Una nuova petizione contro il muro di separazione tra Israele e Palestina nella Valle di Cremisan, a Beit Jala, è stata presentata alla Corte Suprema israeliana dalla Società Saint Yves, centro cattolico per i diritti umani. In essa – come riferito dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme – si chiede che il Ministero della Difesa israeliano riveli il tracciato esatto e completo del muro, per evitare che si scada in situazioni illegali sul terreno e dannose per gli abitanti della Valle, e che, nel frattempo, l’esercito si astenga da qualsia costruzione.
La costruzione del muro di separazione è stata autorizzata dall’Alta Corte, lo scorso 6 luglio, nonostante una sentenza di aprile lo avesse giudicato “dannoso” sia per la popolazione locale che per i monasteri della valle, sottolineando che “il tracciato del muro, come suggerito dal Ministero della Difesa, non è l’unica possibilità che permetta di garantire la sicurezza nuocendo il meno possibile, conforme alla Legge Amministrativa Israeliana”.
Con la decisione del 6 luglio, invece, la Corte ha limitato l’applicazione delle sue decisioni – ovvero rallentare la costruzione del muro nella valle Cremisan – alle due comunità salesiane e alla loro terra, ossia il monastero del XIX secolo abitato da monaci e il convento con una scuola elementare gestita da suore. L’esercito, dunque, dovrebbe iniziare la costruzione del muro risparmiando le comunità religiose ma intervenendo sulle terre che appartengono a 58 famiglie di Beit Jala. Il monastero e il convento salesiani – spiega il portale – rimarrebbero dunque nella parte palestinese, ma alcuni palestinesi di Beit Jala vedrebbero le loro terre e proprietà incluse nella parte israeliana, al di là del muro.
Da qui, dunque, la richiesta della Società Saint Yves di una maggiore trasparenza prima di procedere a qualsiasi lavoro di costruzione.