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Il cinese Fan Zeng, i ritratti di grandi uomini, la bellezza

In mostra al Complesso del Vittoriano di Roma sino al 27 settembre

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Al piano rialzato dell’ala Brasini del Complesso del Vittoriano di Roma, dove è in corso la mostra Fan Zeng – La sinfonia delle civiltà (1) vi è, sospeso nel vuoto, uno schermo che proietta le immagini di Fan Zeng mentre dipinge una delle tele esposte, cioè quella del ritratto di Michelangelo.

E’ in questa prospettiva, che consente al visitatore di avere gli occhi puntati alternativamente sul movimento della creazione dell’opera e sul suo risultato finale, una delle chiavi di lettura della mostra, dove la composizione dell’onda calligrafica si sposa con l’istantanea della rappresentazione.

Non solo la figura di Michelangelo, si trovano dipinte anche quelle di Marco Polo, Dante Alighieri con Beatrice, Niccolò Paganini, Matteo Ricci (con lo scienziato Xu Guangqui), Albert Einstein, Twain, Rodin, Balzac, Hugo. Ma, quasi a fare da contraltare, vi è anche rappresentata una scena con tre uomini ed un bambino che così trova descrizione: “In una compagnia di tre persone, posso sempre trovare qualcuno meritevole di essere il mio maestro”.    

Ed infatti, a proposito di maestri, quello di Fan Zeng, Li Keran, diceva che “se la calligrafia di una persona non è buona, allora non può nemmeno dipingere bene”. Perché, nell’opera di Fan Zeng si trovano sempre miscelati più elementi, come sintesi per un risultato più alto.

Fondendo insieme elementi della pittura di paesaggio, elementi di fiori e piante e di figure con elementi di poesia e di arte calligrafica, la pittura si esalta anche per l’utilizzo della tecnica dello splash ink. L’importante apporto che fornisce questa tecnica per la pittura di figura è dato dallo stato mentale soggettivo del pittore, la cui qualità più difficile, mentre dipinge, è quella di avere giudizio e combinare le sensazioni con le figure.

Una massima dell’artista sulla pittura è quella che rivela: ”Prendere la poesia come anima e la letteratura come ossa”, questo perché l’anima si può annullare e le ossa si possono rompere ma, “anima” e “ossa” non possono essere separate. E ancora, sempre per Fan Zeng “la bellezza è la natura. E’ qualcosa che non viene frenato da nulla. E’ la natura che non cambia mai, che non dipende dalle parole per essere definita”.

La mostra di Fan Zeng è anche la dimostrazione di come Italia e Cina siano grandi civiltà e del loro contributo nei confronti dell’umanità (d’Oriente e d’Occidente). Consegna inoltre al visitatore, in questo percorso, oltre alla emozionante grande tela Gli otto immortali (cm. 96 per 203, inchiostro su carta), anche la frase del filosofo Mencio: “La virtù che riempie il corpo è detta bellezza; dalla ricchezza di virtù scaturisce uno splendore detto grandiosità; la virtù che trasforma le persone del mondo è detta sacralità; la sacralità con i suoi enigmi è detta divinità”.  

E nel 2009 Fan Zeng, chiamato “l’ultimo dei classici, il primo dei contemporanei” è stato nominato dall’UNESCO “Consigliere speciale del Multiculturalismo”, a riprova della sua influenza sul mondo.

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NOTE

[1] La mostra (ad ingresso libero, organizzata da Alessandro Nicosia e curata da Louis Godart) è stata realizzata per celebrare il 45° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Repubblica Popolare Cinese. Per la prima volta il settantasettenne artista cinese Fan Zeng (pittore, calligrafo, poeta) espone in Italia. Discendente di una famiglia di letterati, Fan Zeng è esperto di letteratura, storia e filosofia e nella Biblioteca Nazionale Cinese vi è una sua collezione di 125 libri.

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Antonio D'Angiò

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