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L'esercito iracheno sconfigge Isis a Falluja e prepara l'offensiva a Mosul

I militari dell’Iraq, aiutati da americani e peshmerga curdi, hanno quasi liberato Falluja, dove in cinque quartieri restano asserragliati miliziani Isis che usano civili come scudi umani

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Sono ore intense quelle che stanno vivendo i militari iracheni. Dopo aver compiuto importanti progressi nella riconquista di Falluja, nella provincia occidentale di Anbar, le forze dell’Iraq hanno già rilanciato l’offensiva contro lo Stato islamico nei pressi di Mosul, nella zona settentrionale del Paese. Khaled al Obeidi, ministro della Difesa, ha confermato che è iniziata la seconda fase della liberazione della provincia di Ninive, di cui Mosul è capoluogo.
Baghdad ha ristabilito il controllo di Falluja dopo un mese di battaglia contro i jihadisti, che la tenevano sotto scacco dal gennaio del 2014. A sostenere le truppe governative sono arrivati anche i raid della Coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti e dal fuoco delle batterie di mortai, fornite da Washington e gestite da peshmerga curdi.
In molte zone, dopo esser fuggiti, i miliziani dell’Isis hanno lasciato sul terreno delle mine. Mentre sono in corsa le operazioni di bonifica, giunge dal vicino Iran il plauso per la “battaglia coraggiosa” dell’esercito iracheno che ha consentito di strappare Falluja agli uomini del Califfato.
“Con le dovute felicitazioni porgo i miei auguri a lei, al governo, al popolo ed ai leader religiosi iracheni per la battaglia coraggiosa e la vittoria dell’esercito e delle forze popolari irachene contro i terroristi takfiri nella città di Falluja”, scrive il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, a Ibrahim al Jaafari, primo ministro dell’Iraq. “Indubbiamente le vittorie rilevanti ottenute nella battaglia decisiva di Falluja, nel mese sacro di Ramadan, dimostrano che Dio aiuta coloro che combattono sulla sua via” ha aggiunto Zarif.
Ancora 5 dei 15 quartieri di Falluja sarebbero sotto il controllo di terroristi dell’Isis, in gran parte di nazionalità saudita e uzbeka, che starebbero usando i civili come scudi umani per difendersi dall’assalto dell’esercito iracheno.

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ZENIT Staff

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