Vescovi cattolici di Terra Santa denunciano rabbino estremista

Bentzi Gopstein, leader del movimento estremista Lehava, in un dibattito pubblico aveva avallato i roghi verso luoghi di culto. Ordinari cattolici: “Un incitamento all’odio”

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Hanno suscitato furenti polemiche le dichiarazioni del rabbino Bentzi Gopstein, leader di Lehava, uno dei movimenti più estremisti della destra religiosa ebraica, tanto da meritarsi una denuncia per incitamento all’odio da parte dei capi delle Chiese cattoliche di Gerusalemme.

Alcuni giorni fa, in una tavola rotonda tenutasi davanti a numerosi studenti delle yeshiva, le scuole rabbiniche, a Gerusalemme, Gopstein, interrogato sulla questione delle “chiese bruciate nella Terra di Israele” ha risposto: “Maimonide (il grande filosofo ebraico del XII secolo, considerato un punto di riferimento nell’interpretazione della Torah ndr) ha stabilito o no che i luoghi idolatri vadano distrutti? Vanno distrutti, è semplice. Che domanda è?”.

E al moderatore che lo metteva in guardia, ricordando che la tavola rotonda veniva filmata e dunque avrebbe potuto essere anche arrestato per queste affermazioni, il leader di Lehava aveva replicato: “È l’ultima delle mie preoccupazioni. In nome della verità sono disposto a restare in carcere anche cinquant’anni”. 

Un incitamento all’odio, che contraddice il desiderio di dialogo e fraternità auspicato dall’ala moderata del rabbinato, la quale, capeggiata da rav Alon Goshen-Gottstein, ha lanciato una campagna di crowdfunding per ricostruire la Chiesa di Tabgha dopo l’incendio del 18 giugno.

Già il giorno successivo, l’assemblea degli Ordinari cattolici della Terra Santa – che riunisce i vescovi dei diversi riti – aveva presentato una denuncia alla polizia, contestando a Gopstein il reato di istigare i giovani a compiere atti violenti. 

In una nota poi comunicavano: “Queste affermazioni, pronunciate dopo preoccupanti atti di vandalismo contro i luoghi santi in Israele, sono inaccettabili. Incitano all’odio e rappresentano una vera e propria minaccia per gli edifici di culto cristiani nel Paese. La comunità cattolica in Terra Santa ha paura e si sente in pericolo. L’assemblea chiede alle autorità israeliane di garantire una reale tutela dei cittadini cristiani in questo paese e dei loro luoghi di culto”. 

Infine, ieri, di fronte alla mancanza di provvedimenti contro Lehava, si è passati alle vie legali. L’avvocato della Custodia di Terra Santa, Farid Joubran, in una lettera all autorità competenti, scrive che “questo ritardo potrebbe essere interpretato da qualcuno come una debolezza da parte di quanti devono far rispettare la legge, se non come un sigillo di approvazione per le provocazioni razziste di Lehava”. “Non è il momento giusto per rinvii, ritardi e omissioni”, afferma il legale.

“Cristiani e musulmani sentono che c’è una minaccia”, ha invece dichiarato padre David Neuhaus, vicario del Patriarcato latino di Gerusalemme per i cattolici di lingua ebraica, in un’intervista a Tv2000. “Alcune persone – ha aggiunto – per fortuna solo una minoranza, pronunciano parole che incitano alla violenza. Abbiamo già visto le conseguenze: non solo chiese bruciate ma abbiamo visto anche di peggio, quando alcuni estremisti ebrei hanno bruciato una casa con dentro una bimba. Bruciare è una cosa odiosa. Gli ordinari cattolici hanno fatto il loro dovere civile. Qui molti pensano che c’è un reale pericolo”.  

“Abbiamo pensato che fosse importante andare alla polizia affinché prendesse delle misure contro una persona che rappresenta un pericolo per la società”, ha spiegato ancora padre Neuhaus, “questa persona va fiera di aver detto che devono essere bruciate le chiese e le moschee in Israele”.

“La nostra convivenza con gli ebrei è molto cordiale e fraterna”, ha aggiunto il religioso. “Gli estremisti, grazie a Dio, sono una minoranza ma quando c’è il silenzio della maggioranza il pericolo è che questi possono fare qualsiasi cosa senza paura delle conseguenze giuridiche da parte delle autorità. Noi abbiamo rapporti cordiali con la maggioranza degli ebrei. Devo dire inoltre che ci sono state organizzazioni ebraiche che hanno chiesto alla Chiesa di denunciare il rabbino alle autorità”.

Intanto il governo Netanyahu che, dopo il rogo della Chiesa della Moltiplicazione e quello della casa del villaggio palestinese di Duma – in cui sono morti il piccolo Ali di 18 mesi e suo padre – ha promesso dure sanzioni a chi, con letture estremiste della Torah, fa maturare atti di violenza. Proprio nelle ultime ore sono stati arrestati poi quelli che sarebbero gli esecutori materiali dei due incendi.  

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ZENIT Staff

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