Italia: mozione contro il fenomeno delle “spose bambine”

Approvata all’unanimità alla Camera, impegna il Governo a sostenere una campagna per prevenire ed eliminare i matrimoni precoci e forzati

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Contro il fenomeno dei matrimoni precoci e/o forzati si schiera il Parlamento italiano. È stata infatti approvata all’unanimità alla Camera la mozione della relatrice Pia Locatelli, coordinatrice del Gruppo di lavoro parlamentare “Salute globale e diritti delle donne”, del quale cura il segretariato Aidos, associazione che lavora nei Paesi in via di sviluppo per opporsi al proliferare di spose bambine.

Secondo Aidos, le cause del fenomeno sono una combinazione di diversi fattori: norme sociali radicate, povertà, discriminazione verso le donne e mancanza di rispetto dei diritti delle minori. 

La mozione impegna il Governo italiano a dare attuazione alla risoluzione Onu contro i matrimoni di minori, precoci, forzati; a sostenere a livello globale una rinnovata campagna per prevenire ed eliminare questa pratica che viola i diritti umani delle bambine, e a sostenere finanziariamente programmi e progetti di cooperazione internazionale per la prevenzione e l’abbandono dei matrimoni di minori, precoci e forzati.

L’intervento dell’Italia riceve il plauso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. “Rivolgo le mie congratulazioni all’Italia – dice Flavia Bustreo, vice direttore generale dell’ Oms – per aver approvato la mozione contro i matrimoni di minori, precoci e forzati e per aver lavorato lungamente al cambiamento della legislazione su questa tematica che, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, considera una delle priorità della sua agenda. Quando parliamo di matrimoni di minori – ha aggiunto – parliamo di numeri spaventosi: 14.2 milioni di bambini ogni anno il che equivale a dire 39.000 ogni giorno. In più, dei 140 milioni di bambini vittime di matrimoni precoci, 50 milioni hanno meno di 15 anni”. Si stima che circa 50 mila giovanissime spose muoiano ogni anno per complicanze legate alla gravidanza o al parto, la maggior parte delle quali in Paesi a basso e medio reddito.

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ZENIT Staff

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