Formare sé stessi: un esercizio di amore

Al seminario Quarenghi la metafora del das e del ferro di cavallo

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Terza e quarta giornata del Quarenghi dedicate al relax e alla scoperta dell’altro e del volontariato pro life.

Il mercoledì è stato dedicato alla visita alla città di Paestum, con visita ai templi. Si è trattato di un’importante occasione di crescita culturale ma anche relazionale: già sul pullman verso la città partenopea, le relazioni iniziano a diventare più profonde. Gli sguardi diventano più complici, si inizia a comunicare sé stessi altro. In serata la comunicazione diventa spirituale con la preghiera ecumenica di Taizè, un importante e toccante momento di raccoglimento e di meditazione.

Il giovedì si apre con un’esperienza laboratoriale. Il responsabile giovani del Movimento per la Vita, Tony Persico, guida i ragazzi alla conoscenza del volontariato attraverso l’utilizzo del das. I ragazzi si trovano a modellare il das, similitudine di se stessi, in virtù dell’altro che ci sta accanto e in particolare in relazione alla donna che affronta una gravidanza difficile. In maniera “virtuale” i ragazzi sperimentano cosa significa smussare gli angoli, plasmare sé stessi in virtù degli altri, da materia informe fino ad arrivare al ferro di cavallo, che accoglie in un abbraccio e a culla che accoglie, protegge ma lascia autonomia.

La mattinata prosegue con la testimonianza dell’Equipe giovani del Movimento Per la Vita, organizzatori dell’evento Quarenghi. Ognuno porta la testimonianza del proprio servizio nelle diverse realtà regionali all’interno dei Centri di Aiuto alla Vita, delle Case di Accoglienza, dei Movimenti Per la Vita. I ragazzi hanno poi spazio per fare delle domande ai giovani dell’equipe e lo fanno con l’entusiasmo che caratterizza la loro età.

Emozione e protagonismo le due parole che caratterizzano queste giornate, nell’attesa della formazione vera e propria che riprende domani con l’intervento di Arturo Bongiovanni e con la testimonianza di un ragazzo rifugiato che racconterà ai ragazzi la sua partenza, il viaggio e l’arrivo in Italia. Perché l’accoglienza diventi uno stile di vita e non una riflessione teorica, distaccata dalla quotidianità.

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ZENIT Staff

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