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Quando Gesù dice sì, nessuno può dire no

La festa del Perdono di Assisi rappresenta un ponte ideale tra il Francesco di ieri, il santo patrono d’Italia, e il Francesco di oggi, il Papa

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Eccolo che arriva! È il 2 agosto: festa del “Perdono d’Assisi”.

Il primo agosto è il mio compleanno e questa festa l’ho sempre vissuta come un bel regalo senza prezzo. Una specie di full immersion nella gioia di sentirsi perdonati.

A Santa Maria degli Angeli, in questo giorno, tutto è canto, musica e in ogni siepe ci sono perdoni e abbracci.

Migliaia di ragazzi sudati e stanchi arrivano nell’enorme piazza, con il sorriso di chi cerca la vera felicità. Lo gridano proprio e a chi chiede loro dal microfono della piazza: “Cosa volete?”, loro rispondono insieme come allo stadio di Dio: “Gesù e il suo perdono!”.

Io ogni volta piango per l’emozione (e ogni anno è peggio… aiutatemi!); giro tra quell’umanità colorata facendo foto ed immaginando il subbuglio entusiasta di tutti quei cuori.

Oggi sono davanti al pc per scrivere qualcosa di bello su questa festa, quando mi torna in mente che un po’ di giorni fa una mia ex alunna mi ha scritto questo messaggio: “Prof, il mio contatto con Dio è la musica e canzoni come questa! E quando l’ascolto e prego Dio, penso a te e desidero fartela sentire, perché hai contribuito a farmici arrivare!”.

Clicco sul link e… mi commuovo (ve l’ho detto che ho bisogno di aiuto).

E pensare che non mi commuovo mai. Mai una lacrima ad un matrimonio o a qualche altro evento significativo. Normalmente, non piango.

Ma quando c’è di mezzo qualcuno che grida di gioia verso Gesù, io mi commuovo.

È più forte di me.

Mi fermo e ascolto Beyoncé che canta divinamente Say yes:

“Quando Gesù dice sì, nessuno può dir no…

Non mi preoccupo di niente

Perché so che Tu mi guidi

Dove mi conduci, Signore, io andrò

Non ho paura, perché so chi ha il controllo

Non c’è limite a ciò che Tu puoi fare

Perché tutto appartiene a Te…”.

Lo sapeva anche San Francesco che quando Gesù dice di , nessuno può più dire di no.

Per questo una notte gli ha estorto un “” importante per noi.

Ogni volta che entro nella Porziuncola, cerco di immaginare cosa mai sarà accaduto lì, in quella notte dell’estate del 1216.

Le fonti francescane raccontano di una nottata piena di preghiera.

Francesco pensava ai peccatori, ai poveracci di questo mondo che non sanno cosa si perdono stando lontani da Dio.

Aveva nel cuore gli illusi, quelli che si riempiono la vita di ciò che amore non è e si ubriacano di “ego” per non sentire la mancanza di Dio.

Pregava per coloro che sono affossati dalla loro fragilità; quelli che vorrebbero amare ma poi vengono schiacciati dalla loro debolezza.

Ogni volta che varco la soglia della Porziuncola, ho l’impressione di entrare in uno scrigno d’oro la cui preziosità è spiegata dalle due scritte poste una in basso e l’altra in alto.

Hic locus sanctus est”, questo luogo è santo; qui Dio vi è sceso e vi si è intrattenuto in colloquio con Francesco.

Haec est porta vitae aeternae” per qui si accede alla vita eterna; parole da prendere molto sul serio.

Francesco era immerso nella preghiera e nella contemplazione quando, improvvisamente, dilagò nella chiesina una vivissima luce e vide sopra l’altare il Cristo e alla sua destra la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli.

Alla Porziuncola si deve entrare con la consapevolezza di accedere al trono del Gran Re. Lì Francesco, ammesso al cospetto del Sovrano che anni prima lo aveva proclamato Suo cavaliere, chiese la salvezza per tutti noi: Santissimo Padre, benché io sia misero peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, gli conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”.

Parlava di noi!

Ed è bellissimo sapere che, nel chiedere questa gran cosa, Francesco era stato incoraggiato dal sorriso accondiscendente della Madonna e dal suo scambio di sguardi con il Figlio. Quasi a dire: “Dai figlio mio! Ascoltalo ed esaudisci il suo desiderio!”

Con cotanta raccomandazione, Gesù rispose: “Quello che tu chiedi, o Frate Francesco, è grande ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio Vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza”.

Francesco non se lo fece ripetere due volte e subito si presentò al Pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia.

La domanda del Papa fu: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”.

Francesco, con l’entusiasmo deciso di chi ha le idee chiare, rispose: “Padre Santo, non domando anni ma anime”.

E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo richiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare l’opera sua; io non ho bisogno di alcun documento, questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli Angeli i testimoni”.

Quando Gesù dice sì, nessuno può dir no.

Nel 2015 un Papa chiamato Francesco, dirà: Fratelli, la gioia di Dio è perdonare!”.

Dio è gioiosoe la misericordia è la vera forza che può salvare l’uomo e il mondo dal cancro che è il peccato, il male morale, il male spirituale”.

Noi presumiamo di essere giusti e giudichiamo gli altri”. “Giudichiamo anche Dio, perché pensiamo che dovrebbe castigare i peccatori, condannarli a morte invece di perdonare. Allora sì che rischiamo di rimanere fuori dalla casa del Padre

Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti. Perché è l’amore che salva”.

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Maria Cristina Corvo

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