In Libia, il flagello dell'Isis: Circa 200 civili morti nell'ultima settimana

Oggi la notizia di 12 combattenti di Sirte, impegnati nella battaglia per cacciare i jihadisti, decapitati e crocifissi dagli uomini del Califfo che già venerdì scorso avevano ucciso 22 pazienti di un ospedale

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Ancora sangue e violenze in Libia, dove prosegue la battaglia tra i jihadisti dello Stato Islamico e le milizie salafite del governo filo-islamista di Tripoli impegnate in una vasta operazione per cacciare gli uomini del califfato dal paese. Solo nell’ultima settimana – riferiscono diverse fonti – sono morti oltre 200 civili negli scontri, gli ultimi avvenuti sabato nella parte orientale di Sirte che hanno visto in campo anche la popolazione supportata delle incursioni dell’aviazione.

Proprio nella città natale di Gheddafi, i terroristi hanno trucidato venerdì scorso 22 pazienti di un ospedale. Ma l’orrore non finisce qua: oggi l’agenzia libica Lana riferisce infatti di altri 12 combattenti locali decapitati e crocefissi dall’Isis. Tocca quindi il suo apice l’escalation di violenza, partita all’inizio della settimana con l’uccisione di un importante leader salafita, Khaled Ben Rjab.  

Mentre il governo libico di Tobruk, riconosciuto dalla comunità internazionale, domanda ai “Paesi arabi amici” raid aerei contro le postazioni dell’Isis a Sirte, al premier italiano Matteo Renzi giunge invece l’allarme dell’Associazione medici di origine straniera in Italia che chiede la creazione di un corridoio sanitario e umanitario che impedisca il massacro dei civili.

“Gli ospedali sono al collasso, privi di tutto, e a Sirte e dintorni nell’ultima settimana oltre 200 civili sono stati uccisi e più 500 i feriti”, dichiara il presidente dell’associazione, Foad Aodi che, in una nota, informa pure che i jihadisti sono intenzionati “ad occupare gli ospedali per curare solo i propri feriti”.  

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ZENIT Staff

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