House of the Swiss hermit and ascetic Saint Nicholas of Flüe (or "Brother Klaus") in Flüeli-Ranft

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I vescovi svizzeri chiedono “il rispetto della vita umana dal concepimento alla morte naturale”

Il messaggio dei presuli in occasione della Festa Nazionale elvetica sottolinea le radici cristiane del paese

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In occasione della Festa Nazionale svizzera del Primo d’agosto, i Vescovi svizzeri hanno ritenuto opportuno indirizzare ai fedeli un messaggio, che sottolinei in particolare le radici cristiane della Svizzera. L’occasione è offerta anche dalla celebrazione dei 1500 anni dell’Abbazia di Saint Maurice, che con la sua esistenza ininterrotta, incarna una grande storia di fedeltà.

In primo luogo i presuli ricordano le radici cristiane del loro paese che pongono oltretutto le basi moderne della Svizzera indipendente, poste “all’epoca delle cattedrali e delle prime università”.

Nel messaggio viene poi ricordata la figura di San Nicolao della Flüe (1417-1487), che predicò agli svizzeri di superare le rivalità localistiche e di “vincere le animosità attraverso il dialogo e la pace”.

“La pace è sempre in Dioscrisse San Nicolaopoiché Dio è la pace e la pace non può essere distrutta, ma la discordia è distrutta”.

Nella storia svizzera, proseguono i vescovi elvetici, “la religione è un fattore  importante, (…) sia nella ricerca del bene, sia, a volte, nel male purtroppo suscitato”, durante le “tristi guerre di religione” che, tuttavia, non disconoscono il “ruolo essenziale delle Chiese”.

“La chiara volontà ecumenica, che per noi cattolici, con il Concilio Vaticano II, e oggi con i forti incoraggiamenti in questa direzione di Papa Francesco, ha aperto nuove strade”, sottolineano i presuli.

In Svizzera, la Chiesa ha forgiato in modo particolare “uno spirito costruttivo di collaborazione, di accettazione delle differenze e di ricerca della complementarità”, oltre che al “rispetto delle minoranze” e a “un innegabile spirito di solidarietà”, in particolare nello spirito associativo delle comunità locali.

Evitando le trappole sia dei “nazionalismi” che del “comunismo”, la Svizzera “ha saputo far crescere l’albero del benessere”. Le radici cristiane del paese “hanno permesso alla costruzione sociale di portare buoni frutti”.

I vescovi citano quindi esempi di “ricerca della pace” in Henri Dunant (1828-1910) e nella Croce Rossa. Al giorno d’oggi, aggiungono, la neutralità della Svizzera “deve essere accompagnata da uno spirito di solidarietà internazionale, che la preservi dalla trappola del profitto ad ogni costo”.

“Se il passato è garanzia del futuro – prosegue il messaggio – la Svizzera può ancora attendersi dei bei giorni per l’avvenire! Malgrado i cambiamenti continui dei secoli scorsi, oggi, giorno dopo giorno, sussistono valori fondamentali da coltivare e da salvaguardare”.

Il paese, quindi, deve “restare vigile, perché questi valori non vengano messi in secondo piano da altri fattori che più facilmente sanno tentarci quali il benessere, la crescita, il profitto”.

L’egoismo, affermano i vescovi svizzeri, va combattuto attraverso una “fondamentale solidarietà” che “non può esistere senza la giustizia”. Condannano poi “lo sfruttamento dei poveri per l’estrazione delle materie prime nei Paesi in via di sviluppo” che, assieme a una “parte importante del commercio alimentare”, ha origine “in uffici che hanno la loro sede in Svizzera”.

Il paese elvetico, tuttavia, rimane “esemplare nell’accoglienza dello straniero”, al punto che “un abitante su quattro è straniero”. A tal proposito, i vescovi ricordano che “molti sono i migranti che contribuiscono alle nostre capacità industriali ed economiche”.

Un’importante esortazione da parte dell’episcopato riguarda il “rispetto per la natura” che comprende “il rispetto per la vita umana, dal suo concepimento alla sua morte naturale” e “significa anche il rispetto di ogni persona”.

“Non dobbiamo vergognarci di appartenere alla Chiesa cattolico-romana, pur riconoscendo i nostri torti, errori e peccati”, aggiungono ancora i presuli, ricordando che la Conferenza Episcopale Svizzera ha sempre sottolineato “regolarmente ai fedeli gli insegnamenti dei Pontefici e i principi della Dottrina sociale della Chiesa”.

Nel messaggio viene poi evidenziato il “lavoro concreto di Caritas, Missio, Sacrificio Quaresimale e di molti altri movimenti di solidarietà”, mentre “la missione evangelizzatrice di ogni cristiano continua” e i vescovi svizzeri esortano i loro fedeli a seguirla.

Un ulteriore incoraggiamento riguarda “la partecipazione dei cattolici alla vita familiare e sociale” che “contribuisce al bene di tutta la società svizzera”.

“La vita della Chiesa – sottolineano i presuli – è essenzialmente comunitaria: non si può esser cristiani da soli. La nostra fede rende ciascuno di noi fratello e sorella per gli altri”.

“La stessa partecipazione alle celebrazioni religiose domenicali o ad altre, così come agli incontri parrocchiali o regionali, costituisce un incoraggiamento per coloro che ancora esitano ad avanzare sul cammino di fede. La nuova generazione di cristiani ha bisogno da chi ha più esperienza di una testimonianza di bellezza e di gioia nel vivere e nel credere”, affermano poi in conclusione i vescovi svizzeri. [L.M.]

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ZENIT Staff

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