Q of "Quotidie"

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“Q” come Quotidiano

Il cristianesimo non è qualcosa di occasionale, eccezionale: ha una dimensione feriale, quotidiana

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“Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, recita il Padre Nostro. E’ interessante notare come Gesù sottolinei in due parole un aspetto fondamentale della sua preghiera, del suo messaggio: dacci oggi il pane quotidiano. Il cristianesimo è un qui e ora, è la promessa di una vita futura ma è anche un hic et nunc, una risposta immediata, un oggi, e non un evento saltuario, episodico, ma continuo, quotidiano, appunto.

Quotidianità è un vocabolo che deriva dal latino quotidie che significa «ogni giorno». L’impressione immediata che si associa a questa esperienza spesso non è- come ci si dovrebbe aspettare- quella della riconoscenza: che bello Signore che fai accadere ogni giorno grandi cose, che rinnovi il dono del pane, del sole, della vita. “Quotidiano” viene invece associato con l’idea dell’abitudine, dello scontato, della routine, della ripetizione monotona. Certo, alzarsi ogni mattina con la consapevolezza che tutto sarà più o meno uguale al giorno prima, per approdare a sera a un sonno che riporterà la ruota della vita l’indomani al punto di partenza, a molti non sembra per nulla esaltante. E invece il cristianesimo sta proprio in una quotidianità, in una ripetizione di gesti mai scontati. Pensiamo alla Santa Messa: ogni giorno apparentemente uguale, scandita dai tempi liturgici, eppure quel gesto, quel sacrificio offerto, serve a rendere ogni giorno presente nel mondo il Sacrificio salvifico di Gesù, la sua Passione, Morte e Resurrezione. L’evento più grande della storia. Ripeterlo ogni giorno non è scontatezza: è un miracolo che si ripete. Magari è quando tale gesto non è possibile, per le persecuzioni, ad esempio, che i cristiani si rendono conto di quanto importante sia la Messa, la Messa quotidiana. Il cristianesimo non è qualcosa di occasionale, eccezionale: ha  una dimensione feriale, quotidiana. “Era necessario che l’eroico diventasse quotidiano e il quotidiano eroico”, disse anni fa san Giovanni Paolo II parlando di san Benedetto da Norcia e della sua azione evangelizzatrice e civilizzatrice, che partiva appunto dall’abbracciare la dimensione della vita normale, ordinaria,  quotidiana, per renderla eccezionale, ovvero eroica.

Un’esistenza capace di perforare il grigiore della superficie, della ripetitività di giorni e di gesti, capace di fare di ogni gesto quotidiano fatto con amore, pur nella sua umiltà materiale, un gesto eroico, un segno dell’eccezionalità dell’Amore di Dio. Cristo stesso segnò questa strada mostrando una vita umile, ritirata, che poi diviene straordinaria, ma sempre partendo dalla quotidianità, da atti apparentemente  modesti come curare un malato, saziare un affamato.

E’ nella quotidianità che maturano le vocazioni dei cristiani, quella dei consacrati, dei sacerdoti, delle religiose, così come le vocazioni matrimoniali. La teologia della vita quotidiana è quella del rapporto con Dio, con la chiamata personale, è la teologia del “tu personale”. Questa esperienza ha un punto di partenza, la chiamata personale e unica che Dio fa a ognuno di noi, una vocazione che all’inizio si qualifica esclusivamente nell’atto stesso della chiamata e nella disponibilità alla risposta, senza richiedere successive specificazioni, ciò che conta in questo momento iniziale è un “Tu che chiama” e un “io che risponde”. Nella chiamata cristiana c’è solo una premessa, la coscienza che la nostra risposta-offerta è possibile ed è libera perché Dio ci riscattati a caro prezzo in Gesù Cristo.

Siamo così vicini a Dio, ma a volte non siamo capaci di riconoscere la sua voce e il suo volto, c’è una disponibilità e forse anche un’abitudine alle “cose che riteniamo di Dio”, ma non abbiamo ancora incontrato Dio personalmente: abbiamo sentito parlare di Lui ma ancora non lo abbiamo incontrato, non sappiamo distinguere “le cose di Dio” da Dio. Essenziale allora diventa il ruolo di chi testimonia questa presenza ogni giorno, giorno per giorno. Chi fornisce il pane quotidiano, che è il pane della carità, di ogni tipo di carità, materiale e spirituale. Di chi lo fa con il cibo, e di chi lo fa con le notizie, con le buone notizie quotidiane che ogni giorno, giorno dopo giorno, nutrono il corpo, la mente, lo spirito.

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Paolo Gulisano

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