“Può un circolo intitolato a un intellettuale radicalmente contrario alla famiglia, che inneggiava apertamente e ripetutamente alla pedofilia e alla pederastia, diventare ente di formazione presso il Ministero dell’Istruzione?”. La domanda, apparentemente retorica, rappresenta il nocciolo di un’interpellanza a Stefania Giannini, vertice del dicastero dell’istruzione, e al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, da parte di quattro senatori: i forzisti Lucio Malan e Maurizio Gasparri e i due di Area Popolare Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni.
Sfogliando l’elenco delle associazioni che l’Unar (Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali), che lavora presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, chiede siano accreditate presso il Miur come enti di formazione, i quattro senatori si sono accorti della presenza del “Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli”. Di qui le loro inquietudini e la scelta di rivolgersi con la massima urgenza presso il ministro dell’Istruzione e il presidente del Consiglio. Lucio Malan approfondisce la questione a ZENIT.
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Senatore, cosa vi ha portato ad agire con questa sollecitudine contro la richiesta dell’Unar?
Tempo fa mi è stato segnalato il contenuto di un libro di Mario Mieli, che si intitola Elementi di critica omosessuale. Per me che non mi ero mai addentrato negli scritti di questo personaggio, è stato sorprendente leggere una frase in cui sostiene inequivocabilmente che quanti condividono le sue idee, denominati “checche rivoluzionarie”, possono fare l’amore con i bambini. Siccome, anche per deformazione professionale, so che il contesto è molto importante, allora ho voluto leggere l’intero libro.
E cosa ne ha dedotto?
Che il contesto rende la frase ancora più inquietante. Perché non si tratta di una battuta o di un paradosso, come qualche zelatore paladino tenterà di far passare, bensì di un ragionamento del tutto coerente e persino essenziale all’ideologia dell’intero libro in questione, che è la maggiore opera di Mario Mieli. La sua teoria è che la grande anormalità è l’essere eterosessuali e che per natura non lo si è, ma lo si diventa perché condizionati dalla famiglia attraverso ciò che lui chiama “educastrazione”.
Nel pensiero di Mieli, la famiglia è dunque strumento di repressione dell’uomo. Un ruolo in questo senso viene assegnato anche alla religione?
Il pensiero di Mario Mieli è un quadro molto delineato in cui religione e famiglia, facce di una stessa medaglia, sono considerate nemiche della persona fin dalla più tenera infanzia. Lui giudica condannabile che i genitori non prendano iniziativa sessuale nei confronti dei loro bambini, ritenendo che questa repressione venga sublimata dalla religione. Scrive testualmente che “l’amore per Dio e il timore di Dio sono il risultato nevrotico di un amore per i genitori censurato dal tabù dell’incesto e da quello antiomosessuale” (cap. III, 8). La pedofilia o pederastia è dunque un modo per emancipare i piccoli da questi condizionamenti. Temo, per altro, che Mario Mieli fosse negli atti coerente con il suo pensiero…
Cosa glielo fa pensare?
In una sorta di compendio al termine del suo libro, Mieli sostiene in modo chiarissimo che queste pratiche sessuali vadano praticate in modo militante. Se non era coerente, credo si possa quantomeno affermare che esortasse gli altri a svolgere azioni non accettate dalla sensibilità comune né dalla legge italiana.
Crede che il circolo intitolato a questo intellettuale, morto suicida a trent’anni nel 1983, sia consapevole degli aspetti che lei e i suoi tre colleghi avete sollevato?
Chi intitola un’associazione a questo signore, o non ne conosce il pensiero, e allora farebbe bene a informarsi, oppure se lo conosce e lo condivide, conosce e condivide la sua opera maggiore. Le faccio un esempio: sarebbe possibile intitolare un circolo ad Alessandro Manzoni senza conoscere I promessi sposi? Direi proprio di no… Dal momento che l’Unar chiede che questo circolo venga accreditato presso il Miur, dovrebbe allora spiegare quale parte dell’ideologia di Mario Mieli vuole che sia insegnata nelle scuole: l’attacco alla famiglia e alla religione? L’ipersessualizzazione e la pansessualizzasione dei bambini? Io trovo tutto assolutamente negativo. Ma ci tengo anche ad aggiungere un’altra cosa…
Prego…
Il “caso Mieli” è stata solo la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Senza nessuna norma di legge che lo preveda, infatti, l’Unar promuove abitualmente come enti di formazione associazioni Lgbt. Insegnare ai bambini dovrebbe essere prerogativa di persone qualificate per farlo. E appartenere ad associazioni Lgbt non dà alcuna garanzia in tal senso, ma solo una collocazione ideologica che, come questo caso dimostra, può avere aspetti persino inquietanti.