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Cina: appello dei vescovi contro la rimozione delle croci

Nel 2013 ne sono state rimosse 1.200. Lo scorso 24 luglio la repressione della polizia ha ostacolato una protesta di sacerdoti e laici

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La rimozione delle croci, nella regione cinese dello Zhejiang, prosegue inesorabile. Soltanto nel 2013 ne sono state demolite 1.200 e diverse chiese sono state buttate giù. Di qui l’appello del vescovo Zhu Weifang di Wenzhou e il suo clero nei confronti dei cattolici, affinché protestino contro la campagna di rimozione delle croci iniziata dai funzionari del governo.

Le autorità ecclesiastiche hanno inviato a tutti i cattolici una lettera, datata 27 luglio, in cui si fa presente che la campagna del Governo era stata progettata originariamente per correggere “strutture illegali”, ma ora si sta diffondendo in tutto il Paese e colpisce il libero esercizio della fede dei cristiani.

“Anche la nostra manifestazione pacifica con il sostegno dei laici è stata considerata come un’azione illegale” è scritto nella lettera, come segnala l’agenzia Misna. Il riferimento è alla protesta del 24 luglio, quando alcuni sacerdoti e laici responsabili sono stati convocati da agenti di sicurezza per spiegare la loro azione. Nella stazione di polizia, ad alcuni è stato chiesto di scrivere una lettera di pentimento.

Il timore è che la condizione dei cristiani in Cina possa peggiorare. “I cattolici cinesi e tutte le persone con un senso di giustizia – si legge nella lettera – non possono rimanere in silenzio, ma devono gridare insieme per combattere per la libertà religiosa, la dignità e la giustizia”.

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ZENIT Staff

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