La proposta di legge per l’approvazione del suicidio assistito e l’eutanasia in Canada ha incontrato la ferma opposizione dei vescovi della provincia del Saskatchewan, preoccupati in modo particolare per l’impatto che la normativa potrebbe avere sui più deboli, in particolare sugli anziani.
I presuli rifiutano in primo luogo gli eufemismi menzionati nella bozza di legge: termini come “assistenza medica a morire”, “morte assistita” o “morire con dignità”, celano l’attuazione concreta dell’eutanasia che “altro non è che togliere deliberatamente la vita a una persona” e del suicidio assistito, il quale “fornisce intenzionalmente a una persona le conoscenze e gli strumenti per suicidarsi”.
Al tempo stesso i vescovi del Saskatchewan ricordano ed incoraggiano la possibilità delle cure palliative, volte a ridurre la sofferenza e non ad “uccidere il paziente”, come nel caso dell’eutanasia.
Altro principio rivendicato dai presuli è la “obiezione di coscienza” per gli operatori sanitari che non accettano l’eutanasia o il suicidio assistito, con l’esortazione ai fedeli a “reagire con coraggio alle sfide poste dalla sentenza della Corte Suprema alzando la propria voce in difesa della vita e della dignità delle persone, specialmente le più vulnerabili”.