"Segni di luce e tragici fatti": Sandri ricorda la storia del popolo armeno

Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali ha presieduto la divina liturgia per l’elevazione a cattedrale della chiesa di San Gregorio l’Illuminatore, in California

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La storia della nazione armena è costellata di segni di luce, ma anche da tragici fatti. Così il cardinale Leonardo Sandri incontrando la comunità della diaspora negli Stati Uniti d’America. Il prefetto della Congregazione per le Chiese orientali è in California per il trasferimento della cattedrale dell’eparchia armeno cattolica di Our Lady of Nareg da New York a Glendale, e ha presieduto la divina liturgia per l’elevazione a cattedrale della chiesa di San Gregorio l’Illuminatore. 

Nella sua omelia – riportata da L’Osservatore Romano – commentando le letture, Sandri ha dapprima rievocato i “segni di luce” della storia del popolo armeno, a partire “dal battesimo avvenuto nel 301”, passando per i santi come Gregorio di Narek, proclamato da Papa Francesco lo scorso 12 aprile dottore della Chiesa universale. Da lì è passato ai “tragici fatti” che hanno costellato la storia di questa gente, la quale “per differenti ragioni e nelle diverse epoche ha dovuto mettersi in cammino”. È il caso del Metz Yeghern, il “Grande Male” avvenuto cent’anni fa, “ma anche più lontano nella storia con le vicende legate alla Santa sede di Echmiadzin e alla Grande casa di Cilicia”. 

A seguito di tali avvenimenti drammi, “la diaspora armena è giunta un po’ dovunque nel mondo”, ha rilevato il porporato, e l’eparchia statunitense “ne è un segno eloquente, insieme ai fratelli e sorelle apostolici” che con i cattolici “vanno a comporre una parte operosa della società americana”. Il popolo armeno, in sostanza, “è stato capace di comportarsi come l’apostolo Paolo”, ha evidenziato il cardinale – ha affrontato le fatiche della lotta e della corsa nello stadio, ma lo ha fatto sempre perché afferrato da Cristo, ed è stato capace di affrontare enormi sacrifici pur di non smarrire il tesoro prezioso della propria fede”. 

Il card. Sandri ha quindi chiesto per tutti gli armeni “la grazia di essere consapevoli di questa grande storia, e di esserne intelligenti interpreti per il tempo presente, non per rivendicare, ma anzitutto per ricostruire e riconciliare”. Di qui l’augurio agli armeni residenti in California: che la loro nuova cattedrale rappresenti “il segno e il ricordo che Dio rimane fedele, soprattutto di fronte alle tante sofferenze e distruzioni cui sono sottoposti i fratelli e le sorelle cristiane del Medio oriente, dove affondano le origini di molte delle vostre famiglie”.

“Dio non si è dimenticato dei suoi figli – ha ribadito – e sta ascoltando il loro grido; e desidera farlo anche attraverso il volto e il nome di ciascuno di voi, perché possiate essere come i messaggeri di pace”.

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ZENIT Staff

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