in contrasto con i precetti evangelici”. E c’è anche uno “tsunami culturale” che mette seriamente in discussione “le convinzioni consolidate” su famiglia e matrimonio. Le leggi sul divorzio, giusto per fare un esempio, ma anche le norme per regolarizzare le unioni civili, la dilagante e subdola teoria del gender, i dibattiti sulla procreazione assistita. Tutte questioni che, secondo monsignor Grech, mettono in crisi l’idea stessa di matrimonio, i cui valori sono stati “ridotti e indeboliti”. E “la crisi del matrimonio induce poi a una crisi della fede”, rileva, perché nei momenti di difficoltà “è facile cedere alla tentazione di voltare le spalle a Dio”.

L’occhio cade quindi sul nodo cruciale dei divorziati risposati, che – ribadisce Grech, citando il Papa nell’Udienza generale del 5 agosto -, pur vivendo una situazione contraria al sacramento cristiano, “non sono scomunicati e fanno sempre parte della Chiesa”. “Non è un segreto che ci siano aspettative sulle conclusioni sinodali riguardo alla situazione pastorale dei divorziati risposati”, ammette il presule maltese, illustrando già la chiave interpretativa di buona parte degli interventi in Aula: “Nella Chiesa c’è posto per tutti coloro che credono in Dio. Nessuno è escluso, né irrimediabilmente perduto o scartato”. 

Il fulcro è infatti la “misericordia”, “cuore della dottrina cristiana”, come ricorda il prossimo Anno giubilare. “Chi propone la caduta di certe barriere tra coloro che sono in una relazione irregolare ma credono in Cristo Salvatore, non sta mettendo a rischio la dottrina sull’indissolubilità del matrimonio, bensì desidera rendere possibile l’esperienza del balsamo della misericordia di Dio, secondo la cosiddetta ‘via penitenziale'”, afferma mons. Grech. Questo “non potrà mai essere in contrasto con il Vangelo”, soggiunge, perché “Dio misericordioso tocca le ferite aperte e sanguinanti dell’umanità per guarirle”.

Se dunque la misericordia “presuppone la giustizia”, allo stesso tempo “va molto oltre”, perché “Dio dà all’uomo molto di più di quanto egli meriti”. Emblema di ciò è l’episodio evangelico delle nozze di Cana: “un messaggio di speranza a tutte quelle coppie che hanno esaurito il vino”, a causa “della povertà, della malattia o perché non si amano più”. “Gesù – spiega il vescovo maltese – sceglie di dare il vino migliore proprio a coloro che, per un motivo o per l’altro, pensano che le loro giare siano tutte rotte”. Anzi, proprio in esse Egli riversa “il suo amore e la sua misericordia”. Ovviamente, “bisogna essere cauti nell’affidare questo tipo di vino”, ma non bisogna neanche essere troppo “rigidi”,  dal momento che “le giare sono piene e tanti vogliono sperimentare la tenerezza e la generosità di Dio”.

L’augurio di mons. Grech per l’assise sinodale è dunque che la Chiesa, pur “rimanendo fedele al Vangelo della famiglia e sostenendo quelle famiglie che restano salde”, cerchi, allo stesso tempo, “di essere fedele al Vangelo della misericordia e di far sì che quanti hanno fallito nel loro primo matrimonio, possano sperare nella misericordia di Dio e gustare la gioia del suo amore”. 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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